Introduzione
Tra le orchidee
che attualmente con più facilità si
possono acquistare dai fioristi o nei garden center dobbiamo annoverare
le Miltoniopsis, che spesso i fioristi chiamano
"orchidee pansè",
poiché vagamente i loro fiori ricordano quelli delle viole del
pensiero.
Si tratta di orchidee davvero spettacolari quando sono in
fiore e che fortunatamente stanno sempre più incontrando l'interesse
degli orchidofili
italiani.
In commercio troviamo quasi solo ibridi di Miltoniopsis,
in quanto le sei specie presenti in natura sono offerte raramente
sul mercato, tranne che in qualche fiera specializzata. Altro fattore
che ne sta aumentando la diffusione, a parte la bellezza del fiore, è
il fatto che questi ibridi hanno perso nei vari incroci molte delle
difficoltà colturali delle specie originarie.
Di solito queste piante sono vendute in negozio o nei centri GDO come
fiore
d’appartamento, un po’ come le rose di Natale, finendo spesso in
mani inesperte ed il loro destino è quasi sempre tristemente
segnato.
Poco male, si dirà: tanto gli olandesi ne producono a milioni….
Invece
con poche attenzioni questa pianta vivrà a lungo, donando anno dopo
anno i suoi
magnifici fiori, che sono tra i più belli che si possono coltivare in
casa. Lo dimostra il grandissimo favore che incontrano laddove
l’orchidofilia è molto più radicata che da noi, come in Inghilterra o
negli USA. Basta sfogliare un numero qualsiasi, recente o passato,
della
rivista inglese The Orchid Review per imbattersi in
qualche foto di Miltoniopsis. L’eccezionale Eric
Young Orchid Foundation ha prodotto un incredibile numero di
affascinanti ibridi in questo genere; nel passato Alan Moon e
collaboratori hanno sfruttato come genitori soprattutto esemplari
tetraploidi, cioè con numero doppio di cromosomi rispetto al normale,
spesso ricorrendo all’uso della colchicina (estratta dal colchico
autunnale) per raddoppiarne il patrimonio genetico. In questo modo
hanno ottenuto ibridi dotati di una grandezza, bellezza e saturazione
di colori nettamente superiore al normale. Non c’é mostra od
esposizione in Inghilterra che non veda premiato qualche ibrido di Miltoniopsis,
spesso frutto proprio dell’opera d’ibridazione della Eric Young Orchid
Foundation.
Se scorriamo la Sanders list degli ibridi ( ora meglio noto come:
International
Register of Orchid Hybrids, pubblicato come supplemento
alla rivista The Orchid Review), o, più comodamente, l’equivalente
CD-ROM, oppure il sito web della RHS restiamo sorpresi dall’enorme
numero di ibridi prodotti in questo genere, a conferma del grande
favore che questo genere incontra nel mondo.
foto di
Miltoniopsis della Eric Young Orchid Foundation by Adrian Warren
A
casa di una nostra amica orchidofila di Borgo Valsugana (Bianca Pezzatti
, sul cui "pollice verde" ci si può scommettere...) con regolarità
rifiorisce uno splendido esemplare di Miltoniopsis,
la Miltoniopsis
Herralexandre ( =Miltoniopsis
Alexandre Dumas x Herrenhausen)
Miltoniopsis
Herralexandre di Bianca Pezzatti
Miltoniopsis Red Woodham
Ricordo qui che
i primi ibridi primari nel
genere Miltoniopsis sono stati Miltoniopsis
Bleuana ( Miltoniopsis
roezlii x vexillaria)
nel 1889, Miltoniopsis Reine
Elisabeth (Miltoniopsis roezliix Miltoniopsis
vexillaria, chequindi curiosamente ha
gli stessi genitori della Miltoniopsis
Bleuana vista prima)
nel 1921 e MiltoniopsisVenus
(Miltoniopsis
phalaenopsis x Miltoniopsis vexillaria)
nel 1917. Solamente molti anni dopo, nel 1991, è stata
registrata la Miltoniopsis Carl Withner (Miltoniopsis
roezlii x Miltoniopsis phalaenopsis) il
terzo ibrido primario.
Questi sono gli ibridi primari:
Miltoniopsis
x bleui (roezlii x
vexillaria) 1889, nota anche col nome di Miltoniopsis Bleui o
Bleuana, da ritenersi meri
sinonimi
Miltoniopsis Venus
(phalaenopsis x vexillaria) 1917
Miltoniopsis Halls
Lake (warscewiczii x vexillaria) 1963
Miltoniopsis Carl
Withner ( roezlii x phalaenopsis) 1991
Miltoniopsis Northern
Cross ( warscewiczii x phalaenopsis) 1994
Miltoniopsis Lauren
Klehm ( vexillaria x santanaei) nel 1996
Miltoniopsis Angel
Falls ( santanaei x phalaenopsis) nel 1997
Miltoniopsis Sweet
Santa Rosa ( roezlii x santanaei) 1999
Miltoniopsis Maui
Titan ( bismarckii x santanei) nel 2000
Miltoniopsis Mary
Catherine Messina ( santanaei x warscewiczii) nel 2002
Miltoniopsis
Menina Taylor (
bismarckii x phalaenopsis) nel 2003
Miltoniopsis
Joyce Hill (bismarckii x vexillaria)
nel 2008
Ed
ora un po’ di storia
Il
genere Miltoniopsis fu stabilito nel 1889 da
Alexandre Godefroy-Lebeuf nella rivista L'Orchidophile 9: 63. 1889 e si basava su
Odontoglossum vexillarium,
descritto da Reichenbach nel 1867 in Gardeners' Chronicle, pag.901. Reichenbach
non aveva indicato la località del typus, come scrive lui
stesso, per tutelare colui che ebbe per primo la pianta in Inghilterra.
Tanto mistero stà ad indicare che questa pianta era ritenuta talmente
bella e rara da proteggerne persino la sua origine.
E'
interessante leggere nelle note sopra riportate come questo fiore era così bello che lo
sconosciuto proprietario aveva voluto tutelarlo in ogni modo, persino da
sguardi estranei.
Scrive infatti Reichenbach:
Un nostro amico, vicino a Londra, ricevette il fiore per sei giorni,
per poterlo far avere a noi, dopo però aver fatto questa promessa:
1,non mostrarlo a nessun altro.
2,non parlare di esso;
3, non farne un
disegno;
4,non permettere che fosse fatta una fotografia;
5,di non
guardarlo più di tre volte.
Noi fummo talmente indiscreti da farne una
descrizione e speriamo che cotanta bellezza possa un giorno apparire a
Sud Kensington. H.G.Rchb. f.
furbo ed indiscreto fu Reichenbach, vero?
Tornando al
nome, il genere Miltoniopsis fu
proposto
da Alexandre Godefroy-Lebeuf nel 1889 sulla rivista
"L’Orchidophile; journal des amateurs d’orchidées. Argenteuil." 9: 63.
in cui, a ragion veduta, dice che i suoi fiori sono distinti sia da
quelli degli Odontoglossum che da quelli delle Miltonia, come si può leggere qui sotto:
Questo nome però non fu subito
accettato. Anzi
per tanti, tantissimi anni questa specie restò relegata
nel più vasto genere Miltonia ove Nicholson nel 1888 aveva trasferito Odontoglossum vexillarium, roezlii, phalaenopsis e warscerviczi.
Solo nel 1976 Garay e Dunsterville resuscitarono il nome Miltoniopsis
secondo il concetto di Godefroy-Lebeuf.
Questo concetto è ora universalmente accettato, per cui il genere Miltoniopsis è
tornato al rango di genere autonomo e la
Miltoniopsis vexillaria è quindi considerata il typus del genere Miltoniopsis.
cenni di morfologia botanica, Miltoniopsis
vs Miltonia
Ancora
adesso però a livello commerciale le Miltoniopsis vengono
spesso erroneamente chiamate Miltonia, generando
molta confusione nel coltivatore, in quanto trattasi di due
generi ben distinti e con necessità colturali molto diverse: le prime,
cioè le Miltoniopsis,
vivono in altura, in zone andine, mentre le seconde, la Miltonia,
vivono in Brasile!
Chi ha avuto
occasione di vedere le vere Miltonia - quelle
brasiliane, intendo - può certamente confermare che tra queste e le Miltoniopsis
le differenze sono enormi: i due generi comunque possono essere facilmente
differenziati tra loro già a prima vista.
Dunsterville and Garay, descrissero in modo accurato questo genere:
“Miltoniopsis are characterized by aggregate, one-leafed pseudobulbs,
exauriculate column which is united with the lip through a central
keel-like ridge without any excavation.”
Le Miltoniopsis hanno quindi pseudobulbi aggregati, semischiacciati e sono
monofogliate, cioè lo pseudobulbo all'apice porta una sola foglia.
in ultima analisi quindi la cosa che risulta subito evidente è che l’apice dello pseudobulbo
presenta una sola foglia
nelle Miltoniopsis mentre ha due
foglie nelle Miltonia.
la
freccia indica l'unica foglia all'apice dello pseudobulbo di Miltoniopsis bismarkii ( non
guardate le due brattee fogliacee esterne)
Le
Miltoniopsis quindi sono caratterizzate da pseudobulbi aggregati e dotati di
una sola foglia apicale, e la colonna è
unita al labello tramite una simil-carena.
colonna di una Miltoniopsis,
più corta di quella di una Miltonia
colonna
di una Miltonia
Anche
gli pseudobulbi sono diversi; piatti e molto appressati tra loro nelle Miltoniopsis,
mentre sono separati tra loro da un tratto di rizoma nelle Miltonia.
Quindi è corretto parlare di Miltoniopsis per le
specie andine (con una sola eccezione che cresce in Costarica) e di Miltonia
per le specie brasiliane.
I
problemi che si possono incontrare nella coltivazione delle Miltoniopsis
derivano proprio dalla loro origine andina, poiché Ande significa
altura e... fresco! Ma se questo può valere per le specie, altrettanto
non può dirsi per gli ibridi, che dal 1921 in poi hanno perso per
strada un pò di queste caratteristiche, adattandosi più facilmente
all'ambiente in cui viviamo.
Ricordo che a Bali nel giardino dell'amico Milo aveva una splendida
collezione di miltoniopsis in fiore, nonostante che lì il clima non sia
proprio andino..
Oggi coltivare le Miltoniopsis
è facile come coltivare qualsiasi altra pianta d’appartamento, a patto
di osservare le poche precauzioni che vedremo più avanti.
la nomenclatura
botanica ha stabilito che l'abbreviazione di Miltoniopsis è: Mps.
Dal punto di
vista filogenetico, recenti studi sul
DNA dimostrano che Miltoniopsis
phalaenopsis è separata dalle altre
Mps, mentre Mps.warscewiczii
e Mps. bismarckii sono vicine tra
loro e da esse si separa la Mps.
vexillaria. ( da Williams, Chase e Whitten)
Impollinazione:
si tratta di fiori con labello largo e piatto, e secondo Dodson (1965)
sono impollinate da api ptiloglossine che volano di notte (Ptiloglossa
ducalis Smith)
Iniziamo
per prima cosa a parlare delle specie
Come detto prima, le Miltoniopsis
crescono per lo più sulle Ande, ad elevate altitudini, tranne la Miltoniopsis warscewiczii che cresce in Costarica
Il genere Miltoniopsis appartiene alla famiglia Orchidaceae,
tribù Maxillarieae,
sottotribù Oncidiinae e comprende sei
specie.
Quelle che rivestono più importanza per noi, perché da esse
derivano quasi tutti gli ibridi attuali, sono Miltoniopsis
vexillaria,Miltoniopsis phalaenopsis e Miltoniopsis
roezlii; meno importanti dal punto di vista dell'ibridazione sono Miltoniopsis bismarkii,
descritta nel 1989, Miltoniopsis santanaei e Miltoniopsis
warscewiczii,che, unica specie non andina, cresce in Costarica e Panama.
Esaminiamo ora brevemente le sei specie che costituiscono il genere Miltoniopsis.
Le Tabelle climatologiche sono tratte, con qualche modifica, dalle
equivalenti tabelle pubblicate da Charles
& Margaret Baker ( AOS Bullettin,
september 1993, 901-908)
Miltoniopsis
bismarckii Dodson
& Bennet
Si
tratta di una Miltoniopsis descritta recentemente,
nel 1989, da Dodson e Bennet, dopo che era stata scoperta quattro anni
prima da Klaus von Bismarck, il 28 febbraio 1985, in Peru, nella
provincia di Leoncio Prado (regione Huánuco), in umide
foreste della Cordillera Azul, a circa 1000 metri d’altitudine.
E' una pianta alta 18-20 cm, con le foglie tipiche delle Miltoniopsis,
di colore verde chiaro; l'apice dello pseudobulbo porta una sola
foglia, alta circa 25 cm e larga 2.5 cm. Il nuovo getto di solito
produce due inflorescenze, che nascono ai lati della base dello
pseudobulbo ed ognuna porta 2-4 fiori, larghi 4 cm ed alti 4.5 cm, con
sepali rosa pallido 2 x 0.8 cm, petali rosa più scuro 2 x 1 cm, e
labello rosa scuro, concolore ai petali, 2.2 x 2.5 cm. Il labello può
essere sfumato di giallo alla base, e presenta tre strie porpora lunghe
7 mm.
Miltoniopsis bismarckiiDodson &
Bennett, descritta in Icones Plantarum Tropicarum II, 2: t. 110. 1989.
Sinonimo, quindi non accettato, è: Miltoniabismarckii(Dodson
& D.E.Bennett) P.F.Hunt in Orchid
Rev. 108(1233) noh: 15 (2000)
foto di Gilberto
Merino ( dal web)
bella
foto di Mps.bismarckii nel suo habitat
(foto di Gilberto Merino, tratta dal web)
(foto dal web) forma alba
(foto dal web) forma alba
foto dal web - forma alba
foto dal web - forma alba
Miltoniopsis bismarkii var.alba.
da Ecuagenera
N.B: Miltoniopsis
bismarckii: si
tratta di una pianta estremamente rara in natura, visto che è stata
trovata solo in due località in Peru (Huànuco) come si può leggere
qui: Esta hierba
epífita es conocida sólo de dos
localidades de bosque montano en la cuenca del Huallaga, distantes
entre sí por más de 90 km. Fue recolectada en lo que ahora es el
Parque Nacional Cordillera Azul.
In commercio però si
trova sia la pianta tipo sia una sua varietà orticolturale, che
Ecuagenera chiama: " Miltoniopsis
bismarkii var. josefina",che
a mio giudizio però non si differanza dalla descrizione del tipo, per
cui la considero solo un clone commerciale e non una varietà
Miltoniopsis bismarkii
"Josefina", acquistato da
Ecuagenera
dati climatologici: stazione di riferimento: Tingo Maria,
Peru [ temperature calcolate per 1000 metri di altitudine ]
sinonimo: Miltonia
phalaenopsis(Linden
& Rchb. f.) G. Nicholson in: The Illustrated Dictionary of Gardening, . . . 2: 367. 1886
questa è l'illustrazione
originale di Nicholson in The Illustrated Dictionary of Gardening, 2: 367. 1886, descritta come Miltonia Phalaenopsis
Pianta
originaria della Colombia, ove cresce in umide foreste tra 1200 e 1500
metri d’altitudine.
Descritta da Linden e Reichenbach in Bonplandia nel
1854 come Odontoglossum phalaenopsis, (ma con
annotazione = Miltonia Phalaenopsis)fu
trasferita nel genere Miltonia da Nicholson nel
1886 ed infine nel genere Miltoniopsis da Garay e
Dunsterville nel 1976.
Si tratta di un pianta epifita alta da 15 a 30 cm, con foglie tipiche
del genere Miltoniopsis, di color verde chiaro e
pseudobulbo ovoidale, compresso. L’inflorescenza si distingue in quanto
è più corta delle foglie, carattere che si riscontra anche nei suoi
ibridi. L’inflorescenza porta 3-5 fiori, larghi sino a 7 cm,
completamente bianchi, ad eccezione del labello che si presenta
ampiamente soffuso di porpora.
E’ usata meno di Miltoniopsis
vexillaria e Miltoniopsis roezlii
nell’ibridazione a causa dell’inflorescenza corta e dei fiori
abbastanza piccoli; però trasmette ai suoi ibridi la bella maschera
porpora del labello ed anche l’effetto "waterfall" e "tear drop"
(effetto "cascata" e "lacrime"), tipico di molti ibridi moderni.
dati
climatologici: stazione di riferimento: Palonegro, Colombia
Temperature calcolate per 1300 metri d’altitudine
gen
feb
mar
apr
mag
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lug
ago
set
ott
nov
dic
pioggia/mm
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38
41
91
76
46
56
61
64
66
94
28
umidità %
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72
75
81
82
84
81
82
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80
80
76
giorni sereni
alle 7
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1
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1
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giorni sereni
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1
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temp. massima
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23
temp. minima
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18
18
18
18
18
18
18
17
17
17
17
escurs. termica
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6
6
5
6
6
6
7
7
6
6
6
fioritura
**
***
**
Miltoniopsis bismarkii v.alba
da Ecuagenera
Miltoniopsis
roezlii (Reichb.f.) Godefroy-Lebeuf
Miltoniopsis
roezlii
(Reichb.f.) Godefroy-Lebeuf, descritta in l'Orchidophile
9:146,148. 1889
sinonimi:
OdontoglossumroezliiRchb.f.
in Xenia Orchid. 2: 191 1873 Miltonia roezlii(Rchb.
f.) G. Nicholson in The Illustrated Dictionary of Gardening 2:369. 1886
Pianta
epifita originaria della valle del fiume Dagua nella Cordillera
Occidental della Colombia, in foreste calde ed umide, a 400 -1000 metri
d’altitudine. Le piante sono alte sino a 30 cm, con foglie verde
chiaro; i nuovi getti producono una o due inflorescenze lunghe sino a
30 cm, portanti 3-5 fiori, larghi da 7 a 10 cm, bianchi, con una bella
macchia porpora alla base dei petali, mentre il labello ha una maschera
gialla alla base del callo. Sono profumati.
La pianta, scoperta da Benedict Roezl nel 1873, fu descritta nello
stesso anno da Reichenbach come Odontoglossum roezlii,
per essere poi trasferita da Nicholson nel genere Miltonia
nel 1886, con il nome di Miltonia roezlii (Rchb.f.)
Nicholson. Questo nome rimase in vigore fino a pochi anni fa, quando
venne resuscitato il nome Miltoniopsis roezlii, ad
essa attribuito nel 1889 da Godefroy-Lebeuf.
Stazione
di riferimento: Quibdo,
Colombia
Temperature
calcolate per 600 metri d’altitudine
gen
feb
mar
apr
mag
giu
lug
ago
set
ott
nov
dic
pioggia/mm
97
185
173
221
180
196
224
231
330
244
279
206
umidità %
69
70
72
74
75
73
69
69
73
77
77
72
giorni sereni
alle 7
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giorni sereni
alle 14
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1
temp. massima
25
25
25
26
26
26
27
27
27
26
25
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temp. minima
20
20
20
20
20
21
20
20
20
19
19
19
escurs. termica
5
5
5
6
6
5
7
7
7
7
6
6
fioritura
**
***
**
Miltoniopsis roezlii
photo by Amsler
Miltoniopsis roezlii (photo by Mundiflora)
Miltoniopsis
santanae Garay
& Dunsterville
Miltoniopsis santanae
Originariamente descritta nel 1976 da Garay e Dunsterville nel libro Venezuelan
Orchids illustrated 6:276, è stata trovata, oltre che in Venezuela,
anche in Colombia ed Ecuador. Cresce in foreste molto umide, tra i 600
ed i 1000 metri d’altitudine.
Si tratta di una pianta epifita alta sino a 27 cm, dalle tipiche foglie
verde pallido. L’inflorescenza è lunga sino a 10 cm, e porta alcuni
fiori larghi sino a 5 cm, bianchi o bianco crema, con lieve soffusione
gialla alla base dei sepali e petali; il labello bianco presenta una
macchia reniforme alla sua base, con alcune strie porpora.
Attenzione : alcuni botanici considerano Miltoniopsis
santanae come sinonimo di Miltoniopsis
roezlii var. alba.
Per ora io la considero specie a sè stante, in attesa di ulteriori
chiarimenti, magari con analisi del DNA
Miltoniopsis vexillaria, identificata come tale e pubblicata da Carlos J Jerez
Miltoniopsis vexillaria "Josefine"
photo di Norbert Dank
Miltoniopsisvexillaria(Rchb.f.)
God.-Leb., fu descritta in Orchidophile (Argenteuil) 9:63. 1889
sinonimi:
Miltoniavexillariavar.leopoldiiA.H.KentMan.
Orchid. Pl. 8: 111 1892
Miltoniavexillariavar.rubellaA.H.KentMan.
Orchid. Pl. 8: 111 1892 Miltoniavexillariavar.stupendaA.H.KentMan.
Orchid. Pl. 8: 111 1892 OdontoglossumvexillariumRchb.f.
Gard. Chron. n.s., 6: 901 1876. Odontoglossumvexillariumvar.lehmanniiRchb.f.
Gard.
Chron. n.s., 13: 586 Odontoglossumvexillariumvar.purpureumL.Linden
& RodigasLindenia
1: t. 13 1885. Odontoglossumvexillariumvar.superbumRchb.f.
Gard.
Chron. n.s., 16: 364
Originariamente
scoperta in Colombia, fu descritta da Reichenbach nel 1867 come Odontoglossum
vexillarium.
Fu trasferita nel genere Miltonia
da Nicholson nel 1886, con il nome di Miltonia vexillaria,
nome con cui è spesso ancora coltivata, anche se nel 1889 era stata
correttamente trasferita nel genere Miltoniopsis da
Godefroy-Lebeuf, genere di cui Miltoniopsis vexillaria
rappresenta il tipo.
Oltre che in Colombia è stata trovata anche
in Ecuador.
Cresce epifita ai margini d’umide foreste montane, tra i
1300 ed i 2150 metri d’altitudine.
La pianta è alta sino a 30 cm, con foglie verde pallido;
l’inflorescenza è lunga 30 cm e porta, 4-5 fiori, larghi sino a 10 cm,
di colore rosa, spesso con i margini bianchi, oppure bianchi, talora
soffusi di rosa; il labello presenta un’ampia macchia gialla alla base
ed è decorato da strisce e macchie marroni.
Stazione
di riferimento: Medellin, Colombia
Temperature calcolate per 1700 metri d’altitudine
gen
feb
mar
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mag
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lug
ago
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nov
dic
pioggia/mm
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89
84
165
196
140
104
117
157
170
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64
umidità %
69
70
72
74
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69
69
73
77
77
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giorni sereni
alle 7
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giorni sereni
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0
1
temp. massima
26
26
27
26
26
26
27
26
26
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26
26
temp. minima
14
14
14
14
14
13
14
14
14
14
14
15
escurs. termica
12
12
13
12
12
13
13
12
12
11
12
11
fioritura
*
***
***
*
*
vedi qui
il video fatto da David Haelterman. in cui mostra una forma pallida di Miltoniopsis vexillaria in situ,
nel suo habitat naturale, dipartimento Risaralda, Colombia. Questa
orchidea è sempre più rara in natura.
Miltoniopsis vexillaria
fotografata in situ in Colombia da Eugenio Restrepo
il colore è un pò alterato dall'uso del flash
Miltoniopsis warscewiczii ( by
Norman Steller Rodríguez in Costarica )
Miltoniopsiswarszewiczii(Rchb.f.)
Garay & Dunsterville Venez.
Orchids Ill. 6: 278 1976.
sinonimi: Miltoniopsiswarscewiczii(Rchb.
f.) Garay & Dunsterville, nome non valido
perchè è
erronamente indicato il nome di Warszewicz con la "sce" invece di "sze"
TYPUS:
[Panama]. Cordillera de Chiriqui. 2400 mt su
Leguminose. Ottobre-Gennaio. Warszewicz s.n. (holotype, W
foto tratte da Lankesteriana
bellissimo disegno di Miltoniopsis
warszewiczii eseguito da Franco
Pupulin, amico fin dai tempi dell'AM.O., la nostra vecchia associazione a Milano, e pubblicato su Lankesteriana
Questa
specie fu descritta nel 1852 come Odontoglossum warszewiczii
da Reichenbach sulla base di piante raccolte da Józef Warszewicz Ritter von Rawicz a Panama.
Nel 1888 Nicholson descrisse col nome di Miltonia endresii la
stessa pianta, raccolta però in Costarica.
Nel 1907 Schlechter la chiamò Miltonia superba.
Finalmente nel 1976 Garay e Dunsterville la trasferirono nel genere Miltoniopsis.
Da notare che lo stesso Reichenbach descrisse anche una Miltonia
warscewiczii che però non ha nulla a che fare con la nostra Miltoniopsis,
in quanto è un Oncidium, noto ora come Oncidium
fuscatum Rchb.f.
foto tratta dalla rivista Lankesteriana
Miltoniopsis warscewiczii cresce epifita ad
altitudini comprese tra i 1400 ed i 2000 metri, in Costarica e Panama.
Si tratta di una pianta alta sino 35 cm, dalle foglie verde pallido.
Ogni nuovo getto produce alcune inflorescenze alte 30 cm, portanti 3-5
fiori, larghi 5-8 cm, bianchi con soffusioni di rosso-porpora alla base
dei segmenti floreali. Il labello ha un callo giallo con tre corte
creste.
In coltura sembra richiedere un po’ meno luce delle altre specie
Stazione
di riferimento: San José, Costa Rica
Temperature
calcolate per 1700 metri d’altitudine
gen
feb
mar
apr
mag
giu
lug
ago
set
ott
nov
dic
pioggia/mm
15
5
20
46
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241
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300
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41
umidità %
73
69
68
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83
82
81
84
85
79
76
giorni sereni
alle 7
5
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giorni sereni
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temp. massima
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22
21
20
21
21
20
20
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temp. minima
10
10
10
12
12
12
12
11
11
11
11
10
escurs. termica
9
10
11
9
10
9
8
10
10
9
9
9
fioritura
*
**
***
*
*
*
Ed
ora vediamo… gli ibridi
Ricordo qui che
i primi ibridi primari nel
genere Miltoniopsis sono stati Miltoniopsis
Bleuana o Bleui ( Miltoniopsis
roezlii x vexillaria)
nel 1889,
Miltoniopsis Reine
Elisabeth (Miltoniopsis roezliix Miltoniopsis
vexillaria, chequindi curiosamente ha
gli stessi genitori della Miltoniopsis
Bleuana vista prima ) nel 1921
MiltoniopsisVenus (Miltoniopsis
phalaenopsis x Miltoniopsis vexillaria)
nel 1917.
Solamente molti anni dopo, nel 1963, è stata
registrata la Miltoniopsis Halls Lake ( Miltoniopsis warszewiczii × Miltoniopsis vexillaria ) da G.Hoyt, e fu il
terzo ibrido primario, a cui seguirono:
Miltoniopsis Carl
Withner ( roezlii x phalaenopsis) 1991 Miltoniopsis Northern
Cross ( warscewiczii x phalaenopsis) 1994
Miltoniopsis Lauren
Klehm ( vexillaria x santanaei) nel 1996 Miltoniopsis Angel
Falls ( santanaei x phalaenopsis) nel 1997 Miltoniopsis Sweet
Santa Rosa ( roezlii x santanaei) 1999 Miltoniopsis Maui
Titan ( bismarckii x santanei) nel 2000 Miltoniopsis Mary
Catherine Messina ( santanaei x warscewiczii) nel 2002 Miltoniopsis
Menina Taylor (
bismarckii x phalaenopsis) nel 2003 Miltoniopsis
Joyce Hill (bismarckii x vexillaria)
nel 2008
Come
detto prima, oltre agli ibridi primari testè visti, sono stati
tantissimi gli ibridi commerciali prodotti in
questo genere, per cui è impossibile riportare qui i loro nomi; ad oggi
(anno 2020) sono stati registrati 1882
ibridi !!
Molto spesso nel background genetico di questi ibridi troviamo la Miltoniopsis
vexillaria e la Miltoniopsis phalaenopsis,
seguite poi dalla Phalaenopsis
roezlii. Di recente nell’ibridazione è stata usata anche
la Miltoniopsis santanaei.
Un
ibrido attualmente molto diffuso e facilmente reperibile in commercio,
persino nei centri commerciali o nella grande distribuzione, è
la Miltoniopsis
Herralexandre:
Miltoniopsis
Herralexandre coltivata da Enrica Falabrino
Miltoniopsis
Herralexandre è stata registrata da C. Page nel 1992 ed è data da Miltoniopsis Alexandre
Dumas x Herrenhausen
Miltoniopsis
Herralexandre coltivata da Liz Barnard
Miltoniopsis
Herralexandre coltivata da Maria Pechnikova
Gli ibridatori
hanno ottenuo piante dai grandi fiori bianchi, rosa,
porpora, violetto, giallo, etc.
Nell’ibridazione spesso si cerca di accentuare, alla base del labello,
una vistosa macchia, che ricorda una maschera, e che può essere gialla,
arancio, porpora, addirittura quasi nera; di solito questa maschera è
di un colore che si stacca nettamente da quello del labello, in modo da
attirare immediatamente l’occhio dell’osservatore. Esempi ne sono Miltoniopsis
Saint Hellier a maschera quasi nera, Miltoniopsis
Jersey a maschera gialla, Miltoniopsis Jukes
Hyede de Crome a maschera scura, Miltoniopsis Jean
Carlson dal fiore porpora o rosa e dalla maschera arancione, etc.
Taye Diggs "World Cup"
Miltoniopsis
tipo Newton falls
Miltoniopsis Red
Tide
prodotte da Inca-Orchids (NL)
Altrettanto
interessante è l’effetto "water falls" (cascate d'acqua) sul labello,
disegno ereditato da Miltoniopsis phalaenopsis.
Esempi di queste "water falls" si trovano nelle Miltoniopsis
Millbrook, MiltoniopsisMem Ida Siegel,MiltoniopsisEverst Lyoth a fiore giallo e maschera rossa, Miltoniopsis
Maufant a fiori rosa e maschera rosso scuro, MiltoniopsisBeall’s Red Falls rosso con effetto cascata bianco, etc.
dalla
sinistra: Miltoniopsis Drake "Ruby Falls", Princess Diana (quella col
fiore bianco), Hajime Ono "Maui Splash"
Miltoniopsis
Maui Mist
'Golden Gate', coltivata e fotografata da Elisa
Ammitti
la
Miltoniopsis Maui Mist è data da Miltoniopsis Gascogne x Martin
Orenstein,
ibrido registrato da Komoda nel 1999. questo in foto è
il clone "Golden Gate" riprodotto in scala
industriale per meristema
E’
impossibile elencare qui tutti gli ibridi prodotti: sono davvero tanti,
e ce n’è per tutti i gusti, anche se poi nei centri della grande
distribuzione (Lidl, Ikea,etc) si trovano quasi sempre gli stessi
ibridi, in
particolarte la Herralexandre.
presento ora gli ibridi più diffusi in commercio:
Mps. Breathless "Florence"
Mps. Keiko Komoda
Mps. Lawless Falls.jpg
Mps. Linda Lingle
Mps. Woodlands
Mps. Hajime Ono 'Okika'
Mps. Lillian Nakamoto
Mps. Maui Mist 'Golden Gate'
Mps. Pearl Ono
Mps. Pink Lemonade
Mps. Prelapsarian
Mps. Princess Diana.jpg
Mps. Red Tide
Mps. Red Woodham
Mps. Rene Komoda
Mps. Second Love 'Pink'
Mps. Shirley Mae Norman
Mps. Snow White
Mps. Steve Skoien
Mps. White Truffle 'Bright Eyes'
Mps. Zorro " Yellow Delight"
Coltivazione
Le
esigenze colturali sono abbastanza critiche se si prendono in esame
le sei specie, in quanto si devono rispettare le condizioni
peculiari dell’habitat d’origine, in particolare per quel che riguarda
la temperatura e l’umidità. Ad esempio Miltoniopsis roezlii
ed, in misura minore, Miltoniopsis phalaenopsis
necessitano di temperature minime elevate, simili a quelle richieste
dalle Phalaenopsis; la temperatura minima invernale
quindi non dovrebbe andare sotto i 18°.
Tutte
le sei specie hanno fiori molto belli, ma sono piante di difficile
reperimento, in quanto raramente offerte in vendita, se non in qualche
mostra di orchidee, portate da espositori ecuadoregni. Data la loro
rarità e difficoltà di coltivazione, sono consigliabili solo a
coltivatori abbastanza esperti.
Molto
più facili da coltivare sono invece i moderni ibridi, che derivano per
lo più da ripetuti incroci tra Miltoniopsis roezlii,
che cresce in ambienti umidi e caldi (temperature minime sui 20°), Miltoniopsis
vexillaria, che cresce in foreste temperate-fresche
(temperature minime intorno a 14°) e Miltoniopsis phalaenopsis,
in foreste con temperature intermedie (temperature minime sui 17°).
Questi ripetuti incroci hanno attenuato le peculiari richieste delle
piante madri ed hanno reso molto più semplice la loro coltivazione.
Ricordo che più è presente nel loro DNA la Miltoniopsis
vexillaria, meno gli ibridi tollerano le temperature calde,
fino a diventare incoltivabili nei climi troppo caldi, a meno di non
ricorrere al cooling.
Segno tipico della presenza di Miltoniopsis
phalaenopsis nel background genetico dell’ibrido è
il disegno a cascata sul labello (il cosiddetto "waterfalls").
L’ambiente
di coltivazione deve essere costantemente umido, oltre il 70%
d’umidità relativa, in quanto elemento caratteristico dell’habitat di
origine. Questo è un fattore molto importante, da non sottovalutare in
particolare quando si tengono le Miltoniopsis
in casa. La mancanza d’umidità relativa ambientale è la causa
principale della caduta o appassimento precoce dei fiori ed in molte
situazioni può causare la dipartita di queste piante, quando vengono
acquistate come piante d’appartamento….
Il
substrato deve trattenere l’umidità e nel frattempo drenare molto bene,
per evitare il marciume delle fini radichette. Sono stati proposti
svariati tipi di substrati ed anch'io ne ho provati diversi, ma la
scelta è legata alle personali abitudini d’ogni coltivatore. Quello che
può andar bene per me, non è detto vada bene per un altro coltivatore,
che ha abitudini colturali e condizioni ambientali diverse. Solo
l’esperienza personale può suggerire il substrato migliore per le
proprie condizioni di coltura.
Quando prepariamo il substrato, al fine di scegliere i costituenti
migliori, dobbiamo ricordare le seguenti caratteristiche delle Miltoniopsis:
1.
le radici sono molto fini, per cui occorre una pezzatura dei componenti
il substrato piuttosto piccola;
2.
gli pseudobulbi a maturità devono risultare turgidi e gonfi, per cui
occorre un substrato che fornisca continuativamente l’acqua necessaria,
quindi deve mantenersi umido, pur drenando molto bene;
Per
quel che riguarda la loro coltivazione, l'obiettivo è quello di avere
foglie di un bel verde, né troppo chiaro (indice di poca luce)
né
troppo sul rossiccio (indice di troppa luce); le foglie inoltre non
devono essere plissettate, segnale questo di qualche anomalia nella
coltivazione: in particolare ciò si verifica quando non c'è una umidità
ambientale sufficiente, e quindi la foglia, che si sviluppa
inizialmente piegata in due, non si apre bene e cresce appunto "a
fisarmonica"; più avanti spiego meglio questo problema.
Con
questo in mente, ogni coltivatore può scegliere l’esposizione ed il
substrato che gli permette di raggiungere al meglio lo scopo, tenendo
conto del proprio ambiente di coltura e del materiale a disposizione.
Questa
è una lista, assolutamente parziale, di substrati possibili:
70 % bark di pezzatura medio-piccola e 30%
perlite;
si può aggiungere un pò di carbonella fine o polistirolo
70
% bark di pezzatura medio-piccola, 20 % perlite e 10% gommapiuma (o
sfagno o lana di roccia Grodan)
60%
bark di pezzatura medio-piccola, 30% carbonella e 10% perlite
70% sfagno e 30% perlite
70%
lana di roccia e 30 % perlite In questo caso è opportuno cercare una
lana di roccia per floricoltura, tipo la Grodan. La si "sgrana" in un
contenitore a cui si aggiunge la perlite (molto meno costosa) nella
percentuale ritenuta idonea (più perlite aggiungiamo più aumentiamo
l’aerazione e la ritenzione d’acqua); si bagna con acqua per evitare il
formarsi della fastidiosa polverina tipica della perlite e della lana
di roccia e li si mescola. I rapporti di solito variano da 2-3 parti di
lana di roccia a 1 parte di perlite. Esisteva
in commercio un substrato di lana di roccia-perlite già
premiscelato, prodotto dalla Grodan, chiamato Green mix, che mi avava
fornito ottimi risultati; ora pare non ci sia più nel catalogo Grodan.
perlite
pura
In questo caso bisogna ricordarsi che la
perlite si asciuga molto facilmente, per cui se non si innaffia
frequentemente il substrato tende ad asciugarsi in fretta. Se
usiamo la sola perlite sono utili o contenitori a riserva d’acqua o
vasi a cui siano stati chiusi i fori di drenaggio sul fondo e praticati
in loro vece alcuni fori sui fianchi a circa 1 cm dalla base, in modo
da simulare un vaso a riserva d’acqua (coltivazione semi idroponica).
sfagno
puro, preferibilmente vivo
70%
sfagno tagliuzzato e 30% polistirolo in frammenti
torba
di sfagno e perlite, con una piccola aggiunta di bark (questo è il
composto usato alla Eric Young Foundation)
55%
torba fibrosa di sfagno, 15% bark medio-piccolo, 15% perlite e 15%
gommapiuma
Nella
coltivazione bisogna evitare che il substrato marcisca, in particolare
se si usa il bark; in questo caso è indispensabile rinvasare ogni anno.
Consiglio di usare vasi
piuttosto piccoli: i vasi cioè devono contenere a
mala pena il pane radicale; ciò evita pericolosi ristagni d’acqua,
permettendo altresì frequenti innaffiature. Lo pseudobulbo a maturità
deve essere turgido, contenendo oltre il 90% di acqua, per cui la
pianta necessita di molta acqua durante lo sviluppo vegetativo.
Consiglio di usare vasi di plastica trasparente, per i motivi che scrissi qui.
Talora
le foglie dello pseudobulbo in via di formazione si presentano
plissettate, cioè piegate a fisarmonica, e rimangono tali per tutta la
loro vita. Sui libri si legge che questo deriva da mancanza d’acqua
alle radici o da scarsa umidità ambientale. Ho qualche dubbio che
queste siano le sole cause di questo inconveniente, poiché questo fatto
mi è successo con alcuni seedling tolti dalla beuta e poi tenuti in
substrato sempre umido con elevata umidità ambientale; ciò mi fa
pensare che a questo fenomeno possano contribuire anche fattori
genetici, per cui alcuni cloni ne sono più soggetti. Fertilizzazioni
Queste
piante non vanno mai in riposo completo, e beneficiano da un costante
apporto di fertilizzante. Quindi è utile usare dosi maggiori nei
periodi di sviluppo vegetativo e dosi minori durante l’inverno. Se ben
coltivate e fertilizzate, dopo la tipica fioritura primaverile-estiva,
possono ripresentare un’altra fioritura in autunno.
Consiglio di usare un fertilizzante d’alta qualità, a scarso o nullo
contenuto d’urea. Ricordo che le formulazioni commerciali in
Italia sono "ingannevoli", in quanto non esprimono la reale
percentuale dei singoli macroelementi N.P.K. (azoto, fosforo e
potassio). Infatti il P è espresso come P2O5, acido fosforico, e il K
come K2O, ossido di potassio. Ciò vuol dire che se usiamo un buon
fertilizzante N.P.K. 20.20.20, in realtà esso è un
20-8.6-16.6,
cioè ha il sì il 20% di N, ma solo l'8.6 % di P, espresso come acido
fosforico, P2O5, e il 16.6 % di K, espresso come ossido di potassio,
K2O.
E se il fertilizzante contiene urea, l’azoto (N) immediatamente
disponibile è ancora di meno!
io preferisco che la fonte di azoto sia sopratutto nitrico ed ammoniacale e niente urea. Innaffiature
Non andando in
vero riposo vegetativo, queste
piante necessitano di una costante fornitura d’acqua ed umidità, con
una lieve diminuzione durante l’inverno, poiché in questo periodo il
substrato si asciuga
più lentamenteper
via delle temperature più fredde. Usare acqua di buona qualità, a
bassa conducibilità, quindi o piovana o da osmosi
inversa o acqua in bottiglia a bassa conducibilità ( ad es acqua
Sant'Anna o Blues (Eurospin) cha hannno conducibiltà di 25 microsiemens)
L’umidità ambientale dovrebbe essere mantenuta costantemente tra 70-80%. Temperatura
Devono
essere coltivate a temperatura abbastanza costante tutto l’anno, un po’
come i Paphiopedilum a foglie verdi. La
temperatura minima invernale non dovrebbe mai scendere sotto i 14°.
Meglio ancora se rimane sopra i 16°.
Durante l’estate bisognerebbe evitare le temperature troppo alte; se
questo non fosse possibile, bisogna aumentare la ventilazione e
l’umidità ambientale, ad es mettendo il vaso sopra un largo sottovaso,
riempito di argilla espansa ed acqua. Beneficiano d'estate dall'essere
tenute in giardino, con ventilazione naturale, in zona ombreggiata ed
umida.
Queste piante possono sopportare senza apparente danno temperature
autunnali/invernali sui 8-10°, ma non trovo nessuna utilità a
stressarle con queste temperature Luce
Necessitano
di una discreta luce, ma non eccessiva, come i Paphiopedilum
a foglie verdi. Si considera ideale 10.000-16.000 lux, e 20.000 nel
periodo di maggior sviluppo vegetativo. Evitare di esporre le
foglie al sole diretto, in quanto queste verrebebro bruciate,
con formazione di macchie antiestetiche. Se esposte bene, le foglie
crescono erette, e non essere cascanti e flaccide. Durante
l’estate le foglie possono avere una lievissima tonalità rosata, segno
di una buona esposizione; se le foglie diventano però troppo rossastre,
questo denota un’eccessiva esposizione alla luce; se verde scuro,
stanno ricevendo poca luce. Se esposte a luce insufficiente, si hanno
ripercussioni anche sulla fioritura, con steli troppo allungati ed
esili e fiori più piccoli. Rinvaso
Come
detto prima conviene rinvasare di norma ogni anno, in particolare se si
usano substrati a base di bark. Il periodo migliore è alla fine
dell’inverno, in modo che la pianta si ristabilisca in tempo, prima di
riprendere la forte spinta vegetativa primaverile. Ricordo che da noi
la lunghezza delle ore di luce aumenta in modo sensibile con la
primavera, mentre nell’habitat naturale questa differenza è molto meno
sensibile. Questo porta ad un ritmo di sviluppo vegetativo un po’
diverso che non in natura. E’ in questo forzato periodo di riposo,
determinato da temperature basse e da giornate corte, che conviene
rinvasare le Miltoniopsis. In quest’occasione
dobbiamo anche provvedere a fare un completa opera di pulizia,
eliminando tutte le parti vecchie della pianta e le parti eventualmente
marcescenti (si riconoscono per il caratteristico aspetto
arancio-marrone). Questa pulizia è fondamentale per la salute della
nostra Miltoniopsis. Se la pianta è molto ampia,
tende a dividersi da sola, per autodivisione del rizoma; conviene
quindi rinvasarla in vasi separati.
Ricapitolando: rinvasare
appena il substrato inizia a deteriorarsi, usare vasi piccoli e pulire
bene la pianta e le sue radici! Malattie
Le
Miltoniopsis sono colpite dalle solite malattie
fungine; in particolare sono frequenti e pericolosi i marciumi delle
radici e degli pseudobulbi, favoriti da uno scarso drenaggio del
substrato. Se le foglie denotano qualche problema, controllare le
radici: spesso il problema è nel marciume delle radici, e, senza radici
sane, addio pianta! Rimedi: aumentare i fori di drenaggio, mettere un
po’ di polistirolo sul fondo, usare vasi piccoli.
Anche le foglie sono sensibili a diversi funghi (ruggine, etc), ma
questi sono meno pericolosi dei marciumi. In particolare è sensibile la
parte apicale della foglia, che spesso diventa nera; potrebbe però
trattarsi anche di una bruciatura da eccessivo uso di fertilizzanti.
E’ possibile che le Miltoniopsis (come gli Odontoglossum)
possano essere colpite da alcuni virus, anche se questo evento non è
molto frequente. Non esiste cura.
La prevenzione di tutte queste malattie sta’ nel coltivare le piante in
un ambiente pulito, sano e dotato di una buona ventilazione. Acquistare
sempre piante che abbiano un aspetto sono, senza strane macchie sulle
foglie o sugli pseudobulbi. Ricorrere ai fungicidi solo se strettamente
necessario.
Le Miltoniopsis possono essere attaccate dalla
cocciniglia. In questo caso pulire bene le parti malate, usando alcol
isopropilico
(in commercio si chiama Alcol Bianco, disponibile nei reparti
detersivi). Se l'infezione è molto forte, occorre intervenire con
anticocciniglia chimico, dai piretroidi all'olio minerale o all'olio di
Neem o ricorrendo a antiparassitari chimici più potenti (Calypso,
Confidor, etc etc..)
Se colpite da acari, fare trattamento anti-acaridi, tipo Borneo (Bayer)
o altri disponibili in commercio.
In
caso di malattie/parassiti è però opportuno farsi consigliare
da esperti di
fiducia, di solito disponibili presso negozi di agraria/floricoltura.
Coltivazione
in casa
Gli
ibridi commerciali possono essere coltivati agevolmente in casa, avendo
perso, con le molteplici ibridazioni, le esigenze peculiari delle
specie in natura ; si sono adattate cioè alle nostre condizioni
ambientali.
In casa però, mentre è facile fornire alla pianta una buona
temperatura, è difficile fornirle una corretta umidità. E’ necessario
perciò tenere la pianta in un microclima umido, ad esempio appoggiando
il vaso su di uno strato di argilla espansa o di ghiaino sempre
bagnato; la pianta ha bisogno di luce, per cui è
opportuno tenerla vicino ad una finestra, stando però attenti
che non riceva troppo sole a mezzogiorno, se esposta a sud, in quanto
questo potrebbe bruciare le delicate foglie.
Ricordarsi sempre che i fattori che influenzano la crescita della
pianta ( luce, temperatura, acqua, fertilizzanti) devono sempre essere
in equilibrio tra loro, e che la luce è il fattore su cui adattare gli
altri parametri. Quando aumenta la luce, cioè, si devono aumentare gli
altri parametri; quando essa diminuisce, vanno ridotti di pari passo.
Durante l’estate sarebbe utile tenere queste
piante
all’aperto in giardino o su di un balcone, ombreggiandole
opportunamente; la loro crescita all'aperto è molto migliore che non al
chiuso di una stanza; ricordarsi però di portarle all'interno quando
inizia l’autunno, per evitare il freddo e le gelate, visto che
sopportano male temperature sotto i 16°.
dottor
Gianantonio
Torelli
revisione maggio 2020
Se avete domande o suggerimenti scrivete un’e-mail a: miltoniopsis.torelli@gmail.com