Cymbidium
 
articolo scritto da Gianantonio Torelli, medico e botanico

rev. gennaio 2020

Introduzione
Distribuzione
Classificazione
Coltivazione
Dati metereologici di un tipico habitat di Cymbidium
Substrato
Dimensione vasi
Fertilizzazione
Rinvaso
Cure mensili
Richieste culturali
Aria ed acqua
Eliotropismo

Malattie e parassiti
Riproduzione

questa foto vuol rendere omaggio a Berto Voltolini, l’anziano aiutante dell’autore, vicino al suo Cymbidium, fiorito dopo un’estate passata in giardino a Borgo Valsugana.
Berto è purtroppo scomparso qualche anno fa ed in suo onore descrissi questa nuova Pleione cinese col nome di Pleione voltolinii




Introduzione

I Cymbidium sono tra le orchidee più facilmente reperibili in commercio, dopo le Phalaenopsis e le "Cambria"; nelle festività invernali e primaverili è facile trovare piante di Cymbidium fiorite in vendita al mercato, nei negozi di fioristi o nei garden center. È facile regalarne uno o riceverne uno in regalo. I guai iniziano quando, passata la fioritura, non si sa come trattare questa pianta, che quasi sempre languisce in un angolo della casa o del giardino, rifiutandosi di fiorire anno dopo anno. Ma è davvero così difficile far rifiorire questa orchidea? Assolutamente no. Anzi, le cure che richiede sono pochissime, a condizione di conoscere bene le sue richieste culturali. E soprattutto, se ben trattata, fiorisce con incredibile regolarità e facilità. E di solito, una volta che riusciamo a farla rifiorire, ci attacca il virus dell’orchidofilia, quella malattia che ci fa amare così tanto queste bellissime piante. Io, come tanti altri amici, ho iniziato con unibrido di Cymbidium commerciale; la soddisfazione di averlo fatto fiorire, mi ha fatto passare ad altre orchidee, sempre più difficili da far fiorire e studiarle dal punto di vista botanico ed evolutivo.  
In particolare mi sono interessato allo studio dei generi Cymbidium, Coelogyne, Bletilla, Pleione, Miltoniopsis, etc.
Ancora valida, pur se datata, è questa mia monografia sul genere Pleione


Ma veniamo ai Cymbidium. Sono per lo più orchidee epifite, che crescono cioè sulla corteccia degli alberi; talora possono essere semi-terrestri, quando crescono alla base degli alberi, in humus fogliare; oppure, ma molto più raramente, litofite, quando crescono sulle rocce. Sono caratterizzate da grosse radici carnose, ricoperte da un velamen bianco. Hanno sviluppo simpodiale, in quanto producono il nuovo getto annualmente su di un corto rizoma; col passare degli anni gli pseudobulbi risultano quindi strettamente ammassati fra loro.
Ogni pseudobulbo porta da 3 a 12 foglie, che in certe specie sono dure e coriacee, mentre in altre sono sottili e flessibili. L’inflorescenza può essere eretta, arcuata o pendula ed emerge, per lo più, in autunno dalla base dello pseudobulbo maturo. Il fiore, come in tutte le orchidee, è costituito all’esterno da un sepalo dorsale e da due sepali laterali, all’interno da due petali e da un labello, che è la parte più vistosa e colorata del fiore, ed il cui fine è quello di attirare, in natura, l’insetto impollinatore. L’antera porta due pollinia. Lo stigma è posto sotto la colonna, direttamente dietro l’antera.


Il numero dei cromosomi nel genere Cymbidium è  2n=40.


Distribuzione

Il genere Cymbidium è distribuito principalmente nel Sud Est asiatico, dal Nord ovest dell’India ( Sikkim, Khasia Hills, Nepal, Bhutan etc) alla Thailandia e Malesia sino al Giappone,Filippine, etc, per arrivare a sud, con alcune specie endemiche, sino all’Australia.
Cresce per lo più sopra i 1000 m d’altezza; solo poche specie (Cym.aloifolium e Cym.finlaysonianum, ad es.) crescono a livello del mare


Classificazione

Il genere Cymbidium fu stabilito da Olof Swartz nel 1799, quando trasferì l’Epidendrum aloifolium Linnaeus nel nuovo genere Cymbidium, col nome di Cymbidium aloifolium (L) Sw, in Nova Acta Regiae Societatis Scientiarum Upsaliensis 6: 70. 1799.
 
Cribb anni fa riconobbe nel genere Cymbidium 5 subgeneri (subgeneri Cymbidium, Cyperorchis, Jensoa, Geocymbidium, Pachyrhizanthe) con 44 specie .
Oggi (2018) sono riconosciute invece 91 specie:

genere Cymbidium Swartz.

Orchidaceae 
il nome Cymbidium, scelto da Swartz, deriva dal latino: "cymba" (o cumba)= (a forma di) barchetta, navicella oppure "cymbium"= coppa per il vino a forma di barchetta.
Fa comunque riferimento alla forma a coppa o barchetta del labello.

osservazione:
il nome latino cymbidium è di genere neutro, per cui in italiano, non essendoci il neutro, diventa maschile.
Ne deriva che è assolutamente scorretto usare il femminile quando si parla di cymbidium.
Si deve dire, ad esempio: "il mio cymbidium" e non "la mia cymbidium".
A conferma di ciò, basta osservare che,se il nome cymbidium fosse di genere femminile, i nomi botanici delle varie specie di Cymbidium finirebbero in "a" e non in "um": si direbbe cioè Cymbidium floribunda, invece del corretto Cymbidium floribundum.

Coltivazione

Già ai tempi di Confucio (551- 479 Avanti Cristo) diverse specie di Cymbidium erano coltivate in Cina per la loro eleganza, bellezza e profumo. L’arrivo in Europa del C. insigne, ai primi di secolo scorso, diede un impulso alla loro coltivazione ed ibridazione. È da notare che per tantissimi anni solo alcune specie a fiori grandi (Cym.eburneum, Cym. hookerianum, Cym. insigne, Cym. lowianum, Cym.tracyanum, Cym.sanderae, Cym.erythrostylum) hanno contribuito allo sviluppo degli ibridi attuali.
Recentemente però l’ibridazione si è rivolta anche verso i cosidetti “minicymbidium” utilizzando Cymbidium a fiore piccolo, come Cym.pumilum, Cym.devonianum e Cym.ensifolium, oppure ad inflorescenze pendule, tra cui i cosidetti "cascade" in cui entrano specie ad inflorescenze arcuate o pendule ( Cym.devonianum, Cym. floribundum,  Cym. madidum, Cym. lowianum... )

La coltivazione dei Cymbidium è assai semplice, ove si rispettino le seguenti regole generali: usare un substrato assai drenante ma che mantenga al contempo l’umidità, dare molta, molta luce ed acqua d’estate, fertilizzare bene, ed esporre la pianta a temperature fresche in autunno, proteggendole però dal gelo. Queste note culturali valgono soprattutto per l’Italia settentrionale, ove ho esperienza diretta. Da notare che nelle zone centro-meridionali, più calde e quindi a clima più favorevole che non al nord, possono essere lasciate all’aperto più a lungo, spesso anche tutto l'anno.

Dovete osservare con attenzione le tabelle allegate, che rappresentano la situazione climatologica di habitat tipici del classico Cymbidium a fiori grandi; habitat situati nel nord dell’India, nel West Bengala (Kalimpong e Darjeeling): è interessante notare come la pioggia passi da 6-7 mm a dicembre a 395-570 mm a giugno e addirittura a 582-781 mm a luglio, per l'arrivo dei monsoni estivi; in inverno invece non piove quasi mai e le giornate sono soleggiate e fresche; inoltre essendo epifite su piante a foglia caduca, in inverno ricevono ancor più luce per il fatto che questi alberi perdono le foglie..

Seguite con scrupolo le preziose indicazioni di questa tabella!!!

Dati meteorologici di un tipico habitat di Cymbidium, a Kalimpong, West Bengala (Nord Est dell'India) alt.1209 m

  gen feb mar apr mag giu lug ago sett ott nov dic
pioggia, mm 11.4 38.1 28.7 65.8 113 395 582 487 277 65 7.4 6.0
temp max C° 15.5 16 20 22.8 23.5 23.8 24 23.7 23.5 22 19.3 16.3
temp min C° 7.7 8.8 11.5 14.6 16.8 18.8 19.5 19.5 18.5 15.8 11.5 8.0
giorni di pioggia/mese 2 3 4 7 9 16 24 22 12 4 1 1
umidità % 73 68 57 58 74 84 86 85 85 79 75 76



Questi dati ci portano alle seguenti considerazioni:
nei mesi estivi, da giugno a tutto settembre, occorre dare molta acqua, visto che in natura piove quasi tutti i giorni.
da novembre a marzo invece occorre dare poca acqua, ma molta luce, visto che le giornate lì sono per lo più serene, soleggiate ed asciutte.




Per semplicità di esposizione, divido i Cymbidium ed i loro ibridi in tre gruppi, a seconda delle loro origini ambientali e quindi delle loro esigenze culturali.

Il primo gruppo è quello delle specie himalayane e cinesi a fiori larghi, progenitori di quasi tutti gli ibridi standard, cioè di quei cymbidium ibridi che possiamo acquistare con facilità nei negozi di fiori o nei garden center; tra queste specie ricordo: Cym.tracyanum, Cym.lowianum, Cym.erythraeum, Cym.hookerianum, Cym.eburneum, Cym.insigne, Cym.erythrostlylum, Cym.sanderae, etc.


Cymbidium tracyanum

cymbidium tracyanum
cymbidium tracyanum

cymbidium tracyanum



Cymbidium wilsonii

Cymbidium wilsonii


cymbidium wilsonii


Cymbidium lowianum

Cymbidium lowianum

Cymbidium lowianum, particolare del labello


cymbidium erythrostylum
Cymbidium erytrhrostylum


Cymbidium eburneum

cymbidium eburneum
Cymbidium eburneum



Cymbidium insigne

descritto da Rolfe in The Gardeners' Chronicle: a weekly illustrated journal of horticulture and allied subjects. ser. 3 35(1): 387. 1904, sulla base di un disegno (mal) colorato ed un'exiccata fatta da  Schneider derivante dalla raccolta fatta da Bronckart in Annam ( ora Vietnam).
Fu chiamato "insigne" per la bellezza dei suoi fiori, descritti da Rolfe come rosa lilla, con molte macchie cremisi sul labello e giallo al centro del disco.

 



Si tratta di un cymbidium terrestre, che cresce in suolo sabbioso, tra bassi cespugli, soprattutto rodondendri, in modo che l'alta inflorescenza, con i fiori raccolti verso l'apice, svetta sopra i cespugli, per attirare i bombi impollinatori. E' stato rinvenuto in Vietnam, Cina ( Hainan) e N Thailandia
Psudobulbi ovoidali, leggermente appiattiti. Le foglie sono strette, 0.7-1.2 cm, alte fino ad 1 m.
L'inflorescenza è molto alta, anche fino ad 1-1.5 m e porta 5-8 fiori, raggruppati verso l'apice dell'inflorescenza; sono larghi  fino a 8 cm, non sono profumati, e sono di colore bianco o lievente rosato; labello bianco rosa, finemente macchiato di rosso porpora, e tinto di giallo verso la base, e porta due carene pubescenti.


tavola tratta da The genus Cymbidium in China



da notare la lunga inflorescenza, con i fiori raggruppati verso l'apice



Cymbidium insigne


labello di Cymbidium insigne, in cui si vedono le macchie rosso porpora e le due carene gialle del callo




Cymbidium erythraeum


Cymbidium erythraeum


 Cymbidium iridioides
  cymbidium iridioides
Cymbidium iridioides


In natura questi  Cymbidium a grandi fiori crescono tra 1000 e 3000 m, epifite su tronchi e rami di grandi piante, in foreste montane; il clima è caratterizzato, come si è visto nella tabella precedente, da estati calde ed umide e da inverni freddi e secchi. Durante l’estate richiedono perciò un'ottima esposizione alla luce; si possono proteggere un pò dal sole di mezzogiorno, se si ha paura che questo possa bruciare le foglie; ideale sarebbe non superare i 30°C, mantenendo una buona umidità ambientale; in realtà crescono molto bene anche nel sud Italia, con temperature molto maggiori di quelle "ideali".

E' assai utile tenere d’estate i Cymbidium all’aperto, in terrazzo od in giardino; durante questo periodo bisogna innaffiare molto abbondantemente e fertilizzare con regolarità; io preferisco in questa stagione usare il concime quasi ad ogni innaffiatura, anche se diluito rispetto alla dose consigliata dal produttore.

Verso la fine dell’estate può essere favorevole, per avere una fioritura regolare, che la temperatura scenda verso gli 8-10°C di notte; è proprio questa esposizione al fresco ad aiutare l'induzione della fioritura!! Contemporaneamente bisogna ridurre le annaffiature.

Ai primi di novembre, al nord Italia, dobbiamo ricordarci di riparare le piante dal gelo, anche se questi Cymbidium possono resistere ad una leggera gelata, se asciutti; ma è meglio non provare! non vedo la necessità di esporre queste piante a condizioni estreme.

A questo proposito qui riporto cosa è successo ad alcuni cymbidium che son stati tenuti in un tunnel di polietilene in una zona marina dell'alto Adriatico, vicino a Jesolo, ove ai primi di gennaio 2017 la temperatura, in modo inusuale ed imprevisto, è arrivata per due giorni a -8°. Tutti questi cymbidium, tenuti in un tunnel molto umido, sono gelati e morti!

questo è l'esito infausto di questi cymbidium tenuti a -8° a gennaio in tunnel troppo umido


Con dicembre bisogna sospendere quasi del tutto le annaffiature, che devono essere assai parche e sporadiche, pur se è preferibile mantenere umido il substrato.
Tenendo conto che nel West Bengala d'inverno le giornate sono molto luminose e c'è sole quasi tutti i giorni, e che inoltre spesso questi Cymbidium sono piante epifite su alberi a foglia caduca, dobbiamo esporre i nostri cymbidium a buona luce, in quanto la pianta continua la fotosintesi anche d'inverno!

Se tutto è andato bene durante la coltivazione estiva, quando nel tardo autunno ritiriamo la pianta dovremmo già poter osservare l'inizio dello sviluppo dell'inflorescenza, che spunta dalla base dello pseudobulbo maturo; la distinguiamo facilmente da un nuovo getto vegetativo in quanto essa è rotonda in sezione, ha una punta smussa ed se la premiamo tra due dita, è molto più “consistente” di quanto non sia il getto vegetativo. In circa tre mesi si avrà la fioritura, di solito tra febbraio e marzo.


getto floreale in un cymbidium ibrido

getti floreali in Cymbidium devonianum



Terminata la fioritura, se lo riteniamo necessario, si rinvasa la pianta; quando il nuovo getto vegetativo prende vigore si aumenta gradualmente l’innaffiatura ed il ciclo riprende.



Il secondo gruppo comprende le specie himalayane e cinesi a fiore piccolo; tra queste ricordo: Cym.devonianum, Cym.pumilum, Cym.ensifolium, Cym. lancifolium, Cym.sinense, Cym. kanran,  Cym.goeringii, Cym.elegans etc.

In natura crescono fino a 2000 m, sono semiterrestri e crescono in humus fogliare; hanno però anch’esse radici piuttosto grosse di diametro, per cui richiedono un substrato simile alle epifite; si può aggiungere a piacere sfagno, foglie di faggio e/o torba. Necessitano di maggiore umidità e sopportano un inverno fresco.

Si tratta di specie davvero belle e  dalle dimensioni compatte, tanto che il Cymbidium sinense è stato oggetto nei secoli a selezione culturale, in particolare in Cina, Taiwan e Japan con cloni molto ricercati e costosi, e lo si trova sempre di più in vendita anche nelle nostre mostre di orchidee o in vivai riforniti.

Può essere perciò di un certo interesse, in caso di acquisto di Cymbidium sinense, sapere come ora vengono chiamate in oriente le sue varie classi orticulturali, in base alle loro caratteristiche morfologiche: 
Qihua (fiori con forme peculiari), a sua volta diviso, in base alla morfologia dei sepali, in: tipo Heban ( sepali simili ai petali di lotus), tipo Meiban (sepali simili a petali dei fiori di prugna), tipo Dieban  (sepali o petali a farfalla), tipo Shuixianban ( sepali simili ai petali di narciso ).

Sehua (l'intero fiore ha differenti e brillanti colori) diviso in: tipo Suxin (labello bianco con un singolo colore per le altre parti del fiore) e tipo Caihua (vari brillanti colori per l'intero fiore)

Yeyi (foglie con vari colori ed aspetto, comprese quelle variegate) diviso in: tipo Xianyi (linee/macchie gialle o bianche con foglie all'interno verdi), tipo Aizhong (foglie nane), tipo Shuijing (tessuto fogliare ialo-bianco all'apice o ai margini, o anche nella vena della foglia), and tipo Duoyi ( i cultivar esibiscono catteristiche morfologiche combinate di molteplici tipi Yeyi).



Cymbidium sinense

Cymbidium sinense fu descritto come Epidendrum sinense nel 1802 da Jackson e validato da Andrews in Botanist's Repository, for new, and rare plants 3: , ad pl. 216., per essere nel 1805 trasferito nel genere Cymbidium da Willdenow col nome di Cymbidium sinense in Species Plantarum. Editio quarta 4: 111. 1805.

cymbidium sinense
Cymbidium sinense

 
                           Cymbidium sinense

   riproduzione della tavola 216  di Botanist's Repository, for new and rare plants a cura di Andrews in cui era chiamato Epidendrum sinense

Cymbidium sinense cresce in Cina (Fujian, Guangdong, Guangxi, Guizhou, Hainan, Jiangxi, Sichuan e Yunnan), in India,Giappone, Taiwan,Thailandia e Vietnam.
Avendo un così vasto areale, non stupisce che sia stato descritto da vari autori con nomi diversi, tutti da considerarsi sinonimi:

Epidendrum sinense Jackson ex Andrews
Cymbidium albojucundissimum Hayata
Cymbidium chinense Heynhold
Cymbidium fragrans Salisbury; 
Cymbidium hoosai Makino
Cymbidium sinense f. albojucundissimum (Hayata) Fukuy.
Cymbidium sinense var. albojucundissimum (Hayata) Masam.
Cymbidium sinense var. album T.C.Yen
Cymbidium sinense f. aureomarginatum T.C.Yen
Cymbidium sinense var. autumnale Y. S. Wu
Cymbidium sinense var. bellum T.C.Yen
Cymbidium sinense var. haematodes (Lindl.) Z.J.Liu & S.C.Chen
Cymbidium sinense f. margicoloratum (Hayata) Fukuy.
Cymbidium sinense var. margicoloratum Hayata
Cymbidium sinense f. pallidiflorum (S.S.Ying) S.S.Ying
Cymbidium sinense var. pallidiflorum S.S.Ying
Cymbidium sinense f. taiwanianum (S.S.Ying) S.S.Ying
Cymbidium sinense var. taiwanianum S.S.Ying
Cymbidium sinense f. viridiflorum T.C.Yen
Wutongshania guangdongensis Z. J. Liu & J. N. Zhang.

 

Cymbidium devonianum


Cymbidium devonianum fu descritto da Josef Paxton nel 1843 in Paxton's Magazine of Botany 10: 97. 1843, sulla base di piante raccolte da Gibson nelle Khoseea Hills ( ora Khasi Hills, Meghalaya, India) per il duca di Devonshire, da qui il nome.

Molto interessanti sono le indicazioni sia morfologiche che di coltivazione che Paxton fornisce in modo dettagliato, tra cui il suggerimento, derivato dalla osservazione di piante in natura, di coltivarlo su blocchi legno semi decomposti o in basket riempiti di legno in via di sgretolamento o torba fibrosa; suggerisce anche la possibilità di coltivarlo in vasi, con un substrato simile, pur che la base della pianta venga tenuta sopra il livello del bordo del vaso, ed il vaso tenuto sospeso, o comunque sollevato in modo che l'acqua possa defluire liberamente dal fondo del vaso.

Informazioni utilissime anche ora per chi lo volesse coltivare!












Si tratta di una pianta epifita o litofita, con pseudobulbi appiattiti, coperti da catafilli, cioè foglie squamiformi, prive di clorofilla, come si vede nella foto.





Le foglie sono molto diverse da quelle dei classici cymbidium, in quanto sono ellittiche e coriacee.

L'inflorescenza è pendula, con 15-30 fiori, raggruppati tra loro.
i fiori sono larghi 2.5-3 cm, per lo più orientati verso un lato dell'inflorescenza; sepali e petali verde bruno di fondo, macchiati e striati di porpora bruno; il lobo mediano  è rosso bruno, con due macchie popora scuro ai lati del labello. Visto da vicino, ed alla luce, il labello è finemente papilloso




in questa mia foto si può notare la papillosità e la brillantezza del labello


Fare attenzione che le foglie catafilliche, avvolgendo la base , possono nascondere, e rendere difficili da vedere, eventuale parassiti, tipi cocciniglia



Cymbidium elegans

Cymbidium elegans fu descritto da John Lindley nel 1833 in The Genera and Species of Orchidaceous Plants 163. 1833, sulla base della raccolta 7354 di Wallich in Nepal. Si caratterizza per la lunga ed arcuata inflorescenza, densa di 20-30 fiori, che, come si vede nella mia foto, non si aprono bene.
Si trova in Nepal, Bhutan, NE India, Birmania, Cina (Sichuan e Yunnan), a 1700-2800 m.
Fiorisce in autunno ed è leggermente profumato.



    cymb. elegans      
cymbidium elegans

cym, elegans1
Cymbidium elegans


Cymbidium kanran

descritto da Makino nel 1902 in Botanical Magazine, Tokio 16: 10.
Typus:Japan:Musashi:Tokio

sinonimo con cui si può trovare in commercio:
Cymbidium linearisepalum Yamamoto

altri sinonimi: Cymbidium kanran var. aestivale Y. S. Wu; C. kanran var. purpureohiemale (Hayata) S. S. Ying; C. linearisepalum Yamamoto; C. linearisepalum f. atropurpureum Yamamoto; C. linearisepalum var. atropurpureum (Yamamoto) Masamune; C. linearisepalum f. atrovirens Yamamoto; C. linearisepalum var. atrovirens (Yamamoto) Masamune; C. misericors Hayata var. oreophilum (Hayata) Hayata; C. nigrovenium Z. J. Liu & J. N. Zhang; C. oreophilum Hayata; C. purpureohiemale Hayata; C. sinokanran T. K. Yen; C. sinokanran var. atropurpureum T. K. Yen; C. tosyaense Masamune.







Si tratta di un cymbidium semiterrestre che cresce in Cina, Taiwan, Sud Korea e Giappone, ove è coltivato da vari secoli, con varianti molto ricercate.  Si caratterizza per il fiore con sepali molto lunghi e sottili, quasi ragniformi, e le foglie strette ed acuminate



        
Cymbidium kanran



Cymbidium kanran, di profilo per mostrare il labello

un interessante ibrido naturale è il Cymbidium × nishiuchianum Makino ex J.M.H.Shaw  (Cymbidium goeringii (Rchb.f.) Rchb.f. × Cymbidium kanran Makino)




Cymbidium qiubeiense

descritto da Feng e Li in  Acta Botanica Yunnanica 2(3): 334, pl. 1. 1980.  Typus:  China: Yunnan: Qiubei Xian, 1800 m, in silvisCymbidium dayanum fu descritto da Heinrich Gustav Reichenbach nel 1869 in The Gardeners' Chronicle & Agricultural Gazette 710, sulla base di una pianta importata dall'Assam da J. Day , da cui il nome dayanum.







Cymbidium lancifolium    

descritto da William Jackson Hooker nel 1823 in Exotic Flora 1: , ad pl. 51. 1823.

così chiamato per via delle foglie lanceolate, che per Hooker erano un carattere distintivo rispetto ai simili Cymbidium ensifolium e Cymbidium sinense






   

                                                                                                  Cymbidium lancifolium

Cymbidium lancifolium è un cymbidium litofitico o terrestre, con pseudobulbi cilindrico-fusiformi che portano all'apice 2-4 foglie ellittico-lanceolate; l'inflorescenza è laterale e nasce  da un nodo intermedio dello pseudobulbo e porta 2-6 fiori, larghi 2-2.5 cm. Non sono profumati.

Habitat: foreste aperte o rocce ricche di humus, alt. 300-2200 m.
si trova in Bhutan, Nepal, Birmania, Nord Thailandia, Cambogia, Laos,Vietnam, Giappone, Cina (Guangdong, Guangxi, Guizhou, Hainan, S Hunan, S Sichuan, Yunnan), Taiwan, Indonesia, Papua Guinea, etc

Avendo una così vasta area di crescita, è stato descritto da molti autori con nomi diversi, ora considerati sinomimi. Ad es. Schlechter lo descrisse in Nuova Guinea col nome di Cymbidium papuanum. 
Altri sinonimi sono: Cymbidium aspidistrifolium, Cymbidium bambusifolium, Cymbidium javanicum, Cymbidium maclehoseae, Cymbidium nagifolium, Cymbidium syunitianum



Il terzo gruppo comprende i Cymbidium tropicali o subtropicali, tra cui: Cym.aloifolium,
Cym.dayanum, Cym.suave, Cym.finlaysonianum, etc. Crescono per lo più a basse altitudini; richiedono una atmosfera costantemente umida e calda; è perciò utile una serra; la temperatura non dovrebbe mai scendere sotto i 16-18° di notte; d’inverno necessitano di molta luce e non vogliono l’asciutto dei Cymbidium himalayani, anche se desiderano meno acqua che d’estate, perchè non vanno in vero riposo.

Descrivo a mò di esempio il Cymbidium dayanum.


Cymbidium dayanum


Cymbidium dayanum è una orchidea che cresce epifita su alberi in foreste aperte e lungo rive di torrenti, a 300-1600 metri di altitudine. 
Habitat: China (S Fujian, Guangdong, Guangxi, Hainan, Taiwan, S Yunnan), Bhutan, Cambodia, India, Indonesia, Japan, Laos, Malaysia, Myanmar, Philippines, Thailand, Vietnam.
Ha pseudobulbi fusiformi,appiattiti ai lati, che portano 4-10 foglie; l'inflorescenza è arcuata o pendula lunga 20-30 cm, nasce alla base dello pseusobulbo e porta 5-10 fiori, con sepali e petali bianchi con una striscia centrale marrone porpora; il labello è porpora-marrone tinto di bianco nel lobo centrale, come da strie bianche son pure decorati i lobi laterali.

cymbidium dayanum
Cymbidium dayanum


 


Cymbidium finlaysonianum Lindley

Cymbidium finlaysonianum fu descritto da Lindley nel 1833 in Gen. Sp. Orchid. Pl. 164



nella descrizione viene indicato come habitat la Cochinchina, diventata poi Vietnam del sud.
il nome fu dato da Lindley in onore di George Finlayson ( 1790s-1823); chirurgo e naturalista, raccolse piante in Malesia, Siam e Cochincina, accompagnando la spedizione di John Crawfurd nel Siam ( 1821). Ammalatosi in questa spedizione, morì poco dopo il suo ritorno in Inghilterra. nel 1823.





il Cymbidium finlaysonianum var. atropurpureum (Lindl.) A.H.Kent è invece  ritenuto specie autonoma, cioè Cymbidium atropurpureum (Lindl.) Rolfe  


Cymbidium finlaysonianum è pianta epifita o litofita con un areale di crescita molto ampio (Vietnam, Cambogia, Sud Thailandia, Malesia, Borneo, Sumatra, Java, Sulawesi e  Filippine

crescendo in zone tropicali, nella coltivazione necessita di temperature ed umidità elevate, per questo lo tengo in serra tutto l'anno.


photo from florafaunaweb of Singapore parks



Cymbidium finlaysonianum  dal Vietnam.  Photo by Khang Van Nguyen




Cymbidium finlaysonianum  da Sumatra.   Photo by Khang Van Nguyen



Cymbidium finlaysonianum  dalla Malesia.  Photo by Khang Van Nguyen



la mia pianta, di cui pubblico le foto qui sotto, a mio giudizio, avendo i fiori molto più chiari della pianta tipo ed essendo il labello bianco macchiato di giallo, è un Cymbidium finlaysonianum che ha qualcosa della forma flava o semialba nella genetica
Purtroppo la riproduzione per seme di molte orchidee negli ultimi anni non ha un DNA puro e spesso sono mescolate tra loro forme o varietà o specie differenti

cymbidium finlaysonianum;  da notare la lunghissima inflorescenza, pendula

cymbidium finlaysonianum: questo mio clone ha nel DNA  anche una qualche forma alba o semialba




classificazione degli ibridi di cymbidium usata nella coltivazione commerciale

A livello di coltivazione professionale gli ibridi di Cymbidium sono divisi in tre gruppi, a seconda del loro periodo di fioritura, con questo calendario:

■ Varietà Precoci (fioritura Estiva-Autunnale), vengono esposte a forte luce, acqua e fertilizzazione già da gennaio-febbraio

■ Varietà Medie (fioritura Invernale) vengono esposte a forte luce, acqua e fertilizzazione da marzo/primi di aprile   

■ Varietà Medio-Tardive (fioritura in Primavera) vengono esposte a forte luce, acqua e fertilizzazione da aprile/maggio


i cymbidium "Cascade"

Vi è poi una nuova categoria di Cymbidium che sta emergendo a livello commerciale e suscita sempre più l'interesse degli appassionati: parlo dei cosiddetti "Cascade", cioè Cymbidium a inflorescenza pendula, dovuta alla presenza nel loro DNA di cymbidium ad inflorescenza arcuata  o pendula, come ad esempio il Cymbidium floribundum

Uno è il Kiwi Midnight "Geyserland", con un fiore così scuro da sembrare quasi nero...

Cymbidium Kiwi Midnight "geyserland"

(photo taken from the web site of the producer LZ orchidee)

Cymbidium Kiwi Midnight "geyserland"  from LZ orchidee
(photo taken from the web site of the producer LZ orchidee)

Nota: le foto pubblicate sul web, in cui il fiore di questo cymbidium appare quasi nero, sono palesemente photoshoppate... :-)

Però il più famoso tra i "cascade" è il Cymbidium Sarah Jean, col suo ricercatissimo grex "Ice Cascade", dal fiore bianco, immacolato.



Cymbidium Sarah Jean, grex "Ice Cascade"




Cymbidium Sarah Jean, grex "Ice Cascade"

floribundum 50.00%
   
insigne 20.31%
   
lowianum 12.11%
   
grandiflorum 7.81%
   
eburneum 4.30%
 
iansonii 3.13%
   
parishii 1.56%
   
schroederi 0.78%
   

Cymbidium Sarah Jean
floribundum
 
 
 
 

 

 
 

 

 
 
 

 

 
 

 

 
 
 
 

 

 
 

 

 
 
 

 

 
 

 
Sleeping Beauty Sussex Dawn Sussex Landrail Dryad
lowianum
Profusion Ceres
Vesta
Ramboda Pearl Alexanderi
grandiflorum
Venus Holfordianum
insigne
Durham Castle Ruth Alexanderi Veitchii
insigne
Susette insigne
Magali Sander
Plover Lowio-Grandiflorum lowianum
grandiflorum
Pauwelsii insigne










altri cymbidium penduli :




Cymbidium Dorothy Stockstill "Forgotten Fruit"






Cymbidium Vogel's Magic




esistono infine i Cymbidium pelorici, che hanno una "malformazione" in cui ci sono tre labelli, in quanto i due petali hanno la struttua del labello
in questi Cymbidium la forma pelorica è stabile, tanto che vengono riprodotti per meristema.


Cymbidium Isle 'Flamingo'
pianta coltivata e fotografata da Francesca Casatiglione




Cymbidium Survaley "The Joker"
(photo taken from the web site of the producer LZ orchidee)


#Substrato

Poiché gli ibridi coltivati derivano per la gran parte dai Cymbidium del 1° gruppo, prendiamo ora in esame il substrato più indicato per queste specie. Come detto, sono piante epifite, che crescono in natura su tronchi e rami di alberi; il substrato perciò deve essere assai drenante ed aperto; ideale è il bark ( pezzetti di corteccia di conifera ) di pezzatura medio-grossa ( 1-2 cm ), con aggiunta di pezzettini di carbonella ( 1-2 cm); per aumentare il drenaggio si possono aggiungere pezzetti di polistirolo, in proporzione di 3:1:1; questo substrato di base, può essere integrato da pezzi grossolani di torba fibrosa o di gommaspugna oppure perlite o foglie di faggio sminuzzate o terriccio di bosco setacciato per eliminare la parte più sottile; questi materiali servono per mantenere l’umidità all’apparato radicale. Molto dipende da quanto innaffia il coltivatore: più si innaffia, più deve essere drenante il substrato. Buona idea è comunque di mettere del materiale inerte su fondo, per aumentare il drenaggio ( argilla espansa  di buona qualità, chips di polistirolo, pezzi di carbonella, etc..)
Un substrato che sto sperimentando, con apparentemente buoni risultati, è torba/perlite in rapporto di 3:1 circa, substrato che va mantenuto sempre umido, ma non troppo inzuppato d'acqua per evitare marciumi. Le radici vi crescono molto bene, con punte verdi molto attive. E' un substrato molto usato in Olanda, ad esempio dal produttore dei cosiddetti " cascade".
Ricordarsi che il vaso deve avere abbondanti fori di drenaggio; se ce ne fossero pochi, ne vanno praticati altri con il trapano o con un cacciavite arroventato sulla fiamma o con una forbice.
Il Cymbidium può essere coltivato anche in lana di roccia per floricultura (Grodan, ad esempio, che produce Grow-Wool o Grow-Cubes), come certamente avrete notato in certi Cymbidium che si acquistano nei garden center, e che sono di solito importati dall’Olanda; per uso domestico sconsiglio però l’uso della lana di roccia, sia per il “fastidio” che genera la lana di roccia a contatto con la pelle del coltivatore, sia perché richiede un rigoroso e costante regime di fertilizzazione (è sostanzialmente un sistema quasi idroponico).


radici molto attive ad ottobre in substrato di torba/perlite




vaso olandese, stretto ed alto, ideale per Cymbidium


 

ottimo drenaggio, da imitare anche nei vasi che abbiamo a casa, usando un trapano con punta da legno delle misure giuste

Dimensione vasi

Molto si è scritto, specialmente nei gruppi facebook, sulle dimensioni ideali dei vasi da usarsi per i Cymbidium. C'è chi scrive che i cymbidium "amano stare stretti" (?) mentre per altri occorrono vasi larghi. In realtà ritengo che quando rinvasiamo dovremmo usare un vaso certamente il più profondo possibile, mentre per la larghezza si può usare un vaso anche abbastanza largo. Usarne uno stretto comporta infatti che nel giro di uno-due anni dobbiamo rinvasare di nuovo; uno più largo ci permette di dilazionare di più la rinvasatura.
Sulla sua larghezza conta anche il tipo di substrato che usiamo, in quanto più è largo il vaso, più trattiene acqua, per cui possiamo usare un vaso largo, se usiamo un substrato molto drenante, mentre se usiamo un substrato meno drenante, tipo torba, o terriccio, con perlite, è meglio un vaso non eccessivamente largo rispetto all'apparato radicale della pianta.

Fertilizzazione

È consigliabile fertilizzare, in particolare nei mesi di crescita attiva (da maggio a tutto settembre) usando un concime di elevata qualità; tradizionalmente si consigliava il Peters o il Grow More. Le vicessitudini però che ha avuto il Peters ( con la vendita dell'azienda alla Schultz, poi alla Everris che produce ancora un Peters professional Allrounder; anche se poi negli USA Jack Peters ha rifatto un'azienda di ferlizzanti che commercializza col nome di Jack's. E poi la Scotts.. un pò di confusione, no? ;) ) ci porta ad utilizzare altri concimi di più facile reperibilità in Italia, ad esempio i buoni concimi KB ( che poi di fatto ha assorbito la Scotts), in particolare si potrebbe usare quello liquido "universale"; è un NPK 6-3-6 ed ha una confezione abbondante e non costa molto. Eviterei quelli venduti, anche dalla KB, etichettati come "per orchidee".
Un buon concime è quello prodotta da Venagro col nome  StarShine per orchidea, è un 15-15-15 con microelementi

Secondo lo schema classico in floricultura, viene consigliato di iniziare in primavera con un 20-20-20 o comunque un bilanciato, per passare da giugno ad un 30-10-10; da settembre consigliano di usare un fertilizzante povero in azoto e ricco in fosforo, tipo il 10-30-20, per aiutare la fioritura. Questo schema di concimazione, molto diffuso, non trova però consenso unanime.
Personalmente ritengo che è più semplice usare un bilanciato tutto l'anno; se si vuole dare un supplemento di azoto nei mesi estivi, si può poi aggiungere alla soluzione contenente il concime bilanciato un pò di nitrato di calcio e solfato di magnesio.
Ovviamente, se non abbiamo un 20-20-20 o gli altri a formulazione variabile, possiamo usare quello che abbiamo in casa, utilizzandolo, in particolare da aprile ad ottobre, ad ogni innaffiatura, in dosi però più diluite rispetto a quelle consigliate dall'azienda. Ogni tanto lavare il substrato con acqua piovana, per diluire eventuali depositi di concime.
Si possono anche usare fertilizzanti slow-release, tipo Osmocote, oppure i pellet di letame, mescolati al composto. Io uso anche con buoni risultati del tea di letame o di guano, ottenuto lasciando in infusione un po’ di letame/guano in acqua, ed usando questo tea (filtrato dal letame/guano) quasi ad ogni annaffiatura.
Nel periodo estivo, di maggior crescita, sarebbe utile ogni tanto integrare con nitrato di calcio, per fornire così un supplemento di azoto;  ricordarsi anche di usare con una certa regolarità il solfato di magnesio ( sali di Epsom per gli anglosassoni), che può anche essere acquistato in farmacia, visto che viene venduto come... purgante ;-)
il magnesio è ritenuto importante per l'induzione alla fioritura, e molti studi hanno correlato la scarsa produzione di fiori nei Cymbidium proprio al basso livello di magnesio riscontrato in analisi dei tessuti della pianta.
Uno schema usato dai professionisti olandesi prevede in fase di crescita il NPK 20-20-20 + nitrato di calcio + solfato di magnesio nel rapporto 6:3:1, mentre in inverno e per aiutare la crescita degli steli floreali, usano NPK 6-18-36 + nitrato di calcio + solfato di magnesio, sempre nel rapporto 6:3:1 

Ottimale sarebbe usare un conduttivimetro per verificare la conducibilità elettrica raggiunta nell'acqua di irrigazione.

io uso questo conduttivimetro della HM digital, eccellente; si può trovare su Amazon:

Un fertilizzante che sto provando è il Rain mix di Akerne, che poi è la MSU formula, NPK 13+3+15+11CaO+3MgO (quindi a basso tenore di fosforo). Uso questo fertilizzante con acqua osmotica, stando sui 300 microsiemens ( 190 TDS), ma questo valore può essere modificato a piacere.

questo è il background del fertilizzante MSU, Michigam State University

THE FORMULAS
  Well Water Special
(19-4-23)
RO Water Special
(13-3-15)
Nitrate Nitrogen 13.6% 12.5%
Ammoniacal Nitrogen 5.7% 0.5%
Urea Nitrogen 0.0% 0.0%
Phosphorus as P2O5 4.0% 3.0%
Potassium as K2O 23.0% 15.0%
Calcium 2.0% 8.0%
Magnesium 0.0% 2.0%
Iron 0.16% 0.17%
Manganese 0.08% 0.08%
Zinc 0.08% 0.04%
Copper 0.08% 0.04%
Boron 0.01% 0.01%
Molybdenum 0.01% 0.01%

come si può vedere, a seconda dell'acqua usata, da acquedotto (well water della MSU) o da osmosi (RO water), cambia il contenuto in azoto e potassio; questo perchè l'acqua da osmosi non contiene nessun sale minerale, al contrario di quella dell'acquedotto che rifornisce l'Università del Michigan, ove alla MSU danno alle piante 125 ppm di azoto, usando 0,5 gr/litro. 
Se usiamo acqua osmotica + Rain Mix (unica fonte di sali minerali) ci è più facile dosare con precisione la quantità di sali minerali che forniamo alle piante, adattandola alle diverse esingenze legate alla stagioni.
Se invece usiamo acqua dell'acquedotto, il risultato finale dipenderà dalla somma dei sali minerali contenuti nell'acqua più quelli del concime, ed in questo caso è ancor più di aiuto l'uso del conduttivimetro.

Rinvaso

Si rinvasa di solito in primavera; ciò si rende necessario soprattutto se il substrato si è decomposto oppure se il vaso è diventato troppo piccolo. Preferisco rinvasare in un vaso non troppo grande rispetto alla dimensione della pianta, perché sembra ( ma qui userei il condizionale... c'è chi pensa non sia vero ;-) ) che la costrizione della pianta in un vaso piccolo ne favorisca la fioritura. Inoltre un vaso stretto riduce i rischi che il substrato resti troppo bagnato a lungo. Ricordarsi di aumentare sempre nei vasi nuovi i fori di drenaggio sul fondo, per permettere uno scolo rapido dell’acqua di annaffiatura.
Si svasa quindi la pianta; se stenta ad uscire, si gira il vaso all'ingiù e, premendone i lati, visto che di solito è di plastica, si riesce ad estrarre facilmente il cymbidium. Controllare per prima cosa le radici, che è anche un autoesame di come abbiamo coltivato la pianta. Se è coltivata bene, troviamo le radici molto sode con punta attiva. Se invece non siamo stati bravi, le radici saranno molli, spesso vuote e marcite; in questo caso eliminiamo le radici marce e tutte quelle che vengon via facilmente. Nella pulizia successiva si può usare  anche un getto d'acqua, sfruttando la pressione di un tubo di gomma; insomma, le radici van pulite ben bene. Controllare poi gli pseudobulbi, eliminando quelli marci e togliendo eventuali vecchi e secchi residui fogliari alla base di quelli sani, anche se senza foglie. Se abbiamo riscontrato problemi di marciumi, dopo aver lavato bene le radici, è consigliabile mettere l'apparato radicale residuo a bagno in una soluzione acquosa con un fungicida, ad esempio un prodotto rameico.
Si può approfittare dell'occasione anche per dividere la pianta, in particolare quando è cresciuta lasciando al centro del vaso molto pseudbulbi nudi, senza più foglie. Nella divisione conservare eventuali pseudobulbi residui, che, se rinvasati, produrranno nuove piante.
Una volta pulita e disinfettata, se necessario, la pianta, preparare il vaso, dando la preferenza, se possibile, ad un vaso di plastica alto; personalmente, visto che eseguo il rinvaso annualmente, uso un vaso in cui la pianta ci stia abbastanza stretta. Se si preferisce rinvasare ogni 2-3 anni, meglio usare un vaso più largo. L'utilità di un vaso molto alto sta nel fatto che si può mettere un abbondante strato di materiale di drenaggio sul fondo; inoltre il cymbidium di norma sviluppa un notevole apparato radicale, fatto da radici molto grosse, che crescono bene in un vaso profondo. Un tipico vaso olandese da cymbidum commerciale di medie dimensioni è alto 20 cm, largo 13, da 2 lt di volume.

Cure mensili

( cure riferite a coltivazione nel nord Italia. Nel centro sud, le temperature sono più miti, e permettono di tenere la pianta all'aperto, in giardino o balcone, anche per tutto l'anno)

• Marzo: molti Cymbidium sono ancora in fiore, per cui vanno lasciati in pace. Possiamo invece controllare quelli sfioriti; se il substrato ci sembra vecchio e marcio, o se la pianta ha riempito completamente il vaso, dobbiamo pensare al rinvaso; in ogni caso tagliamo gli steli floreali secchi, le foglie secche e malate e le radici marce; togliamo gli pseudobulbi troppo vecchi, che imbruttiscono il vaso; se sono sodi e sani, metterli aparte in un vasetto, dopo qualche mese possono fare un getto vegetativo da un occhio dormiente. Innaffiare con cautela, e solo se il substrato è secco e/o se la giornata è molto calda.

• Aprile: gli ultimi Cymbidium terminano di fiorire, per cui possiamo completare il rinvaso di tutte le nostre piante. Aumentare progressivamente l’innaffiatura, quando si nota che il nuovo getto prende vigore vegetativo. Se è terminato il pericolo del gelo, possiamo mettere le piante all’aperto, evitando però una brusca esposizione al sole, che brucerebbe le foglie.

• Maggio: aumentare le annaffiature; si può iniziare a fertilizzare, usando un concime molto diluito; le piante possono essere messe all’aperto senza più paura.

• Giugno-luglio-agosto: innaffiare molto spesso, anche quotidianamente, in particolare se le giornate sono molto calde ed afose. Se abbiamo provveduto ad abituare in aprile le piante alla luce esterna, è possibile esporre le piante quasi al pieno sole; in questo caso le foglie diventeranno verde chiaro. Ricordarsi che le piante più ricevono luce ( senza bruciarsi !), più producono sostanze energetiche e nutritive (fotosintesi); ma hanno anche più bisogno di acqua e fertilizzante!
Questi sono i mesi principali per lo sviluppo degli pseudobulbi, in quanto la crescita e la maturazione degli pseudobulbi è limitata ai mesi estivi.

• Settembre: le giornate si accorciano e la luce diminuisce; diminuire parimenti le annaffiature e le fertilizzazioni. L’abbassamento della temperatura notturna è un fattore che favorisce la fioritura.

• Ottobre: ridurre in modo drastico le annaffiature; riparare le piante tenute all’aperto, al fine di proteggerle da improvvise gelate. Al nord Italia, si possono mettere in una zona riparata, ad es. sotto un poggiolo, o a ridosso di un muro, eventualemte, nelle notti più rigide, si possono coprire le piante con del tessuto-non-tessuto, in modo da evitare brina e gelo. Non ha nessun senso e nessuna utilità, secondo me, esporre la pianta allo stress del gelo.

nuovo getto floreale formatosi ad ottobre

• Novembre: se non lo si è fatto ad ottobre, in particolare nelle regioni del Nord, è meglio portare le piante al coperto, in serra o in altri locali adatti, o comunque in zone riparate. Ridurre  nettamente le annaffiature. Le piante vanno tenute in un luogo luminoso e fresco, ma consiglio di evitare il gelo!

• Dicembre-gennaio-febbraio: le annaffiature saranno molto sporadiche, ma non sospese del tutto, in quanto va evitato il raggrinzimento degli pseudobulbi; le piante infatti sono in riposo, nel nostro clima, per cui le loro radici non sarebbero neppure in grado di assorbire un eccesso di acqua. Va ricordato che se in natura è vero che non piove tanto in inverno, però si forma tutta le notti abbondante rugiada!
Sorvegliare il getto floreale, che lentamente si sviluppa nei mesi invernali; se è molto lungo, conviene aiutarlo, legandolo con attenzione ad un tutore. Esistono però anche ibridi a stelo ricadente, i cosiddetti "cascade". Durante l’inverno la maggior parte degli ibridi commerciali arriverà a fioritura. Se li si porta in ambiente riscaldato, tipo salotto, conviene aspettare che i fiori sino quasi aperti, perchè spesso gli steli  perdono i boccioli, non ancora aperti, se vengono portati da un ambiente fresco ed umido ad uno caldo e secco, come è un ambiente riscaldato da caloriferi.

                                                                                                           

Richieste culturali

Dove mettere la pianta? Mentre la pianta è in fiore, nel tardo inverno, deve essere tenuta dentro la casa o in una area protetta dove i fiori non possono essere colpiti da freddo, vento o pioggia. Almeno una volta alla settimana deve essere bagnata pesantemente ( quanto spesso dipende molto dal substrato di coltivazione!), portandola o in bagno oppure, se il clima lo permette, fuori dalla casa; dopo averla innaffiata a lungo, la si lascia drenare, e poi la si riporta in casa. Quando la pianta ha finito di fiorire, lo stelo floreale può essere rimosso con delle cesoie e la pianta può essere posizionata all’esterno, in modo da ricevere luce solare dalla mattina alla sera. Naturalmente bisogna stare molto attenti nei primi giorni, quando portiamo la pianta da casa ( ove riceve poca luce ) all’aperto ( ove riceve molta luce ); bisogna evitare cioè, in questi primi giorni, di esporla subito direttamente al sole, in quanto potrebbero bruciarsi le foglie. Quando la pianta si è adattata alla luce, la si sposta in zone sempre più soleggiate. Ricordarsi che più la pianta riceve luce, più fa fotosintesi e quindi più cresce e si ingrossa, ma deve ricevere più acqua!! Idealmente le foglie di un Cymbidium, messo correttamente alla luce, dovrebbero diventare di un verde/giallino pallido. Se le foglie son verdi scuro, riceve poca luce! La pianta necessita di ombreggiatura solo nei giorni più caldi, quando la temperatura è sopra i 30°, e solo nelle ore di punta. Una situazione ideale è una struttura ombreggiata all’aperto, cosicché il sole, parzialmente filtrato, sia su di essa tutto il giorno. La percentuale ideale per l’ombreggiante è del 30-40%. Se abituiamo presto e bene la pianta, possiamo tenerla anche in pieno sole, con ottimi risultati in termini di fioritura. Se non si ha una struttura ombreggiata all’aperto, la pianta può essere tenuta sotto un albero deciduo (pesco, susino o albicocco sono ideali). Evitare alberi con foglie troppo fitte perché forniscono troppa ombra ed potrebbero creare poi problemi alla fioritura del cymbidium. Allo stesso modo, controllare che posizioni lungo la casa o vicino a steccati solidi o a garage non siano tali da ridurre troppo la luce solare che la pianta riceve, in quanto questo potrebbe comprometterne il perfetto sviluppo. La luce è infatti il fattore più importante; la sua carenza può compromettere la produzione dei fiori. Le giovani piante, finché non hanno raggiunto la maturità, possono essere tenute in aree più ombreggiate.

Aria, acqua ed umidità relativa.

Le piante non devono essere posizionate troppo vicine tra loro, perché ciò ridurrebbe il movimento d’aria, incoraggiando le malattie. Idealmente le piante dovrebbero essere spaziate in modo che le foglie di una pianta non tocchino le foglie della pianta adiacente. Queste orchidee non sono danneggiate da forti venti; anzi una buona ventilazione evita molte malattie. I Cymbidium gradiscono sempre una elevata umidità relativa, almeno del 65% ; più è caldo più questo valore però deve aumentare, per arrivare in estate al 70-80%. Durante la fase di sviluppo vegetativo le piante devono essere bagnate intensamente, almeno 2-3 volte alla settimana; se le piante sono in un substrato molto aperto e drenante possono esser bagnate addirittura ogni giorno, come succede in natura durante le estati monsoniche. Se la fonte d’acqua non è di alta qualità, ad esempio troppo calcarea, non si deve bagnare in modo leggero queste orchidee, poiché ciò potrebbe causare un deposito di sali sul substrato, con possibili problemi alla pianta, sino a comprometterne la fioritura; è meglio in questo caso innaffiare con grande abbondanza, in modo che l’acqua esca facilmente dai fori di drenaggio. Preferisco non mettere nessun sottovaso, in modo che l'acqua possa liberamente defluire dal vaso, riducendo rischi di marciume radicale.
Se possibile, è meglio usare acqua piovana o da osmosi inversa, in questi casi addizionata con dosi leggere di fertilizzante, solfato di magnesio, nitrato di calcio etc
I Cymbidium sono piante molto resistenti e, per merito dei loro pseudobulbi, possono sopravvivere per lunghi periodi con poca acqua, anche durante i mesi più caldi; ma questo va a danno di un loro regolare sviluppo. 
D'inverno usare acqua abbastanza tiepida, sicuramente sopra i 12°; l'uso di acqua fredda porta ad appassimento precoce di boccioli e fiori, e favorisce macchie sui fiori (Botrytis).

#Eliotropismo

Segnalo un problema che mi è stato riferito da coltivatori professionali, come Stefano Piazzera di Nave San Rocco (TN), cioè quello dell'eliotropismo, termine che deriva dal greco: ἥλιος "sole" e τρέπω "rivolgo", e si riferisce alla tendenza che hanno le piante di orientarsi verso la luce.
Qualche anno fa alcuni coltivatori liguri di cymbidium, dovendo fare dei lavori nelle serre, avevano portato fuori i vasi di cymbidium, per poi rimetterli in modo casuale in serra. Ebbero poi una perdita massiccia della fioritura. La causa fu attribuita al fatto che i vasi furono riposti in modo da non rispettare la posizione esatta della pianta verso il sole come era prima del trasloco. 
Se quindi per qualche motivo dovete spostare per un pò le piante, segnate con un pennarello il vaso, in modo da rimetterlo poi nella stessa posizione verso la luce.

#Malattie_e_parassiti

Se i Cymbidium sono ben ventilati e le annaffiature sono scrupolose, ben poche sono le malattie che affliggeranno le nostre piante. Sorvegliare però le punte delle foglie, che sono indicatori di eventuali problemi radicali o fungini; talora indicano anche un eccesso di fertilizzanti.
Attenti a non esporre in primavera i Cymbidium bruscamente al sole, perché ciò potrebbe bruciare le foglie.
Stare molto attenti durante la fioritura ai pidocchi che con fastidiosa puntualità tendono a colonizzare i boccioli: in questo caso spruzzare con Pirimor o prodotti analoghi.
In caso di malattie fungine, caratterizzate da macchie scure sulle foglie e/o da marciume degli pseudobulbi o delle radici, usare uno dei tanti fungicidi rameici, che sono forse i meno tossici, oppure fungicidi più potenti, tipo Mancozeb o Dithane, Folicur, Previcur, etc, a seconda della patologia sospettata, rispettando però tutte le precauzioni del caso, in quanto si tratta di prodotti tossici per l’uomo e per l’ambiente. Chiedere consigli al rivenditore di fiducia o azienda agraria.
Ancor più cautela bisogna avere nell’uso dei pesticidi, quando si devono combattere le varie cocciniglie o gli acari o i pidocchi; questi insetticidi sono davvero tossici e pericolosi. 

                                    le malattie e i parassiti più comuni sono:

ragnetto rosso, che è un acaro presente sopratutto in primavera ed estate

tripidi

afidi ( pidocchi)

cocciniglia cotonosa

cocciniglia a scudetto

funghi patogeni, che possono portare a marciume delle radici o degli pseudobulbi; di solito la colpa è un ecceso di acqua in un substrato poco drenante

Botrytis cinerea, che è un fungo che colpisce con macchie brunonerastre i fiori e di solito è legato ad un ambiente molto umido; non danneggia però la pianta

lepidotteri, tra cui la Duponchelia, che si nutrono di foglie centrali e fiori

muffa fuligginosa, che colpisce sopratutto l'ovario o altri parti del fiore, legata all'alta umidità; controllare che non ci siano insetti che producono melata, su cui poi prospera questa muffa

        attenzione anche a questi potenziali nemici:

limacce e chiocciole, che possono mangiare la punta delle radici o i petali dei fiori, sopratutto in autunno/ inverno

topi, che se presenti in serra, possono rosicchiare i fiori

formiche, che possono trasportare cocciniglie ed afidi 

Riproduzione

Industrialmente viene eseguita per seme o, più comunemente, per meristema.
Si possono però comodamente riprodurre in casa, sezionando il rizoma durante il rinvaso e prelevando così qualche retrobulbo senza foglie; bisogna metterlo individualmente in un vasetto normale di plastica con un substrato di sfagno o bark/perlite o torba/perlite o perlite da sola, cioè in un substrato che dreni bene e che va mantenuto costantemente umido; il retrobulbo va quindi posizionato al caldo e all'ombra, evitando il sole diretto. Dopo qualche mese produrrà un nuovo getto vegetativo da un occhio dormiente; a questo punto va rinvasato in un substrato di pezzatura più fine del solito, arricchito di perlite e sfagno e/o foglie di faggio; in 1-2  anni arriverà a fiorire.  
In questa foto si vede un retrobulbo, separato dal rizoma "madre" ed invasato per conto proprio e che è fiorito molto presto, dal primo getto vegetativo prodotto.


retrobulbo fiorito

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