questa foto vuol rendere omaggio a Berto Voltolini, l’anziano aiutante dell’autore, vicino al suo Cymbidium, fiorito dopo un’estate passata in giardino a Borgo Valsugana.
Il numero dei cromosomi nel genere Cymbidium
è 2n=40.
Seguite con scrupolo le preziose indicazioni di questa tabella!!!
Dati meteorologici di un tipico habitat di Cymbidium, a Kalimpong, West Bengala (Nord Est dell'India) alt.1209 m
gen | feb | mar | apr | mag | giu | lug | ago | sett | ott | nov | dic | |
pioggia, mm | 11.4 | 38.1 | 28.7 | 65.8 | 113 | 395 | 582 | 487 | 277 | 65 | 7.4 | 6.0 |
temp max C° | 15.5 | 16 | 20 | 22.8 | 23.5 | 23.8 | 24 | 23.7 | 23.5 | 22 | 19.3 | 16.3 |
temp min C° | 7.7 | 8.8 | 11.5 | 14.6 | 16.8 | 18.8 | 19.5 | 19.5 | 18.5 | 15.8 | 11.5 | 8.0 |
giorni di pioggia/mese | 2 | 3 | 4 | 7 | 9 | 16 | 24 | 22 | 12 | 4 | 1 | 1 |
umidità % | 73 | 68 | 57 | 58 | 74 | 84 | 86 | 85 | 85 | 79 | 75 | 76 |
Per semplicità di esposizione, divido i Cymbidium ed i loro ibridi in tre gruppi, a seconda delle loro origini ambientali e quindi delle loro esigenze culturali.
Il primo
gruppo
è quello delle specie
himalayane e cinesi a fiori larghi, progenitori di quasi
tutti gli ibridi standard,
cioè di quei cymbidium ibridi che possiamo acquistare con
facilità nei negozi di fiori o nei garden center; tra queste specie
ricordo: Cym.tracyanum,
Cym.lowianum,
Cym.erythraeum,
Cym.hookerianum,
Cym.eburneum,
Cym.insigne,
Cym.erythrostlylum,
Cym.sanderae,
etc.
Cymbidium lowianum, particolare del labello
Cymbidium eburneum
Cymbidium
eburneum
Cymbidium erythraeum
In natura questi Cymbidium a grandi fiori crescono tra 1000 e 3000 m, epifite su tronchi e rami di grandi piante, in foreste montane; il clima è caratterizzato, come si è visto nella tabella precedente, da estati calde ed umide e da inverni freddi e secchi. Durante l’estate richiedono perciò un'ottima esposizione alla luce; si possono proteggere un pò dal sole di mezzogiorno, se si ha paura che questo possa bruciare le foglie; ideale sarebbe non superare i 30°C, mantenendo una buona umidità ambientale; in realtà crescono molto bene anche nel sud Italia, con temperature molto maggiori di quelle "ideali".
E' assai utile tenere d’estate i Cymbidium all’aperto, in terrazzo od in giardino; durante questo periodo bisogna innaffiare molto abbondantemente e fertilizzare con regolarità; io preferisco in questa stagione usare il concime quasi ad ogni innaffiatura, anche se diluito rispetto alla dose consigliata dal produttore.
Verso la fine dell’estate può essere favorevole, per avere una fioritura regolare, che la temperatura scenda verso gli 8-10°C di notte; è proprio questa esposizione al fresco ad aiutare l'induzione della fioritura!! Contemporaneamente bisogna ridurre le annaffiature.
Ai primi di novembre, al nord Italia, dobbiamo ricordarci di riparare le piante dal gelo, anche se questi Cymbidium possono resistere ad una leggera gelata, se asciutti; ma è meglio non provare! non vedo la necessità di esporre queste piante a condizioni estreme.
A questo proposito qui riporto cosa è successo ad alcuni cymbidium che son stati tenuti in un tunnel di polietilene in una zona marina dell'alto Adriatico, vicino a Jesolo, ove ai primi di gennaio 2017 la temperatura, in modo inusuale ed imprevisto, è arrivata per due giorni a -8°. Tutti questi cymbidium, tenuti in un tunnel molto umido, sono gelati e morti!
Con dicembre bisogna sospendere quasi del tutto le
annaffiature, che
devono essere assai parche e sporadiche, pur se è preferibile
mantenere umido il substrato.
Tenendo conto che nel West Bengala d'inverno le giornate sono molto
luminose e c'è sole quasi tutti
i giorni, e che inoltre spesso questi Cymbidium sono piante epifite su
alberi a foglia
caduca, dobbiamo esporre i nostri
cymbidium a buona luce, in quanto la pianta continua la
fotosintesi anche d'inverno!
Il secondo gruppo comprende le specie himalayane e cinesi a fiore piccolo; tra queste ricordo: Cym.devonianum, Cym.pumilum, Cym.ensifolium, Cym. lancifolium, Cym.sinense, Cym. kanran, Cym.goeringii, Cym.elegans etc.
In natura crescono fino a 2000 m, sono semiterrestri e crescono in humus fogliare; hanno però anch’esse radici piuttosto grosse di diametro, per cui richiedono un substrato simile alle epifite; si può aggiungere a piacere sfagno, foglie di faggio e/o torba. Necessitano di maggiore umidità e sopportano un inverno fresco.Si tratta di specie davvero belle e dalle dimensioni compatte, tanto che il Cymbidium sinense è stato oggetto nei secoli a selezione culturale, in particolare in Cina, Taiwan e Japan con cloni molto ricercati e costosi, e lo si trova sempre di più in vendita anche nelle nostre mostre di orchidee o in vivai riforniti.
Può essere perciò di un certo interesse, in caso di acquisto di Cymbidium sinense, sapere come ora vengono chiamate in oriente le sue varie classi orticulturali, in base alle loro caratteristiche morfologiche:Cymbidium sinense fu descritto come Epidendrum sinense nel 1802 da Jackson e validato da Andrews in Botanist's Repository, for new, and rare plants 3: , ad pl. 216., per essere nel 1805 trasferito nel genere Cymbidium da Willdenow col nome di Cymbidium sinense in Species Plantarum. Editio quarta 4: 111. 1805.
Cymbidium sinense
riproduzione della tavola 216 di Botanist's Repository, for new and rare plants a cura di Andrews in cui era chiamato Epidendrum sinense
Cymbidium
sinense cresce
in Cina (Fujian, Guangdong, Guangxi, Guizhou, Hainan, Jiangxi, Sichuan
e Yunnan), in India,Giappone, Taiwan,Thailandia e Vietnam.
Avendo
un così vasto areale, non stupisce che sia stato descritto da vari
autori con nomi diversi, tutti da considerarsi sinonimi:
Epidendrum
sinense Jackson ex Andrews
Cymbidium albojucundissimum Hayata
Cymbidium chinense Heynhold
Cymbidium fragrans Salisbury;
Cymbidium hoosai Makino
Cymbidium sinense f. albojucundissimum (Hayata)
Fukuy.
Cymbidium sinense var. albojucundissimum (Hayata)
Masam.
Cymbidium sinense var. album T.C.Yen
Cymbidium sinense f. aureomarginatum T.C.Yen
Cymbidium sinense var. autumnale Y.
S. Wu
Cymbidium sinense var. bellum T.C.Yen
Cymbidium sinense var. haematodes (Lindl.)
Z.J.Liu & S.C.Chen
Cymbidium sinense f. margicoloratum (Hayata)
Fukuy.
Cymbidium sinense var. margicoloratum Hayata
Cymbidium sinense f. pallidiflorum (S.S.Ying)
S.S.Ying
Cymbidium sinense var. pallidiflorum S.S.Ying
Cymbidium sinense f. taiwanianum (S.S.Ying)
S.S.Ying
Cymbidium sinense var. taiwanianum S.S.Ying
Cymbidium sinense f. viridiflorum T.C.Yen
Wutongshania guangdongensis Z. J. Liu
& J. N. Zhang.
cymbidium elegans
Cymbidium elegans
descritto
da Makino nel 1902 in Botanical Magazine, Tokio 16: 10.
Typus:Japan:Musashi:Tokio
sinonimo
con cui si può trovare in commercio:
Cymbidium linearisepalum Yamamoto
altri sinonimi: Cymbidium kanran var. aestivale Y. S. Wu; C. kanran var. purpureohiemale (Hayata) S. S. Ying; C. linearisepalum Yamamoto; C. linearisepalum f. atropurpureum Yamamoto; C. linearisepalum var. atropurpureum (Yamamoto) Masamune; C. linearisepalum f. atrovirens Yamamoto; C. linearisepalum var. atrovirens (Yamamoto) Masamune; C. misericors Hayata var. oreophilum (Hayata) Hayata; C. nigrovenium Z. J. Liu & J. N. Zhang; C. oreophilum Hayata; C. purpureohiemale Hayata; C. sinokanran T. K. Yen; C. sinokanran var. atropurpureum T. K. Yen; C. tosyaense Masamune.
Il terzo gruppo
comprende i Cymbidium
tropicali o subtropicali, tra cui: Cym.aloifolium,
Cym.dayanum,
Cym.suave, Cym.finlaysonianum,
etc. Crescono per lo più a basse altitudini; richiedono una
atmosfera costantemente umida e calda; è perciò utile una
serra; la temperatura non dovrebbe mai scendere sotto i 16-18° di
notte; d’inverno necessitano di molta luce e non vogliono
l’asciutto dei Cymbidium himalayani, anche se desiderano meno
acqua che d’estate, perchè non vanno in vero riposo.
A livello di coltivazione professionale gli ibridi di Cymbidium sono divisi in tre gruppi, a seconda del loro periodo di fioritura, con questo calendario:
■ Varietà Precoci (fioritura Estiva-Autunnale), vengono esposte a forte luce, acqua e fertilizzazione già da gennaio-febbraio
■ Varietà Medie (fioritura Invernale) vengono esposte a forte luce, acqua e fertilizzazione da marzo/primi di aprile
■ Varietà Medio-Tardive (fioritura in Primavera) vengono esposte a forte luce, acqua e fertilizzazione da aprile/maggio
Vi è poi una nuova categoria di Cymbidium che sta emergendo a livello commerciale e suscita sempre più l'interesse degli appassionati: parlo dei cosiddetti "Cascade", cioè Cymbidium a inflorescenza pendula, dovuta alla presenza nel loro DNA di cymbidium ad inflorescenza arcuata o pendula, come ad esempio il Cymbidium floribundum
Uno è il Kiwi Midnight "Geyserland", con un fiore così scuro da sembrare quasi nero...
Cymbidium
Kiwi Midnight "geyserland"
Però il più famoso tra i
"cascade" è il Cymbidium Sarah Jean, col suo
ricercatissimo grex "Ice Cascade", dal fiore bianco, immacolato.
floribundum | 50.00% |
|
||
insigne | 20.31% |
|
||
lowianum | 12.11% |
|
||
grandiflorum | 7.81% |
|
||
eburneum | 4.30% |
|
||
iansonii | 3.13% |
|
||
parishii | 1.56% |
|
||
schroederi | 0.78% |
|
|
Poiché gli ibridi coltivati derivano per la gran parte dai
Cymbidium del 1° gruppo, prendiamo ora in esame il substrato
più indicato per queste specie. Come detto, sono piante epifite,
che crescono in natura su tronchi e rami di alberi; il substrato
perciò deve essere assai drenante ed aperto; ideale è il
bark ( pezzetti di corteccia di conifera ) di pezzatura medio-grossa (
1-2 cm ), con aggiunta di pezzettini di carbonella ( 1-2 cm); per
aumentare il drenaggio si possono aggiungere pezzetti di
polistirolo, in proporzione di 3:1:1; questo substrato di base, può
essere integrato da pezzi grossolani di torba fibrosa o di gommaspugna
oppure
perlite o foglie di faggio sminuzzate o terriccio di bosco setacciato
per eliminare la parte più sottile; questi materiali servono per
mantenere l’umidità all’apparato radicale. Molto
dipende da quanto innaffia il coltivatore: più si innaffia,
più deve essere drenante il substrato. Buona idea è comunque
di
mettere del materiale inerte su fondo, per aumentare il drenaggio (
argilla espansa di buona qualità, chips di polistirolo, pezzi
di
carbonella, etc..)
Un substrato che sto sperimentando, con apparentemente buoni risultati,
è torba/perlite in rapporto di 3:1 circa, substrato che va mantenuto
sempre umido, ma non troppo inzuppato d'acqua per evitare marciumi. Le
radici vi crescono molto bene, con punte verdi molto attive. E' un
substrato molto usato in Olanda, ad esempio dal produttore dei
cosiddetti " cascade".
Ricordarsi che il vaso deve avere abbondanti fori di drenaggio; se ce
ne fossero pochi, ne vanno praticati altri con il trapano o con un
cacciavite arroventato sulla fiamma o con una forbice.
Il Cymbidium può essere coltivato anche in lana di roccia per
floricultura (Grodan, ad esempio, che produce Grow-Wool o Grow-Cubes),
come certamente avrete notato in
certi Cymbidium che si acquistano nei garden center, e che sono di
solito importati dall’Olanda; per uso domestico sconsiglio
però l’uso della lana di roccia, sia per il
“fastidio” che genera la lana di roccia a contatto con la
pelle del coltivatore, sia perché richiede un rigoroso e costante
regime di
fertilizzazione (è sostanzialmente un sistema quasi idroponico).
Dimensione vasi
Molto si è scritto, specialmente nei gruppi facebook, sulle dimensioni
ideali dei vasi da usarsi per i Cymbidium. C'è chi scrive che i
cymbidium "amano stare stretti" (?) mentre per altri occorrono vasi
larghi. In realtà ritengo che quando rinvasiamo dovremmo usare un vaso
certamente il più profondo possibile, mentre per la larghezza si può
usare un vaso anche abbastanza largo. Usarne uno stretto comporta
infatti che nel giro di uno-due anni dobbiamo rinvasare di nuovo; uno
più largo ci permette di dilazionare di più la rinvasatura.
Sulla sua larghezza conta anche il tipo di substrato che usiamo, in
quanto più è largo il vaso, più trattiene acqua, per cui possiamo usare
un vaso largo, se usiamo un substrato molto drenante, mentre se usiamo
un substrato meno drenante, tipo torba, o terriccio, con perlite, è
meglio un vaso non eccessivamente largo rispetto all'apparato radicale
della pianta.
È consigliabile fertilizzare, in particolare nei mesi di
crescita attiva (da maggio a tutto settembre) usando un concime di
elevata qualità; tradizionalmente si consigliava il Peters o il Grow
More. Le vicessitudini però che ha avuto il Peters ( con la vendita
dell'azienda alla Schultz, poi alla Everris che produce ancora un
Peters professional Allrounder; anche se poi negli USA Jack Peters ha
rifatto un'azienda di ferlizzanti che commercializza col nome di
Jack's. E poi la Scotts.. un pò di confusione, no? ;) ) ci porta ad
utilizzare altri concimi di più facile reperibilità in Italia, ad
esempio i buoni concimi KB ( che poi di fatto ha assorbito la Scotts),
in particolare si potrebbe usare quello liquido "universale"; è un NPK
6-3-6 ed
ha una confezione abbondante e non costa molto. Eviterei quelli
venduti, anche dalla KB, etichettati come "per orchidee".
Un buon concime è quello prodotta da Venagro col nome StarShine
per orchidea, è un 15-15-15 con microelementi
Secondo
lo schema
classico in floricultura, viene consigliato di iniziare in primavera
con un 20-20-20 o comunque un bilanciato, per
passare da giugno ad un 30-10-10; da settembre consigliano di
usare un fertilizzante povero in azoto e ricco in fosforo, tipo il
10-30-20, per aiutare la fioritura. Questo schema di concimazione,
molto diffuso, non trova però consenso unanime.
Personalmente ritengo che è
più semplice usare un bilanciato tutto l'anno; se si vuole dare un
supplemento di azoto nei mesi estivi, si può poi aggiungere alla
soluzione contenente il concime bilanciato un pò di nitrato di calcio e
solfato di magnesio.
Ovviamente, se non abbiamo un
20-20-20 o gli altri a formulazione variabile, possiamo usare quello
che abbiamo in casa, utilizzandolo, in particolare da aprile ad
ottobre, ad
ogni innaffiatura, in dosi però più diluite rispetto a quelle
consigliate dall'azienda. Ogni tanto lavare il substrato con acqua
piovana, per diluire eventuali depositi di concime.
Si possono anche usare fertilizzanti slow-release,
tipo Osmocote, oppure i pellet di letame, mescolati al composto. Io
uso anche con buoni risultati del tea di letame o di guano, ottenuto
lasciando in infusione un po’ di letame/guano in acqua, ed usando
questo tea (filtrato dal letame/guano) quasi ad ogni annaffiatura.
Nel
periodo estivo, di maggior crescita, sarebbe utile ogni tanto integrare
con nitrato
di calcio, per fornire così un supplemento di azoto;
ricordarsi anche di usare con una certa
regolarità il solfato di magnesio ( sali di Epsom per gli
anglosassoni), che può anche essere acquistato in farmacia, visto che
viene venduto come... purgante ;-)
il
magnesio è ritenuto importante per l'induzione alla fioritura, e molti
studi hanno correlato la scarsa produzione di fiori nei Cymbidium
proprio al basso livello di magnesio riscontrato in analisi dei tessuti
della pianta.
Uno
schema usato dai professionisti olandesi prevede in fase di crescita il
NPK 20-20-20 + nitrato di calcio + solfato di magnesio nel rapporto
6:3:1, mentre in inverno e per aiutare la crescita degli steli
floreali, usano NPK 6-18-36 + nitrato di calcio + solfato di magnesio,
sempre nel rapporto 6:3:1
Ottimale sarebbe usare un conduttivimetro per verificare la
conducibilità elettrica raggiunta nell'acqua di irrigazione.
Un fertilizzante che sto provando è il Rain mix di Akerne, che poi è la MSU formula, NPK 13+3+15+11CaO+3MgO (quindi a basso tenore di fosforo). Uso questo fertilizzante con acqua osmotica, stando sui 300 microsiemens ( 190 TDS), ma questo valore può essere modificato a piacere.
Well Water Special (19-4-23) |
RO Water Special (13-3-15) |
|
---|---|---|
Nitrate Nitrogen | 13.6% | 12.5% |
Ammoniacal Nitrogen | 5.7% | 0.5% |
Urea Nitrogen | 0.0% | 0.0% |
Phosphorus as P2O5 | 4.0% | 3.0% |
Potassium as K2O | 23.0% | 15.0% |
Calcium | 2.0% | 8.0% |
Magnesium | 0.0% | 2.0% |
Iron | 0.16% | 0.17% |
Manganese | 0.08% | 0.08% |
Zinc | 0.08% | 0.04% |
Copper | 0.08% | 0.04% |
Boron | 0.01% | 0.01% |
Molybdenum | 0.01% | 0.01% |
come
si può vedere, a seconda dell'acqua usata, da acquedotto (well water
della MSU) o da osmosi (RO water), cambia il contenuto in azoto e
potassio; questo perchè l'acqua da osmosi non contiene nessun sale
minerale, al contrario di quella dell'acquedotto che rifornisce
l'Università del Michigan, ove alla MSU danno alle piante 125 ppm di
azoto,
usando 0,5 gr/litro.
Se
usiamo acqua osmotica + Rain Mix (unica fonte di sali minerali)
ci è più facile dosare con precisione la quantità di sali minerali che
forniamo alle piante, adattandola alle diverse esingenze legate alla
stagioni.
Se
invece usiamo acqua dell'acquedotto, il risultato finale dipenderà
dalla somma dei sali minerali contenuti nell'acqua più quelli del
concime, ed in questo caso è ancor più di aiuto l'uso del
conduttivimetro.
Si rinvasa di solito in primavera; ciò si rende necessario
soprattutto se il
substrato si è decomposto oppure se il vaso è
diventato
troppo
piccolo. Preferisco rinvasare in un vaso non troppo grande
rispetto alla dimensione della pianta, perché sembra ( ma qui
userei il condizionale... c'è chi pensa non sia vero ;-) ) che la
costrizione della pianta in un
vaso piccolo ne favorisca la fioritura. Inoltre un vaso stretto riduce
i rischi che il substrato resti troppo bagnato a lungo.
Ricordarsi
di aumentare sempre
nei vasi nuovi i fori di drenaggio sul fondo, per permettere uno scolo
rapido dell’acqua di annaffiatura.
Si svasa quindi la pianta; se
stenta ad uscire, si gira il vaso all'ingiù e, premendone i lati, visto
che di solito è di plastica, si riesce ad estrarre facilmente il
cymbidium. Controllare per prima cosa le radici, che è anche
un
autoesame di come abbiamo coltivato la pianta. Se è coltivata bene,
troviamo le radici molto sode con punta attiva. Se invece non siamo
stati bravi, le radici saranno molli, spesso vuote e marcite; in questo
caso eliminiamo le radici marce e tutte quelle che vengon via
facilmente. Nella pulizia successiva si può usare anche un
getto
d'acqua, sfruttando la pressione di un tubo di gomma; insomma, le
radici van pulite ben bene. Controllare poi gli pseudobulbi, eliminando
quelli marci e togliendo eventuali vecchi e secchi residui fogliari
alla base di quelli sani, anche se senza foglie. Se abbiamo
riscontrato problemi di marciumi, dopo aver lavato bene le radici, è
consigliabile mettere l'apparato radicale residuo a bagno in una
soluzione acquosa con un fungicida, ad esempio un prodotto rameico.
Si
può approfittare dell'occasione anche per dividere la pianta, in
particolare quando è cresciuta lasciando al centro del vaso molto
pseudbulbi nudi, senza più foglie. Nella divisione conservare eventuali
pseudobulbi residui, che, se rinvasati, produrranno nuove piante.
Una
volta pulita e disinfettata, se necessario, la pianta, preparare il
vaso, dando la preferenza, se possibile, ad un vaso di plastica alto;
personalmente, visto che eseguo il rinvaso annualmente, uso un vaso in
cui la pianta ci stia abbastanza stretta. Se si preferisce rinvasare
ogni 2-3 anni, meglio usare un vaso più largo. L'utilità di un
vaso molto alto sta nel fatto che si può mettere un abbondante strato
di materiale di drenaggio sul fondo; inoltre il cymbidium di norma
sviluppa un
notevole apparato radicale, fatto da radici molto grosse, che crescono
bene in un vaso profondo. Un tipico vaso olandese da cymbidum
commerciale di medie dimensioni è alto 20
cm, largo 13, da 2 lt di volume.
nuovo getto floreale formatosi ad ottobre
Dove mettere la pianta? Mentre la pianta è in fiore, nel tardo inverno, deve essere tenuta dentro la casa o in una area protetta dove i fiori non possono essere colpiti da freddo, vento o pioggia. Almeno una volta alla settimana deve essere bagnata pesantemente ( quanto spesso dipende molto dal substrato di coltivazione!), portandola o in bagno oppure, se il clima lo permette, fuori dalla casa; dopo averla innaffiata a lungo, la si lascia drenare, e poi la si riporta in casa. Quando la pianta ha finito di fiorire, lo stelo floreale può essere rimosso con delle cesoie e la pianta può essere posizionata all’esterno, in modo da ricevere luce solare dalla mattina alla sera. Naturalmente bisogna stare molto attenti nei primi giorni, quando portiamo la pianta da casa ( ove riceve poca luce ) all’aperto ( ove riceve molta luce ); bisogna evitare cioè, in questi primi giorni, di esporla subito direttamente al sole, in quanto potrebbero bruciarsi le foglie. Quando la pianta si è adattata alla luce, la si sposta in zone sempre più soleggiate. Ricordarsi che più la pianta riceve luce, più fa fotosintesi e quindi più cresce e si ingrossa, ma deve ricevere più acqua!! Idealmente le foglie di un Cymbidium, messo correttamente alla luce, dovrebbero diventare di un verde/giallino pallido. Se le foglie son verdi scuro, riceve poca luce! La pianta necessita di ombreggiatura solo nei giorni più caldi, quando la temperatura è sopra i 30°, e solo nelle ore di punta. Una situazione ideale è una struttura ombreggiata all’aperto, cosicché il sole, parzialmente filtrato, sia su di essa tutto il giorno. La percentuale ideale per l’ombreggiante è del 30-40%. Se abituiamo presto e bene la pianta, possiamo tenerla anche in pieno sole, con ottimi risultati in termini di fioritura. Se non si ha una struttura ombreggiata all’aperto, la pianta può essere tenuta sotto un albero deciduo (pesco, susino o albicocco sono ideali). Evitare alberi con foglie troppo fitte perché forniscono troppa ombra ed potrebbero creare poi problemi alla fioritura del cymbidium. Allo stesso modo, controllare che posizioni lungo la casa o vicino a steccati solidi o a garage non siano tali da ridurre troppo la luce solare che la pianta riceve, in quanto questo potrebbe comprometterne il perfetto sviluppo. La luce è infatti il fattore più importante; la sua carenza può compromettere la produzione dei fiori. Le giovani piante, finché non hanno raggiunto la maturità, possono essere tenute in aree più ombreggiate.
Aria, acqua
ed umidità relativa.
Segnalo
un problema che mi è stato riferito da coltivatori professionali, come Stefano Piazzera
di Nave San Rocco (TN), cioè quello dell'eliotropismo,
termine che deriva dal greco: ἥλιος "sole" e τρέπω "rivolgo", e si
riferisce alla tendenza che hanno le piante di orientarsi verso la luce.
Qualche
anno fa alcuni coltivatori liguri di cymbidium, dovendo fare dei lavori
nelle serre, avevano portato fuori i vasi di cymbidium, per poi
rimetterli in modo casuale in serra. Ebbero poi una perdita massiccia
della fioritura. La causa fu attribuita al fatto che i vasi furono
riposti in modo da non rispettare la posizione esatta della pianta
verso il
sole come era prima del trasloco.
Se quindi per
qualche motivo dovete spostare per un pò le piante, segnate con un
pennarello il vaso, in modo da rimetterlo poi nella stessa posizione
verso la luce.
Se i Cymbidium sono ben ventilati e le annaffiature sono
scrupolose,
ben poche sono le malattie che affliggeranno le nostre piante.
Sorvegliare però le punte delle foglie, che sono indicatori di
eventuali problemi radicali o fungini; talora indicano anche
un eccesso di fertilizzanti.
Attenti a non esporre in primavera i Cymbidium bruscamente al sole,
perché ciò potrebbe bruciare le foglie.
Stare molto
attenti durante la fioritura ai pidocchi che con fastidiosa
puntualità tendono a colonizzare i boccioli: in questo caso
spruzzare con Pirimor o prodotti analoghi.
In caso di malattie fungine, caratterizzate da macchie scure sulle
foglie e/o da marciume degli pseudobulbi o delle radici, usare uno dei
tanti
fungicidi rameici, che sono forse i meno tossici, oppure fungicidi più
potenti, tipo Mancozeb o Dithane,
Folicur, Previcur, etc, a seconda della patologia sospettata,
rispettando
però tutte le precauzioni del caso, in quanto si tratta di
prodotti tossici per l’uomo e per
l’ambiente. Chiedere consigli al rivenditore di fiducia o azienda
agraria.
Ancor più cautela bisogna avere nell’uso dei pesticidi, quando si
devono combattere le varie cocciniglie o gli acari
o i pidocchi; questi insetticidi sono davvero tossici e
pericolosi.
le malattie e i parassiti più comuni sono:
ragnetto rosso, che è un acaro presente sopratutto in primavera ed estate
tripidi
afidi ( pidocchi)
cocciniglia cotonosa
cocciniglia a
scudetto
funghi patogeni, che possono portare a marciume delle radici o degli pseudobulbi; di solito la colpa è un ecceso di acqua in un substrato poco drenante
Botrytis cinerea,
che è un fungo che colpisce con macchie brunonerastre i fiori e di
solito è legato ad un ambiente molto umido; non danneggia però la pianta
lepidotteri,
tra cui la Duponchelia, che si nutrono di foglie centrali e fiori
muffa fuligginosa,
che colpisce sopratutto l'ovario o altri parti del fiore, legata
all'alta umidità; controllare che non ci siano insetti che producono
melata, su cui poi prospera questa muffa
attenzione anche a questi potenziali nemici:
limacce e chiocciole, che possono mangiare la punta delle radici o i petali dei fiori, sopratutto in autunno/ inverno
topi, che se presenti in serra, possono rosicchiare i fiori
formiche, che possono trasportare cocciniglie ed afidi
Industrialmente viene
eseguita per seme o,
più comunemente, per meristema.
Si
possono però
comodamente riprodurre in casa, sezionando il rizoma durante il rinvaso
e prelevando così qualche retrobulbo senza foglie; bisogna
metterlo individualmente in un vasetto normale di plastica con un
substrato di sfagno o
bark/perlite o torba/perlite o
perlite da sola, cioè in un substrato che dreni bene e che va
mantenuto costantemente umido; il retrobulbo va quindi posizionato al
caldo e
all'ombra, evitando il sole diretto. Dopo qualche mese produrrà un
nuovo getto vegetativo da un occhio dormiente; a questo punto va
rinvasato in un substrato di
pezzatura più fine del solito, arricchito di perlite e sfagno
e/o foglie di faggio; in 1-2 anni arriverà a fiorire.
In
questa foto si vede un retrobulbo, separato dal rizoma "madre" ed
invasato per conto proprio e che è fiorito molto presto, dal primo
getto vegetativo
prodotto.
retrobulbo fiorito
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per
eventuali suggerimenti o domande, scrivi a: gian.torelli@gmail.com
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