Cymbidium
Gianantonio Torelli, M.D.
rev 2015

Introduzione
Distribuzione
Classificazione
Coltivazione
Dati metereologici di un tipico habitat di Cymbidium
Substrato
Fertilizzazione
Rinvaso
Cure mensili
Richieste culturali
Aria ed acqua
Malattie
Riproduzione




questa foto rende omaggio a Berto Voltolini, l’anziano aiutante dell’autore, vicino ai suoi Cymbidium, fioriti dopo un’estate all’aperto.
Berto è purtroppo scomparso qualche anno fa.

Introduzione


I Cymbidium sono tra le orchidee più facilmente reperibili in commercio, dopo le Phalaenopsis e le "Cambia"; nelle festività invernali e primaverili è facile trovare piante di Cymbidium fiorite in vendita al mercato, nei negozi di fioristi o nei garden center. È facile regalarne uno o riceverne uno in regalo. I guai iniziano quando, passata la fioritura, non si sa come trattare questa pianta, che quasi sempre languisce in un angolo della casa o del giardino, rifiutandosi di fiorire anno dopo anno. Ma è davvero così difficile far rifiorire questa orchidea? Assolutamente no. Anzi, le cure che richiede sono pochissime, a condizione di conoscere bene le sue richieste culturali. E soprattutto, se ben trattata, fiorisce con incredibile regolarità e facilità. E di solito, una volta che riusciamo a farla rifiorire, ci attacca il virus dell’orchidofilia, quella malattia che ci fa amare così tanto queste bellissime piante. Io, come tanti altri amici, ho iniziato con un Cymbidium; la soddisfazione di averlo fatto fiorire, mi ha fatto passare ad altre orchidee, sempre più difficili da far fiorire e studiarle dal punto di vista botanico ed evolutivo.

Ma veniamo ai Cymbidium. Sono per lo più orchidee epifite, che crescono cioè sulla corteccia degli alberi; talora possono essere semi-terrestri, quando crescono alla base degli alberi, in humus fogliare; oppure, ma molto più raramente, litofite, quando crescono sulle rocce. Sono caratterizzate da grosse radici carnose, ricoperte da un velamen bianco. Hanno sviluppo simpodiale, in quanto producono il nuovo getto annualmente su di un corto rizoma; col passare degli anni gli pseudobulbi risultano quindi strettamente ammassati fra loro.
Ogni pseudobulbo porta da 3 a 12 foglie, che in certe specie sono dure e coriacee, mentre in altre sono sottili e flessibili. L’inflorescenza può essere eretta, arcuata o pendula ed emerge, per lo più, in autunno dalla base dello pseudobulbo maturo. Il fiore, come in tutte le orchidee, è costituito all’esterno da un sepalo dorsale e da due sepali laterali, all’interno da due petali e da un labello, che è la parte più vistosa e colorata del fiore, ed il cui fine è quello di attirare, in natura, l’insetto impollinatore. L’antera porta due pollinia. Lo stigma è posto sotto la colonna, direttamente dietro l’antera.

Il numero dei cromosomi nel genere Cymbidium è di 40.


Distribuzione
Il genere Cymbidium è distribuito principalmente nel Sud Est asiatico, dal Nord ovest dell’India ( Sikkim, Khasia Hills, etc) sino al Giappone: si spinge però in basso, con alcune specie endemiche, sino all’Australia. Cresce per lo più sopra i 1000 mt d’altezza; solo poche specie (C.aloifolium e C.finlaysonianum, ad es.) crescono a livello del mare


Classificazione
Il genere Cymbidium fu stabilito da Olof Swartz nel 1799, quando trasferì l’Epidendrum aloifolium Linnaeus nel nuovo genere Cymbidium, col nome di Cymbidium aloifolium (L) Sw, in Nova Acta Regiae Societatis Scientiarum Upsaliensis 6: 70. 1799.
 
Cribb anni fa riconobbe nel genere Cymbidium 5 subgeneri (subgeneri Cymbidium, Cyperorchis, Jensoa, Geocymbidium, Pachyrhizanthe) con 44 specie .

Oggi (2015) sono riconosciute invece 82 specie

genere Cymbidium Swartz.

Orchidaceae 


Coltivazione

Già ai tempi di Confucio (551- 479 Avanti Cristo) diverse specie di Cymbidium erano coltivate in Cina per la loro eleganza, bellezza e profumo. L’arrivo in Europa del C. insigne, ai primi di secolo scorso, diede un impulso alla loro coltivazione ed ibridazione. È da notare che per tantissimi anni solo alcune specie (C.eburneum, C. hookerianum, C. insigne, C. lowianum, C.tracyanum, C.sanderae, C.erythrostylum) hanno contribuito allo sviluppo degli ibridi attuali. Recentemente però l’ibridazione si è rivolta anche verso i cosidetti “minicymbidium” utilizzando Cymbidium a fiore piccolo, come C.pumilum, C.devonianum e C.ensifolium, oppure i cosidetti "cascade" ad inflorescenze pendule, in cui entrano specie ad inflorescende pendule ( C.devonianum, C. floribundum,  C. madidium, C. lowianum...   )

La coltivazione dei Cymbidium è assai semplice, ove si rispettino le seguenti regole generali: usare un substrato assai drenante ma che mantenga al contempo l’umidità, dare molta, molta luce ed acqua d’estate, fertilizzare bene, ed esporre la pianta a temperature fresche in autunno, proteggendole però dal gelo. Queste note culturali valgono soprattutto per l’Italia settentrionale, ove ho esperienza culturale diretta. Da notare che nelle zone centro-meridionali, più calde e quindi a clima più favorevole, possono essere lasciate all’aperto più a lungo, anche tutto l'anno.

Osservate con attenzione la tabella allegata, che rappresenta la situazione climatologica di un habitat tipico del classico Cymbidium a fiori larghi, habitat situato nel nord dell’India, nel Sikkim: è interessante notare come la pioggia passi da 6 mm a dicembre a 395 mm a giugno e addirittura a 582 mm a luglio; in inverno invece non piove quasi mai e le giornate sono soleggiate e fresche.
Seguite con scrupolo le preziose indicazioni di questa tabella!!!

Dati metereologici di un tipico habitat di Cymbidium, a Kalimpong, Sikkim (Nord Est dell'India)

  gen feb mar apr mag giu lug ago sett ott nov dic
pioggia, mm 11.4 38.1 28.7 65.8 113 395 582 487 277 65 7.4 6.0
temp max C° 15.5 16 20 22.8 23.5 23.8 24 23.7 23.5 22 19.3 16.3
temp min C° 7.7 8.8 11.5 14.6 16.8 18.8 19.5 19.5 18.5 15.8 11.5 8.0
giorni di pioggia/mese 2 3 4 7 9 16 24 22 12 4 1 1
umidità % 73 68 57 58 74 84 86 85 85 79 75 76

Per semplicità di esposizione, divido i Cymbidium ed i loro ibridi in tre gruppi, a seconda delle loro origini ambientali e quindi delle loro esigenze culturali.

Il primo gruppo è quello delle specie himalayane e cinesi a fiori larghi, progenitori di quasi tutti gli ibridi standard, cioè di quei cymbidium che possiamo acquistare con facilità nei negozi di fiori o nei garden center; tra questi ricordo: C.tracyanum, C.lowianum, C.erythraeum, C.hookerianum, C.eburneum, C.insigne, C.erythrostlylum, C.sanderae, etc. 

cymbidium erythrostylum
Cymbidium erytrhrostylum

cymbidium eburneum
Cymbidium eburneum

cymbidium erythraeum

Cymbidium erythraeum

cymbidium iridioides

Cymbidium iridioides

In natura crescono tra 1000 e 3000 mt; sono piante epifite e crescono su tronchi e rami di grandi piante, in foreste montane; il clima è caratterizzato, come si è visto nella tabella precedente, da estati calde ed umide e da inverni freddi e secchi. Durante l’estate richiedono perciò un'ottima esposizione alla luce; si possono proteggere un pò dal sole di mezzogiorno, se si ha paura che questo possa bruciare le foglie; ideale sarebbe non superare i 30°C, mantenendo una buona umidità ambientale, ma crescono molto bene nel sud Italia, con temperature anche molto maggiori. E' perciò assai utile tenere d’estate i Cymbidium all’aperto, in terrazzo od in giardino; durante questo periodo bisogna innaffiare molto abbondantemente e fertilizzare con regolarità; io preferisco in questa stagione usare il concime ad ogni innaffiatura, anche se diluito rispetto alla dose consigliata dal produttore.
Verso la fine dell’estate può essere favorevole, per avere una fioritura regolare, che la temperatura scenda verso i 10°C di notte; è proprio questa esposizione al freddo che può aiutare nell'indurre la fioritura!! Contemporaneamente bisogna ridurre le annaffiature; ai primi di novembre, al nord Italia, dobbiamo ricordarci di riparare le piante dal gelo, anche se questi Cymbidium possono resistere ad una leggera gelata; ma è meglio non provare! non vedo la necessità di esporre queste piante a condizioni estreme.
Con dicembre bisogna sospendere quasi del tutto le annaffiature, che devono essere assai parche e sporadiche, pur se è preferibile mantenere sempre umido il substrato. Tenendo conto che nel Sikkim d'inverno le giornate sono molto luminose e c'è sole quasi tutti i giorni, e che spesso questi Cymbidium sono epifite su alberi a foglia caduca, ciò suggerisce che anche noi dobbiamo esporre i nostri cymbidium a buona luce; ricordarsi che la pianta continua la fotosintesi anche d'inverno!

Se tutto è andato bene, durante la coltivazione estiva, quando ritiriamo la pianta potremmo già osservare l'inizio dell'inflorescenza, che spunta dalla base dello pseudobulbo; la distinguiamo facilmente da un nuovo getto vegetativo in quanto essa è rotonda in sezione, ha una punta smussa ed se la premiamo tra due dita, è molto più “consistente” di quanto non sia il getto vegetativo. In circa tre mesi si avrà la fioritura, di solito tra febbraio e marzo.

Terminata la fioritura, se necessario, si rinvasa; quando il nuovo getto vegetativo prende vigore si aumenta gradualmente l’innaffiatura ed il ciclo riprende.

Il secondo gruppo comprende le specie himalayane e cinesi a fiore piccolo; tra queste ricordo: C.devonianum, C.pumilum, C.ensifolium, C.sinense, C.goeringii, C.elegans etc.
In natura crescono fino a 2000 mt, sono semiterrestri e crescono in humus fogliare; hanno però anch’esse radici assai grosse di diametro, per cui richiedono un substrato simile alle epifite; si può aggiungere a piacere sfagno, foglie di faggio e/o torba. Necessitano di maggiore umidità e sopportano un inverno fresco. 
il Cymbidium sinense è stato oggetto nei secoli a selezione culturale, in particolare in Cina, Taiwan e Japan e lo si trova sempre di più in vendita anche nelle nostre mostre di orchidee.
Può essere perciò di un certo interesse, in caso di acquisto, sapere come ora vengono chiamate le varie classi orticulturali, in base alle loro caratteristiche: 

Qihua (fiori con forme peculiari), a sua volta diviso, in base alla morfologia dei sepali, in: Heban type (lotus-petal-like sepals), Meiban type (plumpetal-like sepals), Dieban type (butterfly-petallike sepals or petals ), Shuixianban type (narcissus-petal-like sepals, ).
Sehua (l'intero fiore ha differenti e brillanti colori) diviso in: Suxin type (white labellum with a single color for other structures of the flower) e Caihua type (various brilliant colors for the whole flower)
Yeyi (foglie con vari colori ed aspetto, comprese quelle variegate) diviso in: Xianyi type (yellow or white lines/spots with inner green leaf), Aizhong type (dwarf leaf), Shuijing type (hyalo-white leaf tissue in apexes or margin, and even in the vein of leaf), and Duoyi type (the cultivars exhibiting combined morphological characteristics of multiple Yeyi types).

cymbidium sinense
Cymbidium sinense

cymb. elegans  

cym, elegans1

Cymbidium elegans

Il terzo gruppo comprende i Cymbidium tropicali o subtropicali, tra cui: C.aloifolium, C.dayanum, C.suave, C.finlaysonianum, etc. Crescono per lo più a basse altitudini; richiedono una atmosfera costantemente umida e calda; è perciò utile una serra; la temperatura non dovrebbe mai scendere sotto i 16-18° di notte; d’inverno necessitano di molta luce e non vogliono l’asciutto dei Cymbidium himalayani, anche se desiderano meno acqua che d’estate, perchè non vanno in vero riposo.

cymbidium dayanum

Cymbidium dayanum

Substrato

Poiché gli ibridi coltivati derivano per la gran parte dai Cymbidium del 1° gruppo, prendiamo ora in esame il substrato più indicato per queste specie. Come detto, sono piante epifite, che crescono in natura su tronchi e rami di alberi; il substrato perciò deve essere assai drenante ed aperto; ideale è il bark ( pezzetti di corteccia di conifera ) di pezzatura medio-grossa ( 1-2 cm ), con aggiunta di pezzettini di carbonella ( 1-2 cm) e di polistirolo, in proporzione di 3:1:1; si possono però anche aggiungere pezzi grossolani di torba fibrosa o di gommaspugna oppure perlite o foglie di faggio sminuzzate o terriccio di bosco setacciato per eliminare la parte più sottile; questi materiali servono per mantenere l’umidità all’apparato radicale. Molto dipende da quanto innaffia il coltivatore: più si innaffia, più deve essere drenante il substrato.
Un substrato che sto sperimentando, con apparente buoni risultati, è torba/perlite in rapporto di 3:1 circa.
Ricordarsi che il vaso deve avere abbondanti fori di drenaggio; se ce ne fossero pochi, ne vanno praticati altri con il trapano o con un cacciavite arroventato sulla fiamma o con una forbice.
Il Cymbidium può essere coltivato anche in lana di roccia per floricultura (Grodan, ad esempio), come certamente avrete notato in certi Cymbidium che si acquistano nei garden center, e che sono di solito importati dall’Olanda; per uso domestico sconsiglio però l’uso della lana di roccia, sia per il “fastidio” che genera la lana di roccia a contatto con la pelle del coltivatore, sia perché richiede un rigoroso regime di fertilizzazione (è sostanzialmente un sistema idroponico).

Fertilizzazione

È consigliabile fertilizzare, in particolare nei mesi di crescita attiva (da maggio a tutto settembre) usando un concime di elevata qualità, tipo il Peters o Grow More. Secondo uno schema classico in floricultura, si inizia a primavera con un 20-20-20, per passare a giugno ad un 30-10-10; da settembre è consigliabile usare un fertilizzante povero in azoto e ricco in fosforo, tipo il 10-30-20, per aiutare la fioritura; ricordarsi che per le orchidee sono preferibili i fertilizzanti senza urea (ma rari in commercio in Italia), perché l’urea richiede molto tempo prima di essere resa disponibile per le radici (deve essere trasformata da un enzima, l’ureasi) e le radici da sole riescono ad assorbirne solo in modesta quantità; questo significa, in pratica, che un 20-20-20 contenente urea in realtà non fornisce il 20 di azoto, ma molto di meno, se usiamo un substrato molto aperto, in cui non si deposita per essere trasformata dall'ureasi batterica; potrebbe invece andar bene se usiamo un substrato più "chiuso", ricco di terriccio o torba. Si possono anche usare fertilizzanti slow-release, tipo Osmocote, oppure i pellets di letame, mescolati al composto. Io uso anche con buoni risultati del tea di letame o di guano, ottenuto lasciando in infusione un po’ di letame/guano in acqua, ed usando questo tea (filtrato dal letame/guano) quasi ad ogni annaffiatura.
Nel periodo estivo, di maggior crescita, ogni tanto integrare con nitrato di calcio e ricordarsi di usare invece con una certa regolarità il solfato di magnesio ( sali di Epsom per gli anglosassoni).
Un fertilizzante che sto provando da quest'anno è il Rain mix di Akerne, che poi è la MSU formula, NPK 13+3+15+11CaO+3MgO. Uso questo fertilizzante con acqua osmotica,  stando sui 300 microsiemens ( 190 TDS), ma questo valore può essere modificato a piacere.

Rinvaso

Si rinvasa in primavera, preferibilmente; ma quando? quando il substrato è ormai decomposto oppure se il vaso è troppo piccolo. Non rinvasare in vaso troppo grande, perché sembra ( ma userei il condizionale.. ;) ) che la costrizione della pianta in un vaso piccolo ne favorisca la fioritura. Ricordarsi di aumentare sempre nei vasi nuovi i fori di drenaggio sul fondo, per permettere uno scolo rapido dell’acqua di annaffiatura.

Cure mensili

( riferite a coltivazione nel nord Italia. Nel centro sud, le temperature sono più miti, e permettono di tenere la pianta all'aperto per buona parte dell'anno.)

Marzo: molti Cymbidium sono ancora in fiore, per cui vanno lasciati in pace. Possiamo invece controllare quelli sfioriti; se il substrato ci sembra vecchio e marcio, o se la pianta ha riempito completamente il vaso, dobbiamo pensare al rinvaso; in ogni caso tagliamo gli steli floreali secchi, le foglie secche e malate e le radici marce; togliamo gli pseudobulbi troppo vecchi, che imbruttiscono il vaso; se sono sodi e sani, metterli aparte in un vasetto, dopo qualche mese possono fare un getto vegetativo da un occhio dormiente. Innaffiare con cautela, e solo se il substrato è secco e/o se la giornata è molto calda.

Aprile: gli ultimi Cymbidium terminano di fiorire, per cui possiamo completare il rinvaso di tutte le nostre piante. Aumentare progressivamente l’innaffiatura, quando si nota che il nuovo getto prende vigore vegetativo. Se è terminato il pericolo del gelo, possiamo mettere le piante all’aperto, evitando però una brusca esposizione al sole, che brucerebbe le foglie.

Maggio: aumentare le annaffiature; si può iniziare a fertilizzare, usando un concime molto diluito; le piante possono essere messe all’aperto senza più paura.

Giugno-luglio-agosto: innaffiare molto spesso, anche quotidianamente, in particolare se le giornate sono molto calde ed afose. Se abbiamo provveduto ad abituare in aprile le piante alla luce esterna, è possibile esporre le piante quasi al pieno sole; in questo caso le foglie diventeranno verde chiaro. Ricordarsi che le piante più ricevono luce ( senza bruciarsi !), più producono sostanze energetiche e nutritive (fotosintesi); ma hanno anche più bisogno di acqua e fertilizzante!
Questi sono i mesi principali per lo sviluppo degli pseudobulbi, in quanto la crescita e la maturazione degli pseudobulbi è limitata ai mesi estivi.

Settembre: le giornate si accorciano e la luce diminuisce; diminuire parimenti le annaffiature e le fertilizzazioni. L’abbassamento della temperatura notturna è un fattore che favorisce la fioritura.

Ottobre: ridurre in modo drastico le annaffiature; riparare le piante tenute all’aperto, al fine di proteggerle da improvvise gelate.

Novembre: portare le piante al coperto, in serra o in altri locali adatti. Sospendere in pratica le annaffiature. Le piante vanno tenute in un luogo luminoso e fresco.

Dicembre-gennaio-febbraio: le annaffiature saranno molto sporadiche, utili solo per evitare un eccessivo raggrinzimento degli pseudobulbi; le piante infatti sono in riposo, per cui le loro radici non sarebbero neppure in grado di assorbire un eccesso di acqua. Ricorda però che se in natura è vero che non piove, però si forma tutta le notti la rugiada!
Sorvegliare il getto floreale, che lentamente si sviluppa nei mesi invernali; se è molto lungo, conviene aiutarlo, legandolo con attenzione ad un tutore. Esistono però anche ibridi a stelo ricadente, i cosiddetti "cascade". Durante l’inverno la maggior parte degli ibridi commerciali arriverà a fioritura. Se li si porta in ambiente riscaldato, tipo salotto, conviene aspettare che i fiori sino quasi aperti, perchè spesso gli steli  perdono i boccioli, non ancora aperti, se vengono portati da un ambiente fresco ed umido ad uno caldo e secco, come è un ambiente riscaldato da caloriferi.

                                                                                                            nuovo getto floreale formatosi ad ottobre

Richieste culturali

Dove mettere la pianta? Mentre la pianta è in fiore, nel tardo inverno, deve essere tenuta dentro la casa o in una area protetta dove i fiori non possono essere colpiti da freddo, vento o pioggia. Almeno una volta alla settimana deve essere bagnata pesantemente ( quanto spesso dipende molto dal substrato di coltivazione!), portandola o in bagno oppure, se il clima lo permette, fuori dalla casa; dopo averla innaffiata a lungo, la si lascia drenare, e poi la si riporta in casa. Quando la pianta ha finito di fiorire, lo stelo floreale può essere rimosso con delle cesoie e la pianta può essere posizionata all’esterno, in modo da ricevere luce solare dalla mattina alla sera. Naturalmente bisogna stare molto attenti nei primi giorni, quando portiamo la pianta da casa ( ove riceve poca luce ) all’aperto ( ove riceve molta luce ); bisogna evitare cioè, in questi primi giorni, di esporla subito direttamente al sole, in quanto potrebbero bruciarsi le foglie. Quando la pianta si è adattata alla luce, la si sposta in zone sempre più soleggiate. Ricordarsi che più la pianta riceve luce, più essa cresce e si ingrossa, ma più deve ricevere acqua!! Idealmente le foglie di un Cymbidium, messo correttamente alla luce, dovrebbero diventare di un verde/giallino pallido. Se le foglie son verdi scuro, riceve poca luce! La pianta necessita di ombreggiatura solo nei giorni più caldi, quando la temperatura è sopra i 30°, e solo nelle ore di punta. Una situazione ideale è una struttura ombreggiata all’aperto, cosicché il sole, parzialmente filtrato, sia su di essa tutto il giorno. La percentuale ideale per l’ombreggiante è del 30-40%. Se abituiamo presto e bene la pianta, possiamo tenerla anche in pieno sole, con ottimi risultati in termini di fioritura. Se non hai una struttura ombreggiata all’aperto, la pianta può essere tenuta sotto un albero deciduo (pesco, susino o albicocco sono ideali). Evitare alberi con foglie troppo fitte perché forniscono troppa ombra ed potrebbero creare poi problemi alla fioritura del cymbidium. Allo stesso modo, controllare che posizioni lungo la casa o vicino a steccati solidi o a garage non siano tali da ridurre troppo la luce solare che la pianta riceve, in quanto questo potrebbe comprometterne il perfetto sviluppo. La luce è infatti il fattore più importante; la sua carenza può compromettere la produzione dei fiori. Le giovani piante, finché non hanno raggiunto la maturità, possono essere tenute in aree più ombreggiate.

Aria ed acqua Le piante non devono essere posizionate troppo vicine tra loro, perché ciò ridurrebbe il movimento d’aria ed incoraggerebbe le malattie. Idealmente le piante dovrebbero essere spaziate in modo che le foglie di una pianta non tocchino le foglie della pianta adiacente. Queste orchidee non sono danneggiate da forti venti; anzi una buona ventilazione evita molte malattie. In estate le piante devono essere bagnate pesantemente, almeno 2-3 volte alla settimana e se le piante sono in un substrato aperto dovrebbero essere bagnate addirittura ogni giorno. Se la tua fonte d’acqua non è di alta qualità, se ad esempio è troppo calcarea, non devi mai spruzzare in modo leggero le tue orchidee, poiché questo potrebbe causare un deposito di sali sul substrato; ciò comporterebbe seri problemi alla pianta, sino a comprometterne la fioritura; è meglio in questo caso innaffiare con grande abbondanza, in modo che l’acqua esca facilmente dai fori di drenaggio.
I Cymbidium sono piante molto resistenti e, per merito dei loro pseudobulbi, possono sopravvivere per lunghi periodi con poca acqua, anche durante i mesi più caldi; ma questo va a danno di un loro regolare sviluppo. Se hai la possibilità di un adeguato rifornimento di acqua piovana, usa questo tipo d’acqua, in quanto è l’ideale per tutte le orchidee; evita, se possibile, acqua troppo calcarea. Ottima è l'acqua da osmosi inversa, opportunamente addizionata di sali minerali.

Malattie

Se i Cymbidium sono ben ventilati e le annaffiature sono scrupolose ben poche sono le malattie che affliggeranno le vostre piante. Sorvegliare le punte delle foglie che possono annerire perché colpite da funghi o da eccesso di fertilizzanti o da problemi radicali: se questo colpisse più foglie, controllate lo stato delle radici, potrebbe star ad indicare un problema di marciume radicale. Attenti a non esporre in primavera i Cymbidium bruscamente al sole, perché ciò potrebbe bruciare le foglie; stare molto attenti durante la fioritura ai pidocchi che con fastidiosa puntualità tendono a colonizzare i boccioli: in questo caso spruzzare con Pirimor o prodotti analoghi.
In caso di malattie fungine, caratterizzate da macchie scure sulle foglie e/o da marciume degli pseudobulbi o delle radici, usare un fungicida rameico, che sono forse i meno tossici, oppure tipo Dithane, Folicur, Previcur, a seconda della patologia sospettata, rispettando però tutte le precauzioni del caso, in quanto si tratta di prodotti tossici per l’uomo, per le piante e per l’ambiente.
Ancor più cautela bisogna avere nell’uso degli insetticidi, quando si deve combattere le varie cocciniglie o gli acari o i pidocchi; questi insetticidi sono davvero tossici e pericolosi.

Riproduzione

Industrialmente viene eseguita per seme o, più comunemente, per meristema; si possono però comodamente riprodurre in casa, sezionando il rizoma durante il rinvaso e prelevando così qualche retrobulbo senza foglie; dovete metterlo in un vasetto con sfagno o bark/perlite o torba/perlite o perlite da sola, cioè in un substrato che trattenga l'umidità ma dreni bene; dopo qualche mese produrrà un nuovo getto vegetativo; a questo punto lo rinvasate in un substrato di pezzatura più fine del solito, arricchito di perlite e sfagno e/o foglie di faggio; in 1-2  anni arriverà a fiorire.  

retrobulbo fiorito dopo poco più di 1 anno...