Introduzione
Distribuzione
Classificazione
Coltivazione
Dati metereologici di un tipico habitat di Cymbidium
Substrato
Fertilizzazione
Rinvaso
Cure mensili
Richieste culturali
Aria ed acqua
Malattie
Riproduzione
questa foto rende omaggio a Berto
Voltolini, l’anziano aiutante dell’autore, vicino ai suoi Cymbidium,
fioriti dopo un’estate all’aperto.
Berto è purtroppo scomparso qualche anno fa.
I Cymbidium sono
tra le orchidee più facilmente reperibili in commercio, dopo le
Phalaenopsis e le "Cambia"; nelle festività invernali e
primaverili è facile trovare piante di Cymbidium fiorite
in vendita al mercato, nei negozi di fioristi o nei garden center.
È facile regalarne uno o riceverne uno in regalo. I guai
iniziano quando, passata la fioritura, non si sa come trattare questa
pianta, che quasi sempre languisce in un angolo della casa o del
giardino, rifiutandosi di fiorire anno dopo anno. Ma è davvero
così difficile far rifiorire questa orchidea? Assolutamente no.
Anzi, le cure che richiede sono pochissime, a condizione di conoscere
bene le sue richieste culturali. E soprattutto, se ben trattata,
fiorisce con incredibile regolarità e facilità. E di
solito, una volta che riusciamo a farla rifiorire, ci attacca il virus
dell’orchidofilia, quella malattia che ci fa amare così
tanto queste bellissime piante. Io, come tanti altri amici, ho iniziato
con un Cymbidium; la soddisfazione di averlo fatto fiorire,
mi ha fatto passare ad altre orchidee, sempre più difficili da
far fiorire e studiarle dal punto di vista botanico ed evolutivo.
Ma veniamo ai Cymbidium. Sono per lo più orchidee
epifite, che crescono cioè sulla corteccia degli alberi; talora
possono essere semi-terrestri, quando crescono alla base degli alberi,
in humus fogliare; oppure, ma molto più raramente, litofite,
quando crescono sulle rocce. Sono caratterizzate da grosse radici
carnose, ricoperte da un velamen bianco. Hanno sviluppo simpodiale, in
quanto producono il nuovo getto annualmente su di un corto rizoma; col
passare degli anni gli pseudobulbi risultano quindi strettamente
ammassati fra loro.
Ogni pseudobulbo porta da 3 a 12 foglie, che
in certe specie sono dure e coriacee, mentre in altre sono sottili e
flessibili. L’inflorescenza può essere eretta, arcuata o
pendula ed emerge, per lo più, in autunno dalla base dello
pseudobulbo maturo. Il fiore, come in tutte le orchidee, è
costituito all’esterno da un sepalo dorsale e da due sepali
laterali, all’interno da due petali e da un labello, che è
la parte più vistosa e colorata del fiore, ed il cui fine
è quello di attirare, in natura, l’insetto impollinatore.
L’antera porta due pollinia. Lo stigma è posto sotto la
colonna, direttamente dietro l’antera.
Il numero dei cromosomi nel genere Cymbidium è di 40.
Distribuzione
Il genere Cymbidium è
distribuito principalmente nel Sud Est asiatico, dal Nord ovest
dell’India ( Sikkim, Khasia Hills, etc) sino al Giappone: si
spinge però in basso, con alcune specie endemiche, sino
all’Australia. Cresce per lo più sopra i 1000 mt
d’altezza; solo poche specie (C.aloifolium e C.finlaysonianum, ad es.) crescono a livello del mare
Classificazione
Il genere Cymbidium fu stabilito da Olof Swartz nel 1799, quando trasferì l’Epidendrum aloifolium Linnaeus nel nuovo genere Cymbidium, col nome di Cymbidium aloifolium (L) Sw, in
Nova Acta Regiae Societatis Scientiarum Upsaliensis 6: 70. 1799.
Cribb anni fa riconobbe nel genere Cymbidium 5 subgeneri (subgeneri Cymbidium, Cyperorchis, Jensoa, Geocymbidium, Pachyrhizanthe) con 44 specie .
Oggi (2015) sono riconosciute invece 82 specie
genere Cymbidium Swartz.
Orchidaceae
Già ai tempi di Confucio (551- 479 Avanti Cristo) diverse
specie di Cymbidium erano coltivate in Cina per la loro eleganza,
bellezza e profumo. L’arrivo in Europa del C. insigne, ai primi
di secolo scorso, diede un impulso alla loro coltivazione ed
ibridazione. È da notare che per tantissimi anni solo alcune
specie (C.eburneum, C. hookerianum, C. insigne, C. lowianum,
C.tracyanum, C.sanderae, C.erythrostylum) hanno contribuito allo
sviluppo degli ibridi attuali. Recentemente però
l’ibridazione si è rivolta anche verso i cosidetti
“minicymbidium” utilizzando Cymbidium a fiore piccolo, come
C.pumilum, C.devonianum e C.ensifolium, oppure i cosidetti "cascade" ad
inflorescenze pendule, in cui entrano specie ad inflorescende pendule (
C.devonianum, C. floribundum, C. madidium, C. lowianum... )
La coltivazione dei Cymbidium è assai semplice, ove si rispettino le seguenti regole generali: usare
un substrato assai drenante ma che mantenga al contempo
l’umidità, dare molta, molta luce ed acqua d’estate,
fertilizzare bene, ed esporre la pianta a temperature fresche in
autunno, proteggendole però dal gelo.
Queste note culturali valgono soprattutto per l’Italia
settentrionale, ove ho esperienza culturale diretta. Da notare che
nelle zone centro-meridionali, più calde e quindi a clima
più favorevole, possono essere lasciate all’aperto
più a lungo, anche tutto l'anno.
Osservate
con attenzione la tabella allegata, che rappresenta la situazione
climatologica di un habitat tipico del classico Cymbidium a fiori
larghi, habitat situato nel nord dell’India, nel Sikkim: è
interessante notare come la pioggia passi da 6 mm a dicembre a 395 mm a
giugno e addirittura a 582 mm a luglio; in inverno invece non piove
quasi mai e le giornate sono soleggiate e fresche.
Seguite con scrupolo le preziose indicazioni di questa tabella!!!
Dati metereologici di un tipico habitat di Cymbidium, a Kalimpong, Sikkim (Nord Est dell'India)
gen | feb | mar | apr | mag | giu | lug | ago | sett | ott | nov | dic | |
pioggia, mm | 11.4 | 38.1 | 28.7 | 65.8 | 113 | 395 | 582 | 487 | 277 | 65 | 7.4 | 6.0 |
temp max C° | 15.5 | 16 | 20 | 22.8 | 23.5 | 23.8 | 24 | 23.7 | 23.5 | 22 | 19.3 | 16.3 |
temp min C° | 7.7 | 8.8 | 11.5 | 14.6 | 16.8 | 18.8 | 19.5 | 19.5 | 18.5 | 15.8 | 11.5 | 8.0 |
giorni di pioggia/mese | 2 | 3 | 4 | 7 | 9 | 16 | 24 | 22 | 12 | 4 | 1 | 1 |
umidità % | 73 | 68 | 57 | 58 | 74 | 84 | 86 | 85 | 85 | 79 | 75 | 76 |
Per semplicità di esposizione, divido i Cymbidium ed i loro ibridi in tre gruppi, a seconda delle loro origini ambientali e quindi delle loro esigenze culturali.
Il primo gruppo è quello delle specie himalayane e cinesi a fiori larghi, progenitori di quasi tutti gli ibridi standard, cioè di quei cymbidium che possiamo acquistare con facilità nei negozi di fiori o nei garden center; tra questi ricordo: C.tracyanum, C.lowianum, C.erythraeum, C.hookerianum, C.eburneum, C.insigne, C.erythrostlylum, C.sanderae, etc.
Cymbidium erytrhrostylum
Cymbidium eburneum
Cymbidium erythraeum
Cymbidium iridioides
In natura crescono tra 1000 e 3000 mt; sono piante epifite e crescono
su tronchi e rami di grandi piante, in foreste montane; il clima
è caratterizzato, come si è visto nella tabella
precedente, da estati calde ed umide e da inverni freddi e secchi.
Durante l’estate richiedono perciò un'ottima esposizione
alla luce; si possono proteggere un pò dal sole di mezzogiorno,
se si ha paura che questo possa bruciare le foglie; ideale sarebbe non
superare i 30°C, mantenendo una buona umidità ambientale, ma
crescono molto bene nel sud Italia, con temperature anche molto
maggiori. E' perciò assai utile tenere d’estate i
Cymbidium all’aperto, in terrazzo od in giardino; durante questo
periodo bisogna innaffiare molto abbondantemente e fertilizzare con
regolarità; io preferisco in questa stagione usare il concime ad
ogni innaffiatura, anche se diluito rispetto alla dose consigliata dal
produttore.
Verso la fine dell’estate può essere favorevole, per avere
una fioritura regolare, che la temperatura scenda verso i 10°C di
notte; è proprio questa esposizione al freddo che può
aiutare nell'indurre la fioritura!! Contemporaneamente bisogna ridurre
le annaffiature; ai primi di novembre, al nord Italia, dobbiamo
ricordarci di riparare le piante dal gelo, anche se questi Cymbidium
possono resistere ad una leggera gelata; ma è meglio non
provare! non vedo la necessità di esporre queste piante a
condizioni estreme.
Con dicembre bisogna sospendere quasi del tutto le annaffiature, che
devono essere assai parche e sporadiche, pur se è preferibile
mantenere sempre umido il substrato. Tenendo conto che nel Sikkim
d'inverno le giornate sono molto luminose e c'è sole quasi tutti
i giorni, e che spesso questi Cymbidium sono epifite su alberi a foglia
caduca, ciò suggerisce che anche noi dobbiamo esporre i nostri
cymbidium a buona luce; ricordarsi che la pianta continua la
fotosintesi anche d'inverno!
Terminata la
fioritura, se necessario, si rinvasa; quando il nuovo getto vegetativo
prende vigore si aumenta gradualmente l’innaffiatura ed il ciclo
riprende.
Il secondo gruppo comprende le specie himalayane e cinesi a fiore piccolo; tra queste ricordo: C.devonianum, C.pumilum, C.ensifolium, C.sinense, C.goeringii, C.elegans etc.
In natura crescono fino a 2000 mt, sono semiterrestri e crescono in
humus fogliare; hanno però anch’esse radici assai grosse
di diametro, per cui richiedono un substrato simile alle epifite; si
può aggiungere a piacere sfagno, foglie di faggio e/o torba.
Necessitano di maggiore umidità e sopportano un inverno
fresco.
il Cymbidium sinense è
stato oggetto nei secoli a selezione culturale, in particolare in Cina,
Taiwan e Japan e lo si trova sempre di più in vendita anche
nelle nostre mostre di orchidee.
Può essere perciò
di un certo interesse, in caso di acquisto, sapere come ora vengono
chiamate le varie classi orticulturali, in base alle loro
caratteristiche:
Cymbidium sinense
Cymbidium elegans
Il terzo gruppo comprende i Cymbidium tropicali o subtropicali, tra cui: C.aloifolium, C.dayanum, C.suave, C.finlaysonianum, etc. Crescono per lo più a basse altitudini; richiedono una atmosfera costantemente umida e calda; è perciò utile una serra; la temperatura non dovrebbe mai scendere sotto i 16-18° di notte; d’inverno necessitano di molta luce e non vogliono l’asciutto dei Cymbidium himalayani, anche se desiderano meno acqua che d’estate, perchè non vanno in vero riposo.
Cymbidium dayanum
Poiché gli ibridi coltivati derivano per la gran parte dai
Cymbidium del 1° gruppo, prendiamo ora in esame il substrato
più indicato per queste specie. Come detto, sono piante epifite,
che crescono in natura su tronchi e rami di alberi; il substrato
perciò deve essere assai drenante ed aperto; ideale è il
bark ( pezzetti di corteccia di conifera ) di pezzatura medio-grossa (
1-2 cm ), con aggiunta di pezzettini di carbonella ( 1-2 cm) e di
polistirolo, in proporzione di 3:1:1; si possono però anche
aggiungere pezzi grossolani di torba fibrosa o di gommaspugna oppure
perlite o foglie di faggio sminuzzate o terriccio di bosco setacciato
per eliminare la parte più sottile; questi materiali servono per
mantenere l’umidità all’apparato radicale. Molto
dipende da quanto innaffia il coltivatore: più si innaffia,
più deve essere drenante il substrato.
Un substrato che sto sperimentando, con apparente buoni risultati, è torba/perlite in rapporto di 3:1 circa.
Ricordarsi che il vaso deve avere abbondanti fori di drenaggio; se ce
ne fossero pochi, ne vanno praticati altri con il trapano o con un
cacciavite arroventato sulla fiamma o con una forbice.
Il Cymbidium può essere coltivato anche in lana di roccia per
floricultura (Grodan, ad esempio), come certamente avrete notato in
certi Cymbidium che si acquistano nei garden center, e che sono di
solito importati dall’Olanda; per uso domestico sconsiglio
però l’uso della lana di roccia, sia per il
“fastidio” che genera la lana di roccia a contatto con la
pelle del coltivatore, sia perché richiede un rigoroso regime di
fertilizzazione (è sostanzialmente un sistema idroponico).
È consigliabile fertilizzare, in particolare nei mesi di
crescita attiva (da maggio a tutto settembre) usando un concime di
elevata qualità, tipo il Peters o Grow More. Secondo uno schema
classico in floricultura, si inizia a primavera con un 20-20-20, per
passare a giugno ad un 30-10-10; da settembre è consigliabile
usare un fertilizzante povero in azoto e ricco in fosforo, tipo il
10-30-20, per aiutare la fioritura; ricordarsi che per le orchidee sono
preferibili i fertilizzanti senza urea (ma rari in commercio in
Italia), perché l’urea richiede molto tempo prima di
essere resa disponibile per le radici (deve essere trasformata da un
enzima, l’ureasi) e le radici da sole riescono ad assorbirne
solo in modesta quantità; questo significa, in pratica, che un
20-20-20 contenente urea in realtà non fornisce il 20 di azoto,
ma molto di meno, se usiamo un substrato molto aperto, in cui non si
deposita per essere trasformata dall'ureasi batterica; potrebbe invece
andar bene se usiamo un substrato più "chiuso", ricco di
terriccio o torba. Si possono anche usare fertilizzanti slow-release,
tipo Osmocote, oppure i pellets di letame, mescolati al composto. Io
uso anche con buoni risultati del tea di letame o di guano, ottenuto
lasciando in infusione un po’ di letame/guano in acqua, ed usando
questo tea (filtrato dal letame/guano) quasi ad ogni annaffiatura.
Nel
periodo estivo, di maggior crescita, ogni tanto integrare con nitrato
di calcio e ricordarsi di usare invece con una certa
regolarità il solfato di magnesio ( sali di Epsom per gli
anglosassoni).
Un fertilizzante che sto provando da quest'anno è il Rain mix di Akerne, che poi è la MSU formula, NPK 13+3+15+11CaO+3MgO.
Uso questo fertilizzante con acqua osmotica, stando sui 300
microsiemens ( 190 TDS), ma questo valore può essere modificato
a piacere.
Si rinvasa in primavera, preferibilmente; ma quando? quando il substrato è ormai decomposto oppure se il vaso è troppo piccolo. Non rinvasare in vaso troppo grande, perché sembra ( ma userei il condizionale.. ;) ) che la costrizione della pianta in un vaso piccolo ne favorisca la fioritura. Ricordarsi di aumentare sempre nei vasi nuovi i fori di drenaggio sul fondo, per permettere uno scolo rapido dell’acqua di annaffiatura.
( riferite a coltivazione nel nord Italia. Nel centro sud, le temperature sono più miti, e permettono di tenere la pianta all'aperto per buona parte dell'anno.)• Marzo: molti Cymbidium sono ancora in fiore, per cui vanno lasciati in pace. Possiamo invece controllare quelli sfioriti; se il substrato ci sembra vecchio e marcio, o se la pianta ha riempito completamente il vaso, dobbiamo pensare al rinvaso; in ogni caso tagliamo gli steli floreali secchi, le foglie secche e malate e le radici marce; togliamo gli pseudobulbi troppo vecchi, che imbruttiscono il vaso; se sono sodi e sani, metterli aparte in un vasetto, dopo qualche mese possono fare un getto vegetativo da un occhio dormiente. Innaffiare con cautela, e solo se il substrato è secco e/o se la giornata è molto calda.
• Aprile: gli ultimi Cymbidium terminano di fiorire, per cui possiamo completare il rinvaso di tutte le nostre piante. Aumentare progressivamente l’innaffiatura, quando si nota che il nuovo getto prende vigore vegetativo. Se è terminato il pericolo del gelo, possiamo mettere le piante all’aperto, evitando però una brusca esposizione al sole, che brucerebbe le foglie.
• Maggio: aumentare le annaffiature; si può iniziare a fertilizzare, usando un concime molto diluito; le piante possono essere messe all’aperto senza più paura.
• Giugno-luglio-agosto: innaffiare
molto spesso, anche quotidianamente, in particolare se le giornate sono
molto calde ed afose. Se abbiamo provveduto ad abituare in aprile le
piante alla luce esterna, è possibile esporre le piante quasi al
pieno sole; in questo caso le foglie diventeranno verde chiaro.
Ricordarsi che le piante più ricevono luce ( senza bruciarsi !),
più producono sostanze energetiche e nutritive (fotosintesi); ma
hanno anche più bisogno di acqua e fertilizzante!
Questi sono i mesi principali per lo sviluppo degli pseudobulbi, in
quanto la crescita e la maturazione degli pseudobulbi è limitata
ai mesi estivi.
• Settembre: le giornate si accorciano e la luce diminuisce; diminuire parimenti le annaffiature e le fertilizzazioni. L’abbassamento della temperatura notturna è un fattore che favorisce la fioritura.
• Ottobre: ridurre in modo drastico le annaffiature; riparare le piante tenute all’aperto, al fine di proteggerle da improvvise gelate.
• Novembre: portare le piante al coperto, in serra o in altri locali adatti. Sospendere in pratica le annaffiature. Le piante vanno tenute in un luogo luminoso e fresco.
• Dicembre-gennaio-febbraio: le
annaffiature saranno molto sporadiche, utili solo per evitare un
eccessivo raggrinzimento degli pseudobulbi; le piante infatti sono in
riposo, per cui le loro radici non sarebbero neppure in grado di
assorbire un eccesso di acqua. Ricorda però che se in natura
è vero che non piove, però si forma tutta le notti
la rugiada!
Sorvegliare il getto floreale, che lentamente si sviluppa nei mesi
invernali; se è molto lungo, conviene aiutarlo, legandolo con
attenzione ad un tutore. Esistono però anche ibridi a stelo
ricadente, i cosiddetti "cascade". Durante l’inverno la maggior
parte degli ibridi commerciali arriverà a fioritura. Se li si
porta in ambiente riscaldato, tipo salotto, conviene aspettare che i
fiori sino quasi aperti, perchè spesso gli steli perdono i
boccioli, non ancora aperti, se vengono portati da un ambiente fresco
ed umido ad uno caldo e secco, come è un ambiente riscaldato da
caloriferi.
nuovo getto floreale formatosi ad ottobre
Dove mettere la pianta? Mentre la pianta è in fiore, nel tardo inverno, deve essere tenuta dentro la casa o in una area protetta dove i fiori non possono essere colpiti da freddo, vento o pioggia. Almeno una volta alla settimana deve essere bagnata pesantemente ( quanto spesso dipende molto dal substrato di coltivazione!), portandola o in bagno oppure, se il clima lo permette, fuori dalla casa; dopo averla innaffiata a lungo, la si lascia drenare, e poi la si riporta in casa. Quando la pianta ha finito di fiorire, lo stelo floreale può essere rimosso con delle cesoie e la pianta può essere posizionata all’esterno, in modo da ricevere luce solare dalla mattina alla sera. Naturalmente bisogna stare molto attenti nei primi giorni, quando portiamo la pianta da casa ( ove riceve poca luce ) all’aperto ( ove riceve molta luce ); bisogna evitare cioè, in questi primi giorni, di esporla subito direttamente al sole, in quanto potrebbero bruciarsi le foglie. Quando la pianta si è adattata alla luce, la si sposta in zone sempre più soleggiate. Ricordarsi che più la pianta riceve luce, più essa cresce e si ingrossa, ma più deve ricevere acqua!! Idealmente le foglie di un Cymbidium, messo correttamente alla luce, dovrebbero diventare di un verde/giallino pallido. Se le foglie son verdi scuro, riceve poca luce! La pianta necessita di ombreggiatura solo nei giorni più caldi, quando la temperatura è sopra i 30°, e solo nelle ore di punta. Una situazione ideale è una struttura ombreggiata all’aperto, cosicché il sole, parzialmente filtrato, sia su di essa tutto il giorno. La percentuale ideale per l’ombreggiante è del 30-40%. Se abituiamo presto e bene la pianta, possiamo tenerla anche in pieno sole, con ottimi risultati in termini di fioritura. Se non hai una struttura ombreggiata all’aperto, la pianta può essere tenuta sotto un albero deciduo (pesco, susino o albicocco sono ideali). Evitare alberi con foglie troppo fitte perché forniscono troppa ombra ed potrebbero creare poi problemi alla fioritura del cymbidium. Allo stesso modo, controllare che posizioni lungo la casa o vicino a steccati solidi o a garage non siano tali da ridurre troppo la luce solare che la pianta riceve, in quanto questo potrebbe comprometterne il perfetto sviluppo. La luce è infatti il fattore più importante; la sua carenza può compromettere la produzione dei fiori. Le giovani piante, finché non hanno raggiunto la maturità, possono essere tenute in aree più ombreggiate.
Aria ed acqua Le
piante non devono essere posizionate troppo vicine tra loro,
perché ciò ridurrebbe il movimento d’aria ed
incoraggerebbe le malattie. Idealmente le piante dovrebbero essere
spaziate in modo che le foglie di una pianta non tocchino le foglie
della pianta adiacente. Queste orchidee non sono danneggiate da forti
venti; anzi una buona ventilazione evita molte malattie. In estate le
piante devono essere bagnate pesantemente, almeno 2-3 volte alla
settimana e se le piante sono in un substrato aperto dovrebbero essere
bagnate addirittura ogni giorno. Se la tua fonte d’acqua non
è di alta qualità, se ad esempio è troppo
calcarea, non devi mai spruzzare in modo leggero le tue orchidee,
poiché questo potrebbe causare un deposito di sali sul
substrato; ciò comporterebbe seri problemi alla pianta, sino a
comprometterne la fioritura; è meglio in questo caso innaffiare
con grande abbondanza, in modo che l’acqua esca facilmente dai
fori di drenaggio.
I Cymbidium sono piante molto resistenti e, per merito dei loro
pseudobulbi, possono sopravvivere per lunghi periodi con
poca acqua, anche durante i mesi più caldi; ma questo va a
danno di un loro regolare sviluppo. Se hai la possibilità di un
adeguato rifornimento di acqua piovana, usa questo tipo d’acqua,
in quanto è l’ideale per tutte le orchidee; evita, se
possibile, acqua troppo calcarea. Ottima è l'acqua da osmosi
inversa, opportunamente addizionata di sali minerali.
Se i Cymbidium sono ben ventilati e le annaffiature sono scrupolose
ben poche sono le malattie che affliggeranno le vostre piante.
Sorvegliare le punte delle foglie che possono annerire perché
colpite da funghi o da eccesso di fertilizzanti o da problemi radicali:
se questo colpisse più foglie, controllate lo stato delle
radici, potrebbe star ad indicare un problema di marciume radicale.
Attenti a non esporre in primavera i Cymbidium bruscamente al sole,
perché ciò potrebbe bruciare le foglie; stare molto
attenti durante la fioritura ai pidocchi che con fastidiosa
puntualità tendono a colonizzare i boccioli: in questo caso
spruzzare con Pirimor o prodotti analoghi.
In caso di malattie fungine, caratterizzate da macchie scure sulle
foglie e/o da marciume degli pseudobulbi o delle radici, usare un
fungicida rameico, che sono forse i meno tossici, oppure tipo Dithane,
Folicur, Previcur, a seconda della patologia sospettata, rispettando
però tutte le precauzioni del caso, in quanto si tratta di
prodotti tossici per l’uomo, per le piante e per
l’ambiente.
Ancor più cautela bisogna avere nell’uso degli
insetticidi, quando si deve combattere le varie cocciniglie o gli acari
o i pidocchi; questi insetticidi sono davvero tossici e
pericolosi.
Industrialmente viene eseguita per seme o, più comunemente, per meristema; si possono però comodamente riprodurre in casa, sezionando il rizoma durante il rinvaso e prelevando così qualche retrobulbo senza foglie; dovete metterlo in un vasetto con sfagno o bark/perlite o torba/perlite o perlite da sola, cioè in un substrato che trattenga l'umidità ma dreni bene; dopo qualche mese produrrà un nuovo getto vegetativo; a questo punto lo rinvasate in un substrato di pezzatura più fine del solito, arricchito di perlite e sfagno e/o foglie di faggio; in 1-2 anni arriverà a fiorire.
retrobulbo fiorito dopo poco più di 1 anno...