Impariamo a fertilizzare
Gianantonio Torelli
( revisione (giugno 2005) del mio articolo pubblicato su "il mondo delle orchidee", news del G.A.O., luglio 1997 )
Nella coltivazione
delle orchidee usiamo spesso i fertilizzanti, nella speranza di ottenere piante
più rigogliose e con una fioritura più abbondante. Ma talora
non sappiamo neppure cosa sia un fertilizzante o se sia davvero utile fertilizzare.
Quasi sempre, poi, non sappiamo neppure la reale ed effettiva composizione del fertilizzante
che stiamo usando....
I fertilizzanti commerciali hanno una sigla (N.K.P.) per molti di noi misteriosa e, come vedremo sotto, molto ingannevole.....
Sulla rivista "il
mondo delle orchidee" , come introduzione al dibattito sulla
fertilizzazione, ho tradotto un interessante articolo di Dorothy Morgan, che
puoi leggere qui, in cui si parla in modo
approfondito degli elementi essenziali e benefici nella coltivazione delle piante.
Consiglio di darci una attenta lettura, prima di proseguire con questo mio articolo!!
ok? fatto? bene...
Ora, chiarito
cosa intendiamo per elementi essenziali e benefici, parliamo in
modo più specifico dei fertilizzanti che possiamo usare per le orchidee;
di cosa troviamo in commercio; di come si possano prepararli in casa; e di altri
problemi connessi al loro uso.
Un'anticipazione: evitate, se possibile, l'uso di fertilizzanti contenenti urea.
Perchè?
Perchè l'urea necessita di un lungo processo di metabolizzazione per
essere disponibile e noi di solito usiamo un substrato molto aperto e drenante,
per cui, quando bagnamo, dilaviamo il substrato e laviamo via i residui delle vecchie
concimazioni; inoltre rinvasiamo le orchidee piuttosto spesso, almeno una volta
all'anno, per cui buttiamo via il substrato che contiene gli eventuali residui
di urea.
Ciò significa che un fertilizzante con urea cede alle
nostre orchidee molto meno azoto di quanto ne sia segnalato sulla confezione!
Altro consiglio:
le piante hanno bisogno estremo di magnesio. Un modo per fornire magnesio è
quello di usare un po' di solfato di magnesio. Sì, il banale sale
amaro. O sale di Epsom, per gli inglesi.
N.B. Un cucchiaino da thè su 3 litri d'acqua sembra elimini anche l'eccesso
di sali depositati nei vasi!.
Allora, nell'articolo
di Dorothy Morgan abbiamo analizzato i bisogni nutrizionali delle piante, distinguendo
tra gli elementi essenziali e quelli benefici. Abbiamo perciò visto le
funzioni di ogni singolo macro e micro elemento. Le nostre piante captano
il carbonio, l'idrogeno e l'ossigeno dall'aria, mentre
ricavano i sei macroelementi principali ( azoto, fosforo, potassio,
calcio, magnesio e zolfo) dal substrato di coltura o dall'acqua
di irrigazione. Assodato quindi che le orchidee hanno bisogno di N, P, K,
S, Mg e Ca, oltre che di tracce di microelementi come ferro, manganese, boro,
molibdeno, rame, etc, dobbiamo ora prendere in considerazione da dove esse possano
captare questi elementi, cioè il substrato e l'acqua usati nella cultura.
Qui sta' la differenza con la coltivazione di altri fiori o piante, che vengono
coltivate in terra. Nella coltivazione delle orchidee di solito si usa il bark,
che però non è mai completo di tutti gli elementi minerali come
lo è invece la terra usata per coltivare gli altri fiori. Il bark, degradandosi,
cede qualche minerale, sostanzialmente azoto, ma non fornisce tutti gli elementi
necessari e tanto meno li fornisce nelle dovute proporzioni. Se poi usiamo altri
substrati, tipo perlite, lava, lana di roccia questi, essendo inerti, non forniscono
in pratica alcun minerale alle piante. Ovviamente possiamo rimediare a ciò
aggiungendo al substrato alcuni materiali organici tipo letame, terriccio di
bosco, foglie secche, sfagno, etc.
Ma vi è poi un'altro fattore da tenere in considerazione: le radici delle
orchidee necessitano di elevato scambio di aria, per cui il coltivatore di orchidee
rinvasa molto spesso, al fine di evitare che questi substrati organici con la
loro degradazione rendano asfittiche le radici, provocandone la morte; cambiare
questo substrato in iniziale decomposizione con uno nuovo, però, significa
togliere alla pianta una fonte preziosa di minerali, quei minerali cioè
che si stavano formando con la decomposizione del substrato e che sarebbero
stati disponibili per la pianta.
In pratica il coltivatore di orchidee tende ad usare un substrato che quasi
quasi lo avvicina alla cultura idroponica.
Questo ci impone di fornire dall'esterno gli elementi nutritivi per ottenere
una crescita ottimale e bilanciata; e ciò ci porta a parlare dell'acqua
di irrigazione. Spesso l'acqua a disposizione è cattiva, inquinata o
troppo mineralizzata; in questo caso non ci resta che usare acqua piovana o
acqua ottenuta con osmosi inversa. In entrambi questi ultimi casi si tratta
di ottima acqua, senza però alcun sale minerale! se quindi contemporaneamente
usassimo un substrato inerte ( lana di roccia, perlite, lava, polistirolo, etc)
le piante non avrebbero addirittura nessun tipo di nutrimento!! In questo caso
sarebbe quindi assolutamente indispensabile ricorrere a fertirrigazioni. La
normale acqua dell'acquedotto invece bene o male qualche macro e microelemento
lo contiene, per cui la fertilizzazione è meno impellente, in particolare
se usiamo un pò di substrati organici. Ma è sempre utile, se usata
con giudizio.
In commercio troviamo un'infinità di fertilizzanti, il cui contenuto
è espresso come N.P.K., cioè in azoto,
fosforo e potassio. Per capire quale fa' al nostro
caso dobbiamo però prima analizzare bene le nostre condizioni di coltura.
Bisogna cioè analizzare due parametri:
1. il tipo
di substrato usato, che può essere:
-inorganico ( perlite, lana di roccia, lava, sabbia, etc)
-organico ( bark, letame, sfagno, torba, foglie di faggio, etc)
-un misto di organico ed inorganico
2. la quantità di sali minerali presenti nell'acqua usata.
Quest'acqua
può essere:
-senza minerali:
acqua piovana, con conducibilità fino a 10 microSiemens
acqua da osmosi inversa, anch'essa senza sali minerali
-con minerali:
in dosi modeste, ritenuta di norma acqua di buona qualità, con conducibilità
fino a 200- 300 microSiemens
in dosi elevate, ritenuta di norma acqua di cattiva qualità, spesso molto
calcarea, con elevata conducibilità
Determinato ciò, possiamo passare alla ricerca del nostro fertilizzante ideale, che deve tenere conto dei due parametri visti sopra, in modo da fornire alla pianta tutti i minerali necessari ad integrazione dell'accoppiata substrato-acqua.
Sarebbe quindi opportuno determinare la conducibilità elettrica dell'acqua che usiamo o, in alternativa, farsi dare un'analisi dal fornitore, se si tratta di acqua derivata dall'acquedotto.
Come detto prima, il contenuto dei fertilizzanti in commercio è espresso in N.P.K., in base al loro contenuto in azoto (N), fosforo (P) e potassio (K), che sono i tre macroelementi principali.
Ma qui viene la prima sorpresa!!!
Quando noi usiamo un fertilizzante, ad es. un 20-20-20, pensiamo che questo fertilizzante contenga il 20% di azoto, il 20% di fosforo ed il 20% di potassio.
Errore!!
Questo fertilizzante contiene sì il 20% di azoto, ma non il 20% di fosforo nè il 20 % di potassio!!!! in realtà contiene il 20% espresso come acido fosforico (P2O5) ed il 20% espresso come ossido di potassio ( K2O) ma ovviamente gli ossidi NON sono i singoli elementi... quindi il vero rapporto N.P.K. è 20-8.6-16.6 e non 20-20-20 come riportato sulla confezione !!!! altro che bilanciato...... |
Ciò è decisamente assurdo!..... e, secondo il mio modesto parere, truffaldino!!!
Questo significa che il rapporto tra N.P.K. non è quello che la formula sul pacchetto del fertilizzante ci vuol far credere, ma molto diversa, in cui P e K sono molto meno di quello dichiarato.
Purtroppo il modo onesto di indicare i macrolelementi come percentuale reale dell'elemento è obbligatorio solo in Australia, Nuova Zelanda e, in Europa, nei paesi nordici ed Irlanda. Nel resto del mondo, Italia compresa, si indicano in quel modo truffaldino visto prima. Chissà poi perchè...
Per chiarire quanto esposto, faccio un esempio:
Lo stesso identico prodotto della stessa ditta in Europa viene venduto
come NPK 18 +6+12 ( ma P e K sono ossidi ), mentre in Australia
viene venduto come NPK 18+2,6+10; è evidente che qui da noi ci si vuol
far credere che ci sia il 6% di fosforo, mentre in realtà ce n'è
solo il 2,6%, e il 12% di potassio, mentre ce n'è solo il 10%....
|
Se vuoi convertire facilmente i valori "italiani", espressi in ossidi, nei veri valori degli elementi, usa questa semplice formula:
moltiplica il fosforo P ( che è espresso come P2O5) x 0,43 moltiplica il potassio K ( che è espresso come K2O) x 0,83 |
Sempre a titolo di esempio proviamo ad analizzare dal punti di vista chimico e molecolare una sostanza chimica, alla base dei più diffusi fertilizzanti.
Ammonio fosfato monobasico, NH4 H2 PO4; esso ha peso molecolare 115;
se lo indichiamo come percentuale assoluta in NPK ne deriva: N.P.K. : 12. 27. 0
se invece lo indichiamo
come ossido P2O5 ( come fanno i "nostri" produttori di concimi) la
stessa formula risulta così espressa:
N P(come P2O5) K : 12. 62. 0
cioè sul pacchetto i nostri produttori scriverebbero NPK 12.62.0 invece di 12.27.0... quindi il P dal 27% si è stato "trasformato" in 62% !! chiaro???
Ricordati
quindi che tutte le formulazioni in commercio in Italia, adottando quest'ultimo
sistema, esprimono una percentuale in P e K che è inferiore al vero contenuto
in P e K !!!!!!!
Ricordalo
bene....
In commercio esistono
tantissimi fertilizzanti, alcuni venduti come specifici per orchidea. Non so
su che base le ditte produttrici facciano però questa affermazione. Per
quale orchidea, innanzitutto? forse che i Paphiopedilum vogliono la stessa fertilizzazione
delle Cattleya o dei Cymbidium? e poi in base a che criterio si stabilisce che
una formulazione è migliore di un'altra? una dimostrazione di quanto
in realtà le ditte produttrici conoscano poco le orchidee ed il loro
modo di coltivazione è il fatto che la maggior parte dei fertilizzanti
venduti "per orchidee" contengano urea. Infatti l'urea, CH4 N2O, come
è noto, contiene l'azoto in una formulazione che non lo rende immediatamente
disponibile per la pianta. Essa cioè deve essere scissa da un'enzima,
detto ureasi, che rende l'azoto N disponibile alla pianta; l'ureasi è
prodotta da alcuni batteri presenti nel suolo ( e il suolo non è propriamente
ciò che noi usiamo come substrato...). Ma questo è un processo
lungo, troppo lungo per chi come noi rinvasa le piante spesso, per cui con il
vecchio substrato noi buttiama via anche l'urea delle vecchie fertilizzazioni,
non ancora metabolizzata. Ciò significa che se noi usiamo un fertilizzante
che contiene urea, in realtà dobbiamo calcolare che forniamo molto meno
azoto di quello che pensiamo, in quanto dobbiamo sottrarre all'N totale una
buona parte dell'azoto ureico. Ad esempio il classico Peters 18-18-18 Orchid
special (...special?!! boh....), contiene il 18% di azoto, di cui ben il 9.1% da
urea, il 5.4% da azoto nitrico ed il 3.5% da azoto ammoniacale. In realtà,
visto che le piante non riescono ad utilizzare subito l'urea, questo concime
diventa per noi orchidofili in pratica un 9-18-18...... Buffo, no??
Parimenti il Peters 20-20-20, contenendo il 10.4 di urea, diventa un 9,6-20-20
ed il 30.10.10 contenendo il 24,7% di urea, diventa un 5.3-10-10...
Inoltre questi
due famossissimi concimi con il calcolo degli ossidi visto prima diventano addirittura:
il primo,togliendo l'urea, un 9,6-8,6-16,6 ( invece di un 20-20-20) ed il secondo
un 5,3-4,3-8,3 (invece di un 30-10-10).
Attenzione quindi a non farsi ingannare dalle etichette dei produttori!!!!!!
Altro inconveniente che provoca l'urea è che, essendo sostanza organica,
non è misurabile con il conduttimetro, per cui chi usa questo eccellente
metodo per dosare i fertilizzanti legge dati sottostimati se usa fertilizzanti
con urea.
Secondo molti coltivatori americani il pregio dei famosi fertilizzanti Dyna-Gro
sta' proprio nel fatto che sono privi di urea.....
La soluzione?
Basta prepararsi i fertilizzanti in casa!!!
Occorrono solo alcuni principi attivi, in particolare il potassio nitrato ed il fosfato di potassio ( che costituiscono ad esempio l'eccellente Peters Hydro-sol, ottimo per idrocoltura, e quindi molto valido anche per i nostri substrati quasi inerti...). HYDRO-SOL è un 5-4.8-21.6 ( attenzione però: da noi viene venduto come un 5-11-26 !!)
Vuoi quindi provare a farti un fertilizzante in casa??
come?
esaminiamo allora le sostanze presenti nell'Hydrosol:
Potassio nitrato : KNO3, p.m. 101 - NPK:14. 0. 47 Potassio Fosfato mono: KH2 PO4, p.m. 136 - NPK: 0. 52. 34 |
se mescoliamo 10 gr di KNO3 e 10 gr di KH2 PO4 avremo 20 gr di fertilizzante
contenente NPK nel rapporto di 7 - 26 - 40. Aumentando uno o l'altro dei due
componenti varieremo anche i rapporti di NPK a nostro piacimento.
Altra sostanza interessante è il Nitrato d'ammonio, NH4 NO3, p.m. 80, ( 35-0-0 ). Esso contiene l'azoto nelle due forme, ammoniacale ( NH4) e nitrica ( NO3). Poiché sembra che le piante utilizzino entrambe queste due forme azotate, il nitrato d'ammonio è un ottimo fertilizzante, utile in particolare quando si vuol fornire molto azoto.
In definitiva,
analizzando le varie formule della Peters e di altre case, possiamo notare che
queste ditte utilizzano le seguenti sostanze:
Nitrato di potassio (14-0-47), Potassio fosfato mono ( 0-52-34),
Potassio fosfato bibasico ( 0-54-41), Ammonio fosfato ( 12-62-0),
urea (sconsigliabile, come visto prima), Ammonio solfato ( 21-0-0)
ed Ammonio nitrato ( 35-0-0).
A seconda di quelle sostanze che riusciamo a procurarci e perdendo qualche minuto
in calcoli chimici, possiamo fabbricarci in casa un buon fertilizzante su misura, e contenente NPK in concentrazione variabile a seconda della stagione, delle nostre esigenze e delle nostre
idee.
Possiamo cioè variare a piacere i rapporti tra N, P e K.
Tornando all'uso dei fertilizzanti, sui testi di coltivazione e su molti siti web ( che di norma ripetono e copiano in modo acritico quello che è stato scritto da altre parti) si trovano alcune affermazioni, che troppo spesso sanno di luogo comune o, peggio ancora, di "leggenda metropolitana", non supportate cioè da studi scientifici.
Vediamo alcuni
di questi luoghi comuni:
1. si dice che chi coltiva in bark deve usare la formulazione 30.10.10, basandosi
sull'idea che i batteri e funghi, che degradano il bark, sottraggano prezioso
azoto alla pianta. Da qui il consiglio di usare il 30.10.10 per supplire a questo
furto. In realtà così facendo noi nutriamo ben bene questi microrganismi,
con il risultato di degradare molto più rapidamente il bark. Se poi pensiamo
che tutte queste formulazioni commerciali contengono l'azoto sotto forma di urea, ci rendiamo
conto che si tratta di un consiglio quantomeno "sballato"...
2. si legge di usare in primavera il 30.10.10, poi verso l'estate di passare
al bilanciato 20.20.20 e poi in autunno al blossom booster ( induttore di fioritura
), cioè al 10-30-20.
In realtà non c'è nessuno studio scientifico a supporto di queste
affermazioni.
Tutt'altro... ci sono stati studi che hanno contraddetto queste affermazioni!!
Le piante assorbono quello che a loro serve, NON quello che a tutti i costi
gli propiniamo noi!!
A mio giudizio
quindi un buon concime idrosolubile e senza urea può essere usato tutto
l'anno; sarà la pianta infatti ad assorbire le sostanze nelle quantità
necessarie ed utili in quel momento. E' probabile che i fertilizzanti commerciali
contengano troppo fosforo (P), che è utile soprattutto nei terricci per
floricoltura, ma serve molto a poco nei nostri substrati. Se poi sei convinto
che sia utile modificare i rapporti tra N.P.K. nelle varie stagioni, puoi integrare
questo concime idrosolubile con del nitrato di calcio o altri elementi che ritieni
utili.
Per quel che concerne il ritmo delle fertilizzazioni, mi sembra logico usare
il fertilizzante continuativamente ma a concentrazioni diluite. Non ha senso
usare una botta di fertilizzante ogni tanto, in quanto il nostro substrato di
cultura è sempre molto drenante, per cui il fertilizzante viene perso
in gran parte subito dal vaso. Inoltre non è logico sottoporre la pianta
ad un'indigestione saltuaria e mantenerla a "digiuno" per il resto
del tempo.
Anche noi mangiamo tutti i giorni, non una volta al mese!!.
Per calcolare quanto
fertilizzante stiamo dando alle piante, si possono utilizzare due metodi:
1. usare un conduttimetro. Si tratta di un'ottima spesa, in quanto questo piccolo
strumento a pile ci permette di sapere, pur con una certa approssimazione, quanti
ioni stiamo dando alle nostre piante. Ovviamente i dati del conduttimetro tengono
conto solo della conducibilità elettrica dei sali disciolti nell'acqua
sotto forma di ioni mobili, e non ci danno un'indicazione qualitativa di essi;
inoltre non misura i sali organici, per cui l'urea, la solita terribile urea,
non viene rilevata dallo strumento!! Dal punto di vista pratico, misuriamo con
il conduttimetro l'acqua di base, poi aggiungiamo i fertilizzanti fino ad ottenere
il valore cercato. A seconda delle necessità e dei periodi possiamo ritenere
ottimale portare la conducibilità a 300-400 microsiemens. Se vogliamo
spingere la pianta, possiamo arrivare anche a 600-800 microsiemens.
2. Esiste anche un modo economico e semplice per calcolare la quantità
di fertilizzanti presente nella nostra soluzione: si tratta di esprimere i sali
minerali come ppm, cioè parti per milione, cioè 0.001 grammi per
litro di acqua.
Una semplice formula per calcolare la ppm è la seguente:
dose in grammi del fertilizzante x percentuale del macroelemento/100/volume di acqua/0.001
Per esempio, utilizzando
5 grammi di un fertilizzante 20-20-20 in 10 litri d'acqua, il calcolo dell'azoto
(N) come ppm è:
5 x 20/100/10/0.001= 100 ppm.
Lo stesso vale per il P e K ma devi prima fare la conversione da ossidi ad elementi,
come ho scritto sopra, per avere i veri valori in P e K.
Ritengo che usare 100-150 ppm di N ad ogni irrigazione nei mesi di sviluppo
vegetativo sia molto utile, anche se so di grandi coltivatori stranieri che
usano costantemente 200-250 ppm di N con saltuarie pompate a 400 ppm.
Non c'è
una relazione diretta tra ppm e microsiemens, anche se approssimativamente possiamo
farle coincidere.
A titolo di esempio riporto la relazione tra ppm e microsiemens
di alcune sostanze:
1 ppm = microsiemes/cm
Potassio nitrato KNO3: 1.1
Potassio fosfato mono: 0.6
potassio fosfato bibasico: 1.04
urea: 0
solfato di magnesio: 0.8
Potassio solfato: 1.2
Poiché l'elemento principale delle nostre fertilizzazioni è l'azoto, quando usiamo un fertilizzante commerciale NPK ci conviene calcolare solo l'azoto come ppm e quindi dosiamo il fertilizzante su questo parametro; fosforo e potassio verranno a ruota. Quindi di norma, a seconda delle nostre necessità, useremo l'azoto da 100 a 200 ppm. Ovviamente nei periodi di maggior sviluppo vegetativo, se lo riteniamo utile, possiamo aumentare questo valore, e ridurlo in inverno, periodo di scarsa crescita vegetativa.
Ricordo anche l'estrema importanza di mantenere una stretta relazione tra
luce, temperatura e fertilizzazioni.
Questi parametri devono essere sempre bilanciati tra loro. Ad un'aumento della luce, cioè, deve corrispondere un aumento della temperatura ed un aumento della fertilizzazione. Guai a forzare le piante con troppo azoto quando è inverno: siccome c'è poca luce e fa' freddo la pianta svilupperebbe getti e foglie molli e deboli, facilmente attaccabili da insetti e malattie.
ricordati dello YIN e YANG della coltivazione delle orchidee!! rispetta l'equazione culturale nei rapporti tra luce, temperatura, acqua, fertilizzazione e circolazione d'aria !! devi sempre rispettare il perfetto equilibrio tra questi parametri |
Infine, non scordare che le piante necessitano assolutamente di magnesio (Mg), che sta' alle piante come il ferro sta' a noi. Poichè molti concimi commerciali non contengono magnesio o ne contengono troppo poco, ritengo possa essere utile aggiungere del solfato di magnesio ( sale inglese o di Epson) al nostro regime di fertilizzazioni.
Per ricapitolare,
puoi farti quindi un buon fertilizzante in casa usando alcune delle sostanze
che ho segnalato prima.
Se invece
preferisci un fertilizzante commerciale, ritengo che il Peters
Hydrosol sia eccellente a tutti gli effetti, in quanto completo, senza
urea ed idrosolubile. Può essere usato benissimo anche per via foliare.
Secondo me è però utile una sua integrazione con calcio nitrato (CaNO3) e solfato di magnesio.
Peters hydrosol è in verità un 5-4.8-21.6 Siccome l'N potrebbe essere poco, possiamo aggiungerci a nostro piacimento del Calcio nitrato, aumentandolo o diminuendolo in base alle nostre esigenze. Si può anche aggiungere il potassio nitrato (12+0+35.7) se si vuole aumentare contemporaneamente azoto e potassio.
Se, per es., a 1,2 gr/litro di Hydrosol aggiungiamo 1,1 gr/litro di calcio nitrato otteniamo un fertilizzante che fornisce, come ppm, N 165 P 57 K 259 Mg 36 Ca 150
il calcio nitrato va però preparato in una tanica separata dall'hydrosol e aggiunto alla soluzione finale solo dopo che gli altri elementi si sono ben sciolti, per evitare problemi di precipitazione di fosfati e solfati di calcio.
La sequenza ottimale quindi è:
aggiungere
all'acqua di irrigazione prima
l'hydrosol,
poi
il magnesio solfato e
infine
il calcio nitrato.
|
Un rapporto consigliabile tra queste sostanze è 5:2:4
Finora abbiamo parlato di fertilizzanti chimici. Un'ottima ed efficace alternativa a questi elementi chimici è usare un concime organico, ad esempio guano o letame. Ottimi risultati li ho avuti usando del tè di letame ( o di guano), mettendo cioè del letame in acqua ed utilizzando il brodo risultante. A parte l'odore, i risultati sono ottimi. Alcuni tra i migliori coltivatori americani usano come fertilizzante solo tè di letame. I letami sono diversi tra loro come contenuto in azoto; io ritengo che il guano, cioè letame di uccelli molto stagionato, sia utile e sicuro; sconsiglio la pollina, cioè il letame fresco di pollo, che brucia invece le radici. Si può fare questo tè però con quasi altro letame.
letame
|
N azoto %
|
P fosforo %
|
K potassio %
|
pollo
|
30
|
14
|
7
|
mucca
|
10
|
3
|
8
|
cavallo
|
15
|
5
|
13
|