PHALAENOPSIS
note ed
osservazioni a cura del dottor Gianantonio
Torelli
il genere Phalaenopsis
fu istituito da Carl L. von Blume nel 1825 in Bijdragen tot de
flora van Nederlandsch Indië 7: 294. 1825
typus: Phalaenopsis
amabilis (L.) Blume
von Blume si basò su Epidendrum amabile, così chiamato
da Carl von Linnaeus
in Species
plantarum: exhibentes
plantas rite cognitas, ad genera
relatas, cum differentiis specificis, nominibus trivialibus, synonymis
selectis, locis natalibus, secundum systema sexuale digestas.
Editio
Secunda, pag 1351/2. anno 1763.

questa
la
descrizione del genere Phalaenopsis
fatta da Blume (anno 1825)
fu solo nel 1980 Herman Sweet ne fece
una esaustiva revisione,
pubblicando THE GENUS PHALAENOPSIS,
la prima monografia su questo
genere; è un bellissimo libro che
consulto ancora oggi con interesse.
Ottimi libri sulla coltivazione
delle
Phalaenopsis,
anche se oramai, al tempo di internet, possono sembrare reperti
storici, sono quelli che scrisse Bob
Gordon nei primi anni 90.
Bob Gordon fu il primo che
avvicinò, 30 anni fa, il pubblico a questo genere di orchidee con
libri molto
interessanti e validi, soprattutto considerando l'epoca in cui furono
pubblicati, periodo in cui le
phalaenopsis erano preziose e care, e non si trovavano nei supermercati.
i suoi libri più importanti furono:
Culture
of the phalaenopsis orchid (1985)
Phalaenopsis
culture: a worldwide survey (1988)
Devo poi citare la revisione monografica su questo genere che fu
pubblicata da Eric A.
Christenson nel 2009 col titolo: "Phalaenopsis:
A Monograph"
allo stato attuale si considera che il
genere Phalaenopsis
comprenda 66 specie e 7 ibridi naturali
potete vedere qui l'elenco
delle specie ora (2020) riconosciute
a queste 66 specie poi si devono aggiungere gli oltre 36.000
ibridi registrati presso la RHS, senza contare i tanti altri ibridi non
registrati e che sono venduti nella grande distribuzione in modo
anonimo, in quanto le aziende olandesi produttrici li classificano con
numeri e sigle ad uso interno, quindi di queste non si sa nulla della
loro genetica.
Cosa significa
il nome phalaenopsis?
fu il nome che
diede Carl Ludwig von Blume all'Epidendrum
amabile L. e significa "simile a
falena" dal tardo latino phalaena =
falena, farfalla
notturna
e si
pronuncia falenopsis
sheet from The Linnean
Collections > http://linnean-online.org/11263/
questo è l'exsiccatum di Epidendrum amabile depositato da Linneo e che
poi fu chiamato Phalaenopsis amabilis da von Blume
mentre alcuni decenni fa
acquistare una
phalaenopsis ibrida era costoso, e quindi avere o regalare una
phalaenopsis era cosa preziosa, da qualche anno l'avvento della loro
riproduzione industriale per via meristematica ha abbattuto in modo
incredibile il loro costo di produzione e quindi anche quello di
vendita, per cui ora si trovano facilmente economici ibridi di
phalaenopsis nei supermercati e nei centri della grande distribuzione,
come Ikea, Lidl, Obi, etc
Le
persone si
avvicinano al mondo delle orchidee per merito di queste phalaenopsis
"da supermercato", acquistate o ricevute in regalo.
Molto spesso poi chi è affascinato da
questa pianta prosegue nella sua
coltivazione, si informa, legge e studia; capita poi spesso che passi a
coltivare anche altre orchidee; va ammesso però che purtroppo molte
di queste phalaenopsis, una volta sfiorite, finiscono nel cassonetto.

Phalaenopsis
speciosa
Coltivare le
specie che elenco qui
è effettivamente più difficile che coltivare gli ibridi commerciali; ma
partendo dalla coltivazione degli ibridi ed acquisito un buon feeling
col genere, con il tempo poi molti passano
a coltivare le specie naturali.
phalaenopsis
amboinensis "Simanis"

Phalaenopsis bellina
Nelle note seguenti tratterò in modo semplice come coltivare in casa le
phalaenopsis ibride, in base alle mie esperienze personali. Non è
infatti mia abitudine fare... copia e incolla :-)
Ci sono tante alternative, però, e quindi tanti modi di coltivarle;
internet ed i gruppi FB di coltivazione sono pieni di consigli e
proposte, talora interessanti ma altre volte assurde e pericolose per
le piante stesse. Ho letto persino di gente che consiglia di mettere
cubetti di ghiaccio sul vaso per indurne la fioritura...
Leggete quindi, ma poi valutate sempre con la vostra testa.

bellissimo ibrido a fiori bianchi ed enormi, che mi rifiorisce
regolarmente in casa
Acquistare
la phalaenopsis
prendete piante che alla prima ispezione risultino
sane, dando un'occhiata alle foglie e alle radici; essendo di solito
coltivate in vasi trasparenti, risulta abbastanza agevole farsi un'idea
sulle condizioni delle radici e del substrato
controllate quindi bene le
foglie, che
non abbiano cioè lesioni o macchie, e soprattutto non abbiano zone
mollicce o acquose, che possono nascondere una batteriosi; controllate
la corona centrale che deve essere sana; osservate le radici, sia
quelle superficiali ed aeree, sia quelle nel vaso, controllando cioè le
radici
sia attraverso i lati del vaso sia da sopra.
Non fatevi attrarre solo dal prezzo,
che se molto basso può nascondere
una pianta in cattive condizioni.
Bisogna considerare che quasi tutte le
phalaenopsis vengono prodotte ed
imbustate in Olanda e poi arrivano nei centri della grande
distribuzione e di solito sono trattate da personale non specializzato
in orchidee. Quindi spesso sono o troppo bagnate o troppo poco.
Se possibile, consiglio di
acquistare
phalaenopsis coltivate in Italia: sono di norma più belle e sane di
quelle, più economiche, che arrivano dall'Olanda.
Un ottimo esempio è Menin floricoltura, in
provincia di Padova, che
riproduce in proprio bellissime phalaenopsis.
Anche l'amico Stefano Piazzera
a Nave San Rocco, vicino a Trento, le
coltiva in modo eccellente.
Esistono poi diversi siti italiani di vendita on line, come Celandroni,
Nardotto, Pozzi, Farinellli, e tanti altri
Phalaenopsis blu
in commercio, soprattutto
nei centri commerciali, capita di vedere in vendita alcune phalaenopsis
dal fiore blu.
Si tratta di phalaenopsis colorate di blu, nel
senso che nella serra di produzione olandese hanno subito una flebo di
colorante blu; se controllate verso la base dello stelo troverete il
buco in cui è stata fatto la flebo, spesso tamponato con della pasta
sigillante.
Non entrando nella polemica se sia giusto o meno colorarla in modo
artificiale, ce ne sono ora anche colorate di rosso ed altri colori,
segnalo solo che se sopravvive alle nostre cure a casa, quando
rifiorirà ovviamente farà fiori bianchi, cioè del suo colore naturale.
Oltretutto il prezzo di vendita è piuttosto elevato, circa 20 euro,
quindi molto più di altre phalaenopsis in vendita nello stesso
supermercato.
Arrivati a casa
liberate la pianta ed il vaso da eventuali fiocchi, carta da
imballaggio, etc
se avete altre orchidee, tenete per qualche giorno la nuova orchidea
isolata dalle altre, per verificare che non porti con sè malattie o
parassiti
controllate le condizioni del substrato/radici; se fosse molto
deperito, potrebbe essere indicato un rinvaso, anche se la pianta è in
fiore; altrimenti potete aspettare a rinvasare dopo la fioritura.
Bagnatura
se il substrato sembra molto bagnato, e spesso questo capita nelle
piante prese presso la grande distribuzione, ove le bagnature sono
fatte da personale non specializzato in piante, aspettate qualche
giorno prima di bagnare; se invece è asciutto, è meglio bagnare presto.
ui gruppi facebook qui in Italia
si
consiglia spesso di immergere il vaso in acqua, in modo che il
substrato si impregni bene di acqua.
Negli USA ed in altre zone
d'Europa si consiglia invece di bagnare da sopra il vaso e di far
scolare
bene l'acqua.
I fautori della prima soluzione
sostengono che così si
evita il rischio di marciume della corona.
io però ho sempre bagnato da
sopra e non ho mai avuto problemi di marciume...infatti la temperatura
in cui si coltivano le phalaenopsis è tale che l'acqua evapora
rapidamente.
Se immergete il vaso in acqua, ed avete più di un vaso di orchidee,
cambiate però ogni volta l'acqua in cui immergete il vaso, per evitare
che una eventuale malattia possa passare da una pianta all'altra,
tramite l'acqua di immersione..
di norma si consiglia di bagnare
quando
attraverso il vaso trasparente si vede che le radici da verde diventano
color grigio argento; bisogna però anche valutare che substrato è usato
in quel vaso; ad es substrati a base di torba o fibra di cocco possono
restare bagnati al centro anche se le radici alla periferia sembrano
asciutte, viste attraverso il vaso.
il problema dello sphagnum plug ( sui
gruppi italiani spesso chiamata baby ball)
molte volte, per risparmiare e
velocizzare la produzione industriale,
in Olanda vengo invasate phalaenopsis contenenti al centro delle radici
una gabbietta contenente lo "sphagnum plug",
il blocchetto di sfagno in cui furono coltivate da seedling, da
piccoline cioè.
Questo potrebbe portare a dei problemi,
sopratutto se si bagna per
immersione, in quanto lo sfagno, ormai in decomposizione, si inzuppa
di acqua proprio in un punto molto critico per la salute della
pianta. Volendo, si può
cercare di togliere questo "tappo" di sfagno, usando delle pinzette.
Coltivazione
in acqua
alcuni
propongono di coltivare le
phalaenopsis in acqua; lo ritengo un metodo non naturale: infatti le
phalaenopsis in natura non vivono certo in acqua e non hanno quindi
radici adatte a questo ambiente. E' vero che per un pò è possibile
coltivarle in acqua o con
sistema semiidroponico, in quanto la pianta adatterà le sue radici,
aeree ed abituate all'aria, al
nuovo ambiente, ma non so per quanti anni la pianta riesca a
sopravvivere con
questa coltivazione. I test che ho fatto personalmente con questa
tecnica non sono
mai stati soddisfacenti, per quel che mi riguarda.
La coltivazione nel classico vaso di
plastica trasparente usando bark è la
soluzione più sicura.
Coltivazione
in vaso o su
corteccia
la coltivazione in vaso
trasparente è
quella più usata e la più comoda per la coltivazione in casa. Il vaso
trasparente induce anche di più a radicare dentro il vaso, evitando in
parte che le radici crescano troppo fuori dal vaso in modo disordinato.
Vedi qui
un mio articolo a proposito dell'utilità dei vasi trasparenti.
E' anche possibile coltivare la pianta fissandola ad un substrato
rigido, ad esempio un pezzo di corteccia di sughera, di corteccia di
robinia, etc. Ho pure avuto qualche successo fissandola su di un pezzo
di polistirolo..
mi sia permessa una breve
osservazione:
da anni in Italia si usano alcuni termini secondo me non corretti, ma
oramai entrati nell'uso comune tra gli orchidofili, cioè:
zattera e zatterare,
termini
brutti e
non corretti dal punto di vista etimologico ( non sono infatti previsti
neppure dal dizionario
Treccani on line)
E' successo che diversi anni fa
qualcuno
pensò di italianizzare il termine americano slab e mounting on a bark slab con i
termini: zattera e zatterare (?)
in
americano: slab= a thick plate or slice (as of stone, wood, or bread)
il pezzo di corteccia di
sughera infatti non
è una zattera, ma un semplice pezzo di corteccia, anche se è vero
che
galleggia se messo in acqua ☺
io quindi preferisco usare il
termine corteccia invece di
zattera, e
quindi dico montare o fissare su corteccia
invece di "zatterare" e su questo punto mi batto da tanti anni, senza
però
risultato. 😞
Substrato
a parte eccellenti substrati, oramai ricordi
storici, come le radici dell'osmunda regalis, la
coltivazione attuale viene fatta usando o bark ( pezzetti di
corteccia di conifere) o sfagno o fibra di cocco (coir), spesso
miscelati tra loro. Importante è che il substrato resti areato e con un
buon drenaggio. Idealmente il substrato, ben drenante, dovrebbe
asciugarsi in buona parte entro 4-5 giorni.
Purtroppo avendo cessato l'attività
l'ultimo produttore di bark, la
storica azienda Verdi, attualmente hanno una grossa difficoltà a
reperire buon bark persino i professionisti, figuriamoci i coltivatori
amatoriali a casa.
Di norma quindi a casa si ricorre
ai sacchetti venduti "per orchidee" nei garden o centri commerciali. Si
tratta di substrato a base di torba e pezzetti di bark, che può
risultare inadatto per la coltivazione casalinga delle phalaenopsis. Un
sistema per utilizzarlo è separare il bark dalla torba ed utilizzarlo,
magari dopo averlo sciacquato.
Si trova in commercio un ottimo bark, Orchiata, ( "Proud to be New
Zealand Made", il loro motto); esso deriva dalla corteccia di una
conifera neozelandese, il Pinus
radiata; purtroppo è piuttosto caro. Lo
si può acquistare on line.
Altro substrato che potrebbe essere
usato è la carbonella, substrato
usatissimo in oriente. E' consigliabile rompere i pezzi più grossi per
ridurli alla dimensione del classico bark.
Altro substrato molto usato,
soprattutto
a Taiwan, ove ci sono i
maggiori produttori di phalaenopsis mondiali, è lo sfagno. Si può usare
puro o mescolato a bark o a perlite o a carbonella, per favorire il
drenaggio.
Personalmente uso un mix di
bark/sfagno/perlite, oppure carbonell/sfagno o anche carbonella da
sola, ma ognuno può inventarsi il suo substrato, che
ritengo
che debba però sempre drenare bene e nel contempo mantenere una certa
umidità.
Due note
sullo sfagno
Lo sfagno è una briofita, un muschio
per intenderci, e comprende più di 400 specie diverse, distribuite un
pò in tutto il mondo, in ambienti acquosi, frequente nel nord
europa, da noi si trova nelle zone alpine; di norma vive in paludi con
acqua a conducibilità quasi zero. Questo fa capire come, se si usa lo
sfagno nella coltivazione delle orchidee, sia importante usare acqua
piovana o da osmosi in quanto si degrada molto prima se si usa acqua ad
alto contenuto di sali minerali.
come altri muschi, lo sfagno non produce fiori o semi, ma si diffonde
tramite spore, prodotte dagli sporofiti portati dai gametofiti.
In cima al fusto troviamo il capitulum, che è la parte più evidente
dello sfagno.

qui mostro lo stelo di sphagnum spp.,
i rami con le foglioline e la testa apicale, il capitulum
Una caratteristica dello sfagno,
utile nella coltivazione delle orchidee, è la
sua capacità di trattenere tantissima acqua.
Se fai seccare lo sfagno e poi lo metti in acqua, aumenta di 20 volte
il suo peso!

torbiera con sfagno

sphagnum spp
A livello commerciale, troviamo il
più economico sfagno cileno ed il
più pregiato sfagno neozelandese.
In New Zealand lo sfagno, di solito lo Sphagnum cristatum, è
raccolto
in modo ecosostenibile ed è di ottima qualità in coltivazione.

sfagno secco neozelandese
Che acqua usare?
l'acqua ideale è quella piovana, che potete
raccogliere nei giorni di pioggia.
in sua mancanza, si può usare
acqua
osmotica, ad es quella che si usa per gli acquari e che si può pure
produrre in casa con un piccolo sistema di osmosi inversa, oppure
acquistando al supermercato acqua in bottiglia, controllando però il
valore della
conducibilità elettrica, espressa in microsiemens. Più esso è basso,
più l'acqua si avvicina a quella piovana. Ottimale sarebbe sotto i 100
microsiemens. Se ne trova a basso costo nei supermercati (ad es. acqua
Blues o Sant'Anna, con 25 microsiemens )
Sarebbe sempre buona norma controllare
la conducibilità dell'acqua del
proprio acquedotto, cosa che ora si può leggere facilmente sul sito web
del proprio fornitore di acqua. Ancor meglio sarebbe
misurarla con un conduttivimetro, strumento che costa poche decine di
euro e che poi viene utile quando prepariamo la soluzione di
concimazione.
se questa acqua ha conducibilità sotto
i 200, meglio ancora se sotto i 100
microsiemens, è perfetta da usare.
Esposizione
Per fare la fotosintesi
clorofilliana,
la pianta deve ricevere luce. Evitate però il sole diretto, che, anche
attraverso i vetri della finestra, potrebbe bruciare le foglie. Si
tratta infatti di piante che in natura vivono epifite su rami o
tronchi, protette in parte dalla foglie.
Se le tenete in estate in giardino,
abituandole pian piano, possono ricevere anche un pò di sole diretto,
ma
solo al mattino o verso sera. Le foglie infatti si bruciano con
facilità se esposte al sole diretto.
Se le tenete in giardino, protette
da un
albero, ricordatevi che ad ottobre l'albero perde le sue foglie, il che
potrebbe portare ad ustionare le foglie delle phalaenopsis; quindi
queste vanno preventivamente
riparate dal sole, spostandole più all'ombra.
Inoltre ad ottobre le temperature
cominciano ad abbassarsi, per cui, in
particolare al nord, bisogna consultare le previsioni delle temperature
notturne, ora facilmente reperibili su siti specializzati (tipo le app
di weather.com, wunderground, etc) per correre ai ripari, se del caso.
Come ho spesso scritto, http://www.orchid.it/vasi.trasparenti.html,
le phalaenopsis fanno la fotosintesi in buona parte tramite le foglie,
però sono in grado di fare una discreta fotosintesi pure dalle radici;
ciò è confermato dal fatto che in natura ci sono delle phalaenopsis che
fanno la fotosintesi solo dalle radici!! la sezione aphyllae, di cui mostro qui sotto
alcune specie, ne è un esempio.

Phalaenopsis
lobbii, una
phalaenopsis che fa evidente fotosintesi dalle radici, che sono verdi
Qui la coltivo su di un pezzo di corteccia di robinia

Phalaenopsis lobbii var.
vietnamensis, si
differenzia dalla P.lobbii
per il colore del labello
Phalaenopsis
wilsonii
da me coltivata su corteccia
Come si vede nelle mie foto,
queste Phalaenopsis della sezione Aphyllae
crescono benissimo montate su pezzi di corteccia di sughera e le radici
verdi indicano la loro attività di fotosintesi, attività tipica di
tutte le phalaenopsis e proprio per questo consiglio di usare vasi
trasparenti e di non coprire i vasi trasparenti con coprivasi opachi,
che toglierebbero alle
radici questa possibilità di fotosintesi.
i coprivasi possono esser belli da
vedere, ma ne sconsiglio il loro uso
nella coltivazione delle phalaenopsis in quanto, essendo piante
epifite, per loro natura preferiscono avere le radici esposte alla
luce
Temperatura
Le phalaenopsis commerciali
originano,
come specie progenitrici, per lo più da Phalaenopsis filippine, dove
godono di un clima caldo e molto umido.
Lì la temperatura nell'arco dell'anno è
di media 29° di giorno e 21° di
notte.
Le nostre phalaenopsis però sono ibridi con decine o centinaia di
incroci a monte, ed hanno perso il ricordo di queste temperature e se
effettivamente stanno ottimamente con le temperature filippine sopra
menzionate, in realtà però sopportano sia temperature più calde in
estate che molto più fredde in inverno.
Ho esposto ibridi di phalaenopsis a temperature sopra i 35° in estate,
all'ombra di alberi, ed intorno a 8/10° in autunno senza alcun danno,
anzi con un'eccellente induzione di steli.
Ricordarsi
però che ovviamente il gelo è
deleterio, in
quanto le foglie sono carnose ed acquose, per cui il gelo danneggia in
modo irrecuperabile il mesofillo fogliare. Vanno quindi
riportate in casa, o comunque al riparo, quando è prevista una
temperatura notturna di 8/10°, per
evitare sorprese negative.
Concimazione
se usate acqua piovana/osmotica
questa
non ha nessun minerale o nutriente, per cui è una buona idea quella di
aggiungervi un pò di concime, soprattutto nelle fasi di maggior
sviluppo vegetativo, quindi primavera/estate. Potete usare una normale
concime NPK 20-20-20 generico.
Non trovo necessario usare costosi
concimi venduti "per orchidee". Se
interessati potete leggere un mio articolo
al riguardo
Se usate acqua del rubinetto
sarebbe
cosa utile informarsi, presso l'ente fornitore, sulla sua conducibilità
e composizione in sali minerali.
infatti dovete tener conto che quando
miscelate nell'acqua i sali del
concime, questi vanno ad aggiungersi a quelli già eventualmente
presenti nell'acqua del rubinetto.
ricordate che è importante mantenere un
rapporto bilanciato tra
quantità di luce e concimazione, nel senso che più c'è luce più si può
concimare, evitando il concime nei mesi di poca luce.
Per una
coltivazione ottimale occorre mantenere sempre un bilanciamento tra
luce, temperatura, acqua e concimazione.
E' quello che Bob Gordon chiamava: il
YIN e YANG della coltivazione
delle phalaenopsis
più aumenta la luce, più si deve
aumentare temperatura, acqua, umidità, concime e ventilazione
più la luce diminuisce, più
si devono
diminuire i fattori visti sopra
Induzione
floreale
in natura la temperatura notturna
è
sempre inferiore a quella diurna, e questo andrebbe replicato in
coltivazione
Gli ibridi di phalaenopsis
se tenuti fuori in giardino fino ai primi freddi (cioè fino ad 8/10°
di notte) fioriscono senza difficoltà.
Naturalmente bisogna tenere d'occhio,
in questo caso, le previsioni della
temperatura, per portarle rapidamente al riparo qualora fosse previsto
un brusco
calo delle temperature autunnali.
Se tenute in casa fioriscono senza
problemi, se si fornisce questa
escursione termica giorno/notte; qualche problema lo potremmo trovare
se, lavorando via da casa di giorno, si fa
andare il riscaldamento solo di notte, con temperature più calde di
notte che di giorno, perchè questo contrasta con il ritmo
dell'escursione naturale.
evitiamo però di usare il termine
"shock termico" così usato sui gruppi
facebook, in quanto non si tratta di dare uno "shock", ma solo di una
graduale esposizione della pianta al cambio della temperatura
stagionale.
Se vengono tenute fuori, in
giardino o
terrazzo, ricevono in modo spontaneo una corretta escursione termica
naturale giorno/notte, da settembre in avanti.
Questo
induce quasi sicuramente la produzione dello stelo ma
bisogna stare attenti ad evitare un eccessivo abbassamento della
temperatura esterna notturna. Personalmente evito di esporre le
phalaenopsis a temperature sotto gli 8°.
La mancanza di induzione floreale a mio giudizio dipende o da poca luce
ricevuta nel periodo della fase vegetativa, primavera/estate, con
quindi scarso sviluppo vegetativo, o, più facilmente, da una non
corretta escursione termica giorno/notte a fine estate/autunno.
questa è
la phalaenopsis che produce quel grande fiore bianco che ho mostrato
sopra e che avevo tenuto in una stanza sempre riscaldata per via di
alcuni terrari, e che vegetava senza fiorire.
L'ho portata in una veranda
con molta luce e con una buona differenza della temperatura tra giorno/notte: in
poche settimane ha indotto lo stelo floreale.
Malattie
Di norma con una oculata e attenta coltivazione le malattie sono poche
e rare.
La più comune è la batteriosi da Pseudomonas e da Erwinia, che colpisce
di solito piante deboli e molli, che hanno ricevuto quindi poca luce o
troppo azoto in fase vegetativa; anche la poca ventilazione può favorire la batteriosi. .
In giardino io bagno con la canna
dell'acqua in estate, ma, essendo all'aperto, le piante si asciugano in
fretta, per cui non ho mai avuto problemi di batteriosi. Se siete
soliti bagnare mettendo i vasi in ammollo, cercate però di cambiare l'acqua ogni volta che immergete un nuovo vaso.
Se avete paura del ristagno nella corona
dopo la bagnatura, potete
asciugare la corona con un pezzetto di scottex o usando un cotton fioc.
Parassiti
Le phalaenopsis possono essere colpite in particolare da:
cocciniglia cotonosa
cocciniglia a scudetto
acari
falsi acari (Brevipalpus e Tenuipalpus)
tripidi
se trovate questi parassiti, dovete provvedere alla loro eliminazione
con i metodi, biologici o chimici, che preferite
altri problemi che si possono riscontrare, soprattutto se tenete le
phalaenopsis in giardino in estate:
chiocciole; molta attenzione va posta alle chiocciole di piccole
dimensioni, come la Cernuella cisalpina, difficili da vedere
limacce, o lumaconi senza conchiglia, molto voraci
bruchi che si nutrono delle foglie
negli ultimi anni ho osservato anche danni, per fortuna non molto
gravi, da cimice cinese e da metcalfa quando le ho coltivate in
giardino.
elenco
delle specie accettate a luglio 2021
Phalaenopsis
amabilis (L.) Blume
Phalaenopsis
amabilis subsp.
moluccana (Schltr.) Christenson
Phalaenopsis
amabilis subsp. rosenstromii
(F.M.Bailey)
Christenson
Phalaenopsis
amboinensis
J.J.Sm.
Phalaenopsis × amphitrite O'Brien
Phalaenopsis
aphrodite Rchb.f.
Phalaenopsis
aphrodite subsp. formosana
Christenson
Phalaenopsis
appendiculata
Carr
Phalaenopsis
bastianii O.Gruss
& Roellke
Phalaenopsis
bellina (Rchb.f.)
Christenson
Phalaenopsis
buyssoniana
Rchb.f.
Phalaenopsis
celebensis
H.R.Sweet
Phalaenopsis
chibae T.Yukawa
Phalaenopsis
cochlearis Holttum
Phalaenopsis
corningiana Rchb.f.
Phalaenopsis
cornu-cervi
(Breda) Blume & Rchb.f.
Phalaenopsis
deliciosa Rchb.f.
Phalaenopsis
deliciosa subsp. hookeriana
(O.Gruss &
Roellke) Christenson
Phalaenopsis
doweryensis
Garay & Christenson
Phalaenopsis
equestris (Schauer)
Rchb.f.
Phalaenopsis
fasciata Rchb.f.
Phalaenopsis
fimbriata J.J.Sm.
Phalaenopsis
finleyi Christenson
Phalaenopsis
floresensis
Fowlie
Phalaenopsis
fuscata Rchb.f.
Phalaenopsis ×
gersenii
(Teijsm. & Binn.) Rolfe
Phalaenopsis
gibbosa H.R.Sweet
Phalaenopsis
gigantea J.J.Sm.
Phalaenopsis
hieroglyphica
(Rchb.f.) H.R.Sweet
Phalaenopsis
honghenensis
F.Y.Liu
Phalaenopsis
inscriptiosinensis Fowlie
Phalaenopsis ×
intermedia
Lindl.
Phalaenopsis
javanica J.J.Sm.
Phalaenopsis
kunstleri Hook.f.
Phalaenopsis ×
leucorrhoda
Rchb.f.
Phalaenopsis
lindenii Loher
Phalaenopsis
lobbii (Rchb.f.)
H.R.Sweet
Phalaenopsis lowii Rchb.f.
Phalaenopsis
lueddemanniana
Rchb.f.
Phalaenopsis
luteola Burb. ex
Garay, Christenson &
O.Gruss
Phalaenopsis
maculata Rchb.f.
Phalaenopsis
malipoensis
Z.J.Liu & S.C.Chen
Phalaenopsis
mannii Rchb.f.
Phalaenopsis
mariae Burb.ex
R.Warner & H.Williams
Phalaenopsis
micholitzii
Rolfe
Phalaenopsis
mirabilis (Seidenf.)
Schuit.
Phalaenopsis
modesta J.J.Sm.
Phalaenopsis
mysorensis
C.J.Saldanha
Phalaenopsis
natmataungensis
(T.Yukawa, Nob.Tanaka &
J.Murata) Dalström & Ormerod
Phalaenopsis
pallens (Lindl.)
Rchb.f.
Phalaenopsis
parishii Rchb.f.
Phalaenopsis
philippinensis
Golamco ex Fowlie & C.Z.Tang
Phalaenopsis
pulcherrima
(Lindl.) J.J.Sm.
Phalaenopsis
pulchra (Rchb.f.)
H.R.Sweet
Phalaenopsis
regnieriana Rchb.f.
Phalaenopsis
reichenbachiana
Rchb.f. & Sander
Phalaenopsis
robinsonii
J.J.Sm.
Phalaenopsis ×
rolfeana
H.R.Sweet
Phalaenopsis
sanderiana
Rchb.f.
Phalaenopsis
schilleriana
Rchb.f.
Phalaenopsis ×
singuliflora
J.J.Sm.
Phalaenopsis
speciosa Rchb.f.
Phalaenopsis
stobartiana
Rchb.f.
Phalaenopsis
stuartiana
Rchb.f.
Phalaenopsis
sumatrana Korth.
& Rchb.f.
Phalaenopsis
taenialis (Lindl.)
Christenson & Pradhan
Phalaenopsis
tetraspis Rchb.f.
Phalaenopsis
thailandica
O.Gruss & Roeth
Phalaenopsis ×
valentinii
Rchb.f.
Phalaenopsis ×
veitchiana
Rchb.f.
Phalaenopsis
venosa Shim &
Fowlie
Phalaenopsis
violacea H.Witte
Phalaenopsis viridis J.J.Sm.
Phalaenopsis
wilsonii Rolfe
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